FONDI LEGA, IN APPELLO CHIESTA CONDANNA A UN ANNO E 10 MESI PER BOSSI
IL PROCURATORE ZUCCA: “SCONVOLGENTI LE GIUSTIFICAZIONI DEI MEMBRI DEL COMITATO DI CONTROLLO”
Nel processo d’appello per la truffa dell’allora Lega Nord ai danni dello Stato sui 49 milioni di fondi non dovuti dal 2008 al 2010 e sul denaro trasferito a Cipro, processo da cui è partita la querelle giudiziaria sui sequestri dei conti del Carroccio, per Umberto Bossi è stata richiesta una condanna a 1 anno e 10 mesi, mentre per i revisori dei conti, Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi, rispettivamente a 2 anni (i primi due) e un anno e tre mesi.
La richiesta su Francesco Belsito, che all’epoca dei fatti era il tesoriere del Carroccio, è stata rinviata in attesa di capire se la Lega presenterà querela per appropriazione indebita, reato che da maggio 2018 non è più perseguibile senza denuncia della vittima.
Alcuni dei reati contestati sono prescritti, altri sono vicini alla prescrizione; secondo l’accusa, comunque, la richiesta di confisca avanzata dalla Procura di Genova e confermata dalla Cassazione resterebbe valida.
“La gestione dei conti era un caos voluto”
Fra le 10 e le 11 era stato il momento della requisitoria di Enrico Zucca, sostituto procuratore generale: nel corso del suo intervento, Zucca ha ribadito fra l’altro che «la gestione dei conti della Lega era un caos totale, ma non un caos primordiale e creativo, una confusione voluta e consentita: quello che succedeva era funzionale ed essenziale».
Ancora: Zucca ha definito «sconvolgenti e preoccupanti le “giustificazioni” dei membri del comitato di controllo, che sostengono di non avere capito il proprio ruolo, convinti che i controlli spettassero ad altri», parlando di «un torpore, un sonno che avvolgeva i revisori e chi doveva controllare».
In primo grado, Bossi era stato condannato a 2 anni e 6 mesi, Belsito a 4 anni e 10 mesi; e i tre ex revisori, Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi, rispettivamente a due anni e otto mesi (i primi due) e a un anno e nove mesi.
(da “il Secolo XIX”)
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