“FACEBOOK INCITA ALL’ODIO RAZZIALE”: MARK ZUCKERBERG INDAGATO IN GERMANIA
SECONDO IL DER SPIEGEL LA PROCURA DI MONACO ACCUSA I VERTICI DEL SOCIAL DI NON AVER RIMOSSO COMMENTI RAZZISTI, NONOSTANTE FOSSERO STATI SEGNALATI…. COSA PERALTRO CHE AVVIENE ANCHE IN ITALIA
In Italia un tribunale ha stabilito che dovevano essere rimossi da Facebook link e informazioni relativi a Tiziana – la 31enne di Mugnano (Napoli) suicidatasi il 13 settembre scorso dopo la diffusione a sua insaputa di video hard che la ritraevano, in Germania la magistratura tedesca sta indagando i vertici di Facebook per la mancata rimozione di contenuti criminali come minacce e negazioni del genocidio ebraico.
Sotto accusa sono il fondatore e capo Mark Zuckerberg, secondo quanto rivela il sito del settimanale Der Spiegel, precisando che l’indagine viene condotta dalla Procura di Monaco tra gli altri contro la direttrice operativa della rete sociale americana, Sheryl Sandberg, e il responsabile dei rapporti con i governi europei Richard Allan.
L’indagine è stata innescata dalla denuncia di un avvocato di Wà¼rzburg, Chan-jo Jun, che accusa Facebook di aver omesso di rimuovere «istigazioni all’omicidio, minacce di violenza, negazioni dell’olocausto e altri crimini» nonostante fossero stati debitamente segnalati.
Facebook è obbligata dalla legge tedesca a rimuovere immediatamente dalle sue pagine contenuti illegali o che incitano all’odio.
E la denuncia riporta una serie di circostanze in cui questo non è avvenuto nemmeno dopo ripetuti inviti.
«Per la maggior parte delle volte – scrive Der Spiegel – Facebook non reagisce o dichiara con una risposta standard che i casi citati non sono tali da destare preoccupazione».
Da qualche tempo Facebook è sotto accusa in Germania per contenuti che incitano all’odio, e in particolare per quelli a tematiche neonazista, su cui la sensibilità dell’opinione pubblica è sempre molto elevata.
In una sua recente visita, lo stesso Zuckerberg ha affrontato l’argomento.
«Questa è un’area che riconosciamo come particolarmente sensibile, specialmente per la crisi dei migranti – aveva detto l’ad di Facebook -. Entrare meglio in contatto con i tedeschi, con la cultura del luogo e con il Governo ci ha indicato e aiutato a seguire una migliore direzione».
A Berlino un team di 200 persone lavora proprio per filtrare i messaggi che incitano all’odio razziale, ma questo evidentemente non basta.
All’inizio dell’anno, infatti, una denuncia analoga alla Procura di Amburgo era rimasta senza conseguenze per mancanza di competenza territoriale e le indagini contro manager tedeschi erano state archiviate, ricorda il sito.
«Non commentiamo lo stato di una possibile inchiesta – si legge in una nota del social network – ma possiamo dire che le accuse sono prive di valore e che non vi è stata alcuna violazione della legge tedesca da parte di Facebook o dei suoi dipendenti. Non c’è posto per l’odio su Facebook. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner per combattere l’hate speech e promuovere il counter speech».
Resta il fatto incontestabile che su Fb, anche in Italia, ogni giorno vi siano migliaia di commenti che istigano all’odio razziale e che non vengono bloccati e perseguiti penalmente.
Bruno Ruffilli
(da “La Stampa”)
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