FORTINI ALL’ECOMAFIA: “A ROMA RISCHIO SICUREZZA IGIENICA, CON MURARO NON LAVORERO'”
“NON ESISTE UN CICLO DI SMALTIMENTO, AZIENDA ANCORA SOGGETTA A INFILTRAZIONI CRIMINALI”
“La dottoressa Paola Muraro in Ama non era semplice consulente, era una persona influente”. Così il presidente di Ama Daniele Fortini in commissione Eco-Mafie confermando la volontà di lasciare Ama “inderogabilmente” giovedì.
Fortini ricorda il “reclutamento di quattro capi impianto” da parte di Ama nel 2010: racconta che tra 10 figure candidate, selezionate da Obiettivo Lavoro su richiesta dell’ex ad Franco Panzironi, la commissione di valutazione (che si “avvale di un esperto selezionatore” poi “condannato nel processo per parentopoli”) ne individua quattro.
L’ultimo ad essere assunto, sottolinea il vertice Ama, “conosce Paola Muraro”, con cui c’è “una consolidata amicizia riconosciuta da entrambe le parti. Si può dire caso fortuito, penso di sì assolutamente”.
Ma poi aggiunge: “E’ elemento dirimente per l’assunzione a tempo indeterminato che la persona dichiari le vicende giudiziarie che potrebbero interessarlo”, di cui, invece, per questa persona “si viene a conoscenza solo dopo l’assunzione”.
“Ci sono solo congetture – aggiunge -, però certamente io penso che se la dottoressa Muraro era amica di questa persona da 15 anni non poteva non sapere che aveva qualche problema giudiziario”.
Poi Fortini racconta un’altra vicenda, “particolarmente scabrosa perchè un innocente è stato arrestato ingiustamente” per un “errore giudiziario”.
Il caso risale al 2008 quando “la procura di Velletri che indagava su un impianto incenerimento di rifiuti di Colleferro si accorge che lì vengono bruciati rifiuti che non dovrebbero” e “ordina arresti”.
Fortini parla di “una intercettazione molto grave di persone con utenza Ama” e getta ombre su un dirigente aziendale.
“Vedere che nel blitz a Rocca Cencia affianco al sindaco di Roma e all’assessore Paola Muraro l’unico dirigente dell’azienda presente era” costui “mi convince ancora di più che giovedì prossimo io inderogabilmente lascerò l’incarico”, dice Fortini. Fortini torna ad avvertire: “Quando affermiamo che l’azienda può essere ancora infiltrata da fenomeni criminali, non lanciamo propaganda”.
Sul tema degli impianti sostiene: “Inevitabilmente se restano gli impianti Tmb come oggi sono configurati e previsti nella pianificazione regionali, come accade in qualunque parte del mondo, si avrà bisogno di discariche e inceneritori. Resta il tema delle discariche e giustamente la Regione Lazio dice a Roma Capitale ‘devi trovare un sito entro settembre'”
A Roma “non esiste un ciclo integrato rifiuti urbani non esiste, non esiste un ciclo e tantomeno è integrato”.
Questo rappresenta “un punto di vulnerabilità molto forte alla possibilità di messa in sicurezza igienica e sanitaria della capitale”. spiega il presidente dimissionario del Consiglio di amministrazione di Ama. Sui rifiuti a Roma c’è un “pericolo di condizionamento dall’esterno dell’attuale amministrazione capitolina”.
“Dotare Roma di impianti moderni per il recupero di materia dalla raccolta differenziata, impianti efficienti, a freddo e senza puzza, e non spreconi e maleodoranti come i tmb, costerebbe “30-35 milioni” ma inviare le stesse quantità a un inceneritore costerebbe “tre volte di più” spiega Fortini.
A Roma “abbiamo bisogno di impianti di compostaggio di prossimità per almeno 200mila tonnellate anni rifiuti urbani generati dalla capitale”, ma “invece abbiamo solo un piccolo impianto a Maccarese da 20 mila tonnellate”.
“Abbiamo progettato un impianto di compostaggio a Rocca Cencia, depositato ad aprile 2015 e oggi ad agosto 2016 in attesa di sapere se è stato autorizzato”.
Intervenendo con gli impianti si otterrebbero “due milioni l’anno di risparmio” se non si trasportano centinaia di migliaia di tonnnellate a distanze siderali”, avverte il presidente ama, infatti oggi i rifiuti li “esportiamo in 62 siti diversi dislocati in 10 regioni e 3 Paesi esteri (Bulgaria, Romania, Portogallo)”.
Gli impianti di trattamento meccanico biologico, “i Tmb, creano rifiuti da rifiuti” e sono “il più grande impedimento all’economia circolare, al creare prodotti da riciclo”.
(da “La Repubblica”)
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