FONDI LEGA: DI MAIO “CREDE” A SALVINI E MENTE AGLI ITALIANI
“L’ONESTO” CHE RACCONTA BALLE, QUANDO I DOCUMENTI LO SMENTISCONO, PUR DI CONSERVARE LA POLTRONCINA
Luigi Di Maio rilascia oggi una fantasmagorica intervista ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica in cui affronta la vicenda dei soldi della Lega con una risposta che si potrebbe sintetizzare con un ‘E allora Pittella?’: «La questione va affrontata per quello che è: la magistratura ha tutti gli strumenti per trovare quei soldi qualora ci siano. Salvini ha detto che sono stati spesi. Io non ho nessun imbarazzo perchè questa storia riguarda i tempi in cui la Lega era guidata da Umberto Bossi. Perchè non mi chiede dell’inchiesta sul governatore della Basilicata Pittella? Bisogna spezzare il legame tra politica e manager della sanità . Lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo faremo: la salute dei cittadini non sarà mai più merce di scambio».
Riguardo la risposta di Di Maio è giusto ricordare come sono andate le cose. In primo luogo, ricorda l’Espresso che Salvini ha utilizzato quei soldi:
Salvini ha sempre sostenuto che di quei 48 milioni non ha mai visto uno spicciolo. I report interni del Carroccio però smentiscono il ministro dell’Interno e segretario del partito. E dimostrano l’esistenza di un filo diretto tra la truffa architettata dalla coppia Belsito-Bossi e i suoi successori. Tra la fine del 2011 e il 2014, infatti, prima Maroni e poi Salvini hanno incassato e usato i rimborsi elettorali frutto del reato commesso dal loro predecessore. E lo hanno fatto quando ormai era chiaro a tutti che quei denari rischiavano di essere sequestrati.
A fine 2013, cioè al termine del mandato di segretario, Bobo Maroni ha incassato 12,9 milioni di euro. Rimborsi relativi a elezioni comprese tra il 2008 e il 2010, quando a capo del partito c’era Bossi e a gestire la cassa era Belsito. Insomma, proprio i denari frutto della truffa ai danni dello Stato. Quando Salvini subentra a Maroni poco cambia. Il nuovo segretario incassa 820 mila euro per le elezioni regionali del 2010.
In più, Di Maio dovrebbe ricordare che c’è una carta che accusa gli stessi Salvini e Maroni.
Si tratta di un dossier depositato in procura sul quale sta lavorando la Finanza, proviene dalle memorie difensive di Bossi e Belsito e sostiene che Maroni e Salvini presero in carico nel loro ruolo di segretari almeno una parte dei soldi ai quali danno la caccia, anche all’estero, i finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Genova.
Sono i “mastrini” ovvero i prospetti delle operazioni di dare e avere del conto ufficiale del Carroccio. In particolare contengono le annotazioni dei rimborsi ottenuti dalla Lega che chiariscono come Maroni e Salvini incassarono quote dei rimborsi dell’epoca di Bossi.
Nel dettaglio: il 31 luglio e il 27 ottobre del 2014, il segretario Salvini incamera i rimborsi per le elezioni regionali del 2010 per oltre 800 mila euro. Il documento indica Salvini, non ancora segretario (lo diventerà il 7 dicembre di quell’anno), come referente di rimborsi incassati anche nel luglio del 2013 per le elezioni della Camera
Complessivamente sono 851.601,64 euro.
Certo non sono i 12 milioni e 946 mila euro finiti nelle casse della Lega (sempre per rimborsi rientranti nel periodo della truffa compiuta da Bossi e Belsito) quando il segretario era Roberto Maroni, ma secondo la procura sono comunque sufficienti per sostenere che l’attuale segretario della Lega incassò e amministrò una fetta di denaro che la Finanza sta cercando di ritrovare.
Il ministro è padronissimo di credere a chi vuole. La realtà dei fatti è però questa.
(da agenzie)
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