FINCHE’ C’E’ SUMMIT C’E’ SPERANZA: SI TRATTA MA NON SI FANNO PROGRESSI
SERPEGGIA IL TERRORE DI FALLIRE, SUI SUSSIDI LA DISTANZA E’ DI ALMENO 100 MILIARDI
A tre giorni dall’inizio del Consiglio europeo sul recovery fund, la speranza è appesa alla possibilità che si continui a trattare. L’intesa non è ancora all’orizzonte, anche se circolano varie ipotesi. Ma da ieri la possibilità di interrompere i lavori senza accordo è diventata così reale da seminare il terrore tra i 27 leader europei riuniti all’Europa building di Bruxelles.
Terrore di affrontare la riapertura delle borse lunedì mattina, terrore di dover ammettere il fallimento, terrore di assumersi la responsabilità di danneggiare la reputazione dell’Unione, esponendola agli attacchi dei movimenti anti-europeisti.
A sentire molte fonti a Bruxelles, si intende il loro sospiro di sollievo di fronte al fatto che ancora non si è deciso di chiudere il summit, annunciando la mancata intesa, malgrado gli scontri e l’incapacità di raggiungere un punto di compromesso dopo svariati bilaterali e meeting ristretti.
Confronti che hanno fatto slittare più volte la plenaria, originariamente convocata per le 12. Eppure in mattinata era stata Angela Merkel ad ammettere con pessimismo la possibilità di uscire “senza intesa” dal tunnel di questo vertice decisivo per la storia europea.
Nonostante i fondati timori, questo non è ancora avvenuto. Giuseppe Conte e la delegazione italiana tentano di raggiungere un punto di incontro con l’olandese Mark Rutte sulla questione della governance delle risorse del Recovery fund, sedendo a un tavolo alla presenza di esperti della Commissione europea. Ma nemmeno da qui arriva la svolta.
Il premier de L’Aja chiede l’unanimità in Consiglio Ue per poter ‘controllare’ le riforme dell’Italia e bloccare i fondi se non convinto dei piani di investimento.
Conte insiste sulla maggioranza rafforzata. Prima che con Rutte, ne ha discusso a lungo con i tutti i paesi frugali in un meeting ristretto insieme agli altri leader del sud, tutti nel mirino dei paesi del nord.
Un incontro a cui era arrivato dopo un tweet in cui Conte aveva affermato che c’è una “stragrande maggioranza di Paesi che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti frugali”.
“Mai spaccatura è stata più forte in Europa”, si allarma il premier lussemburghese Xavier Bettel. All’incontro hanno partecipato anche lo spagnolo Sanchez, il portoghese Costa, il francese Macron. È stato uno dei mini-vertici più importanti della giornata, anche se non decisivo.
Perchè a valle di tutti questi meeting, restano solo delle vaghe ipotesi di accordo. Quella che va per la maggiore per la parte che riguarda lo scontro Nord-Sud sulla ripartizione sussidi/prestiti è questa: i 310 miliardi di sovvenzioni della ‘Recovery and resilience facility’ rimarrebbero invariati. Invece si taglierebbe – e di molto – sui 190 miliardi dedicati alla ricerca (programma Horizon 2020), decarbonizzazione, fondi per lo sviluppo rurale. Il che è tutto dire.
Ma, secondo alcune fonti, i Frugali non sono disposti a concedere più di 299 miliardi di sussidi in totale, cui andrebbe aggiunta la quota dei prestiti (250 miliardi). Macron invece, che è partito come l’Italia dai 500 miliardi di sovvenzioni della proposta von der Leyen e di quella franco-tedesca, potrebbe scendere a 400 miliardi: non di più.
A metà pomeriggio, l’ungherese Viktor Orban dice che “serviranno altri giorni di summit”. Sta diventando il vertice più lungo della storia europea, dopo quello sul bilancio del febbraio scorso, interrotto dopo due giorni senza intesa, e quello dello scorso anno sulle nomine dopo le elezioni europee.
Ma è realistica la previsione di Orban, che — con la Polonia – sta conducendo la sua battaglia per eliminare la condizionalità sul rispetto dello stato di diritto e cerca di fare proseliti anche in Italia, schierandosi apertamente con Roma contro l’olandese Rutte. Perchè se anche stasera si arrivasse ad un accordo di massima su dimensioni del fondo, governance, rebates (gli sconti sui contributi al bilancio che i frugali vorrebbero vedersi aumentare) e stato di diritto, poi ci sarà da discutere i dettagli di un pacchetto, ‘Next generation Eu’, preparato per affrontare la crisi da Covid, ambizioso e rivoluzionario: forse troppo per questa Europa divisa?
(da “Huffingtonpost”)
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