FABIO RAMPELLI, UNICO OPPOSITORE INTERNO DI GIORGIA MELONI IN FRATELLI D’ITALIA: UNA SORTA DI ALTER EGO DI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI, IL REGISTA DELLA PROPAGANDA MELONIANA
SU ILARIA SALIS È STATO CHIARO E DIRETTO, MENTRE MELONI NON SPENDEVA UNA PAROLA E LOLLOBRIGIDA TERGIVERSAVA
Ultimamente il fu mentore di Giorgia Meloni usa la carota ma anche il bastone nei confronti dei suoi ex discepoli che siedono a Palazzo Chigi. Fabio Rampelli, il leader della corrente dei gabbiani di Colle Oppio, negli ultimi giorni ha fatto più di un distinguo rispetto alla capa di Fratelli d’Italia e al suo cerchio magico su argomenti “sensibili”: dal caso di Ilaria Salis alla commemorazione della Shoah passando per le polemiche sui bracci tesi nel ricordo dei fatti di Acca Laurentia.
Rampelli, che Meloni non ha mai davvero promosso se non con un incarico di vice presidente della Camera, è spesso una voce fuori dal coro. Oppure semplicemente una voce che parla quando da Palazzo Chigi impongono il silenzio.
Una sorta di alter ego di Giovanbattista Fazzolari, il regista della propaganda meloniana. Per carità, fino a ieri Rampelli esaltava l’azione del governo “che c’entra gli obiettivi più importanti”. Ma in casa Fratelli d’Italia si sa, annotano più le note “stonate” che quelle intonate al coro meloniano.
Così non è passata inosservata la distanza siderale tra i commenti di Lollobrigida e Rampelli sul caso di Ilaria Salis, l’attivista italiana arrestata in Ungheria e portata in udienza con manette ai polsi e catene ai piedi. “Non ho visto le immagini, quindi non commento”, ha detto il ministro dell’Agricoltura, mentre Rampelli invece non si nascondeva dietro a un dito e anzi invitava la “sua” premier a riportare in Italia la connazionale: “Sono certo che il presidente Meloni – ha detto Rampelli – saprà usare tutto ciò che è in suo potere, nel rispetto delle prerogative della magistratura, per ottenere il rientro della signora Salis in Italia e lo svolgimento di un giusto processo, senza catene. Le immagini di ieri ci hanno turbati. Nonostante ci fossero giunte informazioni sul trattamento ai limiti della disumanità nel carcere ungherese nessuno si aspettava immagini così forti e così lesive della dignità umana”.
Chiaro e diretto, mentre Meloni non spendeva una parola e Lollobrigida tergiversava. Come ha fatto anche nel Giorno della Memoria. Se Giorgia Meloni e Ignazio La Russa mostravano ancora qualche reticenza, e il sottosegretario Alfredo Mantovano a domanda sul fascismo rispondeva parlando della Corea del Nord, il vicepresidente della Camera dava un giudizio senza possibilità di fraintendimento sui regimi totalitari: “Il nazismo e il fascismo ci fanno vergognare”.
Chiaro e diretto, ancora una volta, mentre i suoi ex allievi prendevano tempo. E non finisce qui. Rampelli dopo le polemiche sulla commemorazione per i fatti di Acca Laurentia con quelle file di braccia tese che hanno fatto inorridire mezza Europa, ha preso posizione. E non come ha fatto il presidente del Senato per dire che le braccia tese non sono reato. “Sono persone di varia provenienza, cani sciolti, organizzazioni extraparlamentari che non hanno niente a che vedere con FdI”, ha detto invece il vicepresidente della Camera.
Insomma, Rampelli non ci sta a seguire il coro anche se a intonarlo è Palazzo Chigi. E molti tra i fedeli meloniani iniziano a irrigidirsi. Chiedendosi perché Rampelli ama ogni tanto andare per la sua strada. Lui comunque non critica mai il governo, ma proprio perché Meloni non gli ha dato alcun ruolo vero di peso, di governo o parlamentare, e nemmeno lo candideranno alle Europee, se può dice la sua. Senza consultarsi e senza stare lì a vedere cosa hanno detto prima dal cerchio magico meloniano. Che intanto annota i suoi “disaccordi”.
(da La Repubblica)
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