FABIO GRANATA: “VOGLIONO DISTRARRE GLI ITALIANI, MA FINI E NAPOLITANO SONO UN PRESIDIO DI DEMOCRAZIA”
“MAI PIU’ AL GOVERNO CON BERLUSCONI”…”LA COMPRAVENDITA DI DEPUTATI NON CI SPAVENTA, FA AUMENTARE GLI ISCRITTI”… “QUANDO INCONTRIANO LA BASE IN TUTTA ITALIA TROVIAMO GRANDE ENTUSIASMO E DETERMINAZIONE
“Il nostro obiettivo a questo punto è mantenere un presidio di democrazia. Gli italiani possono contare sulla prima e sulla terza carica dello Stato: teniamocele strette, il presidente Fini non si dimette”.
Fabio Granata ha poca voce nella giornata più dura della breve storia Fli. Dopo gli entusiasmi della fondazione e i dolori delle fughe, ieri l’attacco frontale e la richiesta esplicita di dimissioni dalla presidenza della Camera.
È stato il redde rationem del 14 dicembre?
Ci aspettavamo un attacco violento, non siamo rimasti sorpresi. Ma il movimento è solo agli inizi e deve dimostrare che l’idea è buona coi fatti, non con le polemiche di Palazzo.
Non sarà semplice. Il momento è oggettivamente difficile per voi dopo gli abbandoni e con il leader messo sotto pressione.
Le richieste di Cicchitto sono inaccettabili, non foss’altro perchè qui si parla della pagliuzza nell’occhio altrui, quando abbiamo un presidente del Consiglio plurinquisito per reati davvero gravi. È chiaramente un tentativo maldestro, perchè nessuno ha mai messo in dubbio la correttezza istituzionale di Fini.
Politicamente però il problema c’è.
C’è soprattutto un gran polverone che il governo tenta di sollevare per distrarre gli italiani dalle questioni vere del Paese. Abbiamo un ministro della Giustizia che, anzichè pensare a una reale riforma del sistema, si preoccupa ogni giorno di mettere al riparo il premier dai processi. C’è la gigantesca questione libica che incombe e non si trova di meglio che interpellare tardivamente l’Europa senza chiedere almeno scusa agli italiani per le pagliacciate subite fino all’altro giorno. Bacio dell’anello in primis.
Una crisi che fa bene al governo, quella libica: con l’emergenza immigrati l’esecutivo ha un motivo in più per andare avanti.
Probabile, ma noi non staremo certo in disparte. Sulla Libia e non solo. Se il Parlamento si avvia a diventare un mercato di seggi a cielo aperto ci sarà molto da lavorare.
È stato il supermarket delle poltrone a decretare la fuga da Fli o piuttosto l’incertezza sulla vostra collocazione politica?
Abbiamo denunciato per tempo episodi gravi di compravendita, ora ci sono elementi ancor più chiari, gli italiani si stanno facendo un’idea precisa. Quanto alla politica il percorso è segnato: lavoriamo a ricostruire un serio movimento di destra che dialoga col centro in vista dei futuri passaggi. Intanto c’è stata la conferma di Della Vedova come capogruppo al Senato, un fatto importante, e poi continuiamo a girare l’Italia per rinforzare la base. Domani saremo a Padova: quando andiamo tra la gente troviamo un grande entusiasmo per portare avanti un progetto difficile ma necessario.
Resta solido il legame con l’Udc? Casini è sembrato più freddo, ultimamente: sicuri che Fini possa contare ancora su di lui?
Si tratta di un’alleanza valida per far uscire l’Italia da un bipolarismo evidentemente bloccato. Il presidente della Camera continuerà a fare il suo lavoro, Fli cercherà alleanze utili al cambiamento.
Anche col Pdl?
Certo. Ma senza Berlusconi. Mai più al governo con lui.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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