FASSINA: “PRIMA CI DICANO DOVE PRENDERE I SOLDI”
L’EX VICEMINISTRO: “QUEI 10 MILIARDI NON CI SONO, NON VORREI CHE SI INCIDESSE SULLE PRESTAZIONI SOCIALI”
Stefano Fassina, ex viceministro dell’Economia con Letta ed esponente di punta della minoranza Pd, guarda con un mix di speranza e preoccupazione al derby di governo su come utilizzare i 10 miliardi per la riduzione di Irpef o Irap.
«Il problema è che la provenienza di queste risorse è ancora ignota. Mi pare che si stiano facendo dei conti senza l’oste. Quei 10 miliardi fino a qualche settimana fa non c’erano, e temo continuino a non esserci. Temo anche che per reperirli il governo sia costretto a incidere sulle prestazioni sociali. C’è un’altra cosa che non mi convince…».
Spieghi onorevole Fassina.
«Tagliare di 100 euro la spesa per tagliare di 100euro le tasse rischia di avere un effetto recessivo sull’economia».
Dunque le tasse non vanno abbassate?
«Dico che l’abbassamento va finanziato in primo luogo con il recupero dell’abnorme evasione che c’è in Italia».
Ma il governo pensa di utilizzare risorse che derivano dalla spending review.
«Revisione della spesa non significa tirare fuori dei soldi da un cassetto. Ci sono tagli che possono avere un impatto sull’economia, anche se consentono di ridurre le tasse. La spesa pubblica italiana è tra le più basse d’Europa, va riqualificata con una radicale riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni centrali e territoriali»
Torniamo ai 10 miliardi.
«Il governo Letta nella legge di Stabilità ha previsto di utilizzare 10 miliardi in tre anni, finanziati da risparmi di spesa. Inoltre ha previsto di potenziare l’intervento con le risorse provenienti dal rientro dei capitali. Ma prima bisogna aspettare che tali somme rientrino. Per il resto faccio fatica a vedere dove si possano trovare altre risorse senza incidere sulle prestazioni sociali».
Crede davvero che il governo andrà a tagliare la spesa sociale? Sulla scuola sono previsti nuovi investimenti…
«Speriamo. Comunque non tutti ricordano che la legge di Stabilità prevede già per il prossimo triennio un pesante taglio della spesa, circa 30 miliardi, già contabilizzati».
Nel derby tra Irap e Irpef come si schiera?
«Se l’obiettivo per la ripresa è sostenere la domanda, allora è necessario sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori. Si può fare non solo tagliando l’Irpef, ma anche, come suggerisce Vincenzo Visco, fiscalizzare i contributi sociali pagati dai lavoratori. Questo meccanismo consente di raggiungere anche i lavoratori che non guadagnano abbastanza per beneficiare del taglio dell’Irpef».
Il menù del governo Renzi è destinato a somigliare molto a quanto già messo in cantiere da Letta? Oppure possiamo attendere un colpo d’ala?
«Il colpo d’ala che il governo Renzi deve avere per giustificare la sua stessa nascita deve riguardare i rapporti con l’Ue. Una revisione degli obiettivi di finanza pubblica è il vero possibile valore aggiunto. Bisogna allentare la morsa, la nostra proposta è di allentare di mezzo punto di Pil all’anno per 3 anni il deficit strutturale tendenziale per finanziare investimenti nelle scuole e misure di contrasto alla povertà . L’altro punto chiave è rivedere il piano di privatizzazioni e utilizzare le risorse che entrano non per la riduzione del debito – sarebbero irrilevanti – ma per finanziare nuovi investimenti».
C’è il rischio di una manovra correttiva?
«Non solo non ci vuole una manovra correttiva, ma ne serve una espansiva. Se continuiamo a seguire le indicazioni di Bruxelles soffochiamo la ripresa e il risultato sarà un debito pubblico più elevato. Le politiche di austerità in questi anni hanno peggiorato le condizioni del debito pubblico di 30 punti percentuali».
Il governo Letta ha lasciato i conti in ordine?
Il Commissario Ue Rehn parla di squilibri eccessivi. «Rehn cerca di scaricare sui governi le responsabilità delle ricette fallimentari che la Commissione continua a riproporre, invece di fare una seria analisi autocritica. Il nostro premier avrebbe dovuto rispedire le critiche al mittente, piuttosto che cercare nel governo Letta una scusa per l’impossibilità di realizzare le promesse fatte in modo disinvolto e inconsapevole».
Quali promesse di Renzi sono a sua avviso disinvolte?
«Il taglio del cuneo di 10 miliardi quest’anno, e anche l’idea che una riforma delle regole del mercato del lavoro possa generare occupazione. Io al contrario vedo rischi di ulteriore precarizzazione».
Un contratto unico per i giovani non può invece servire a razionalizzare la giungla del precariato?
«Aspetto di vedere che sia un contratto unico, e che siano eliminate altre tipologie contrattuali. Aumentando il costo del lavoro per le imprese? Nel migliore dei caso si può razionalizzare il poco lavoro che c’è. Ma se una macchina è senza benzina (la domanda) non si fa ripartire aggiungendo l’olio».
Cosa pensa dell’emendamento sulla parità di genere nella legge elettorale?
«È necessario che il Pd lo sostenga, nonostante i diktat di Berlusconi».
Andrea Carugati
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