FORZA ITALIA ATTACCA: “CARO RENZI SE NON TRATTI IL SENATO SARA’ LA TUA SAIGON”
INTERVISTA A PAOLO ROMANI, CAPOGRUPPO A PALAZZO MADAMA
Presidente Romani, Renzi, leggendo le sue dichiarazioni ha affermato: “Non so quali film veda Romani”.
Risposta: “Adoro i film di guerra, soprattutto quelli sul Vietnam, da Hamburger hill a Platoon. E poi Full metal jacket… Straordinario”.
Paolo Romani è uomo di spirito, sorride sornione mentre gioca sulla metafora (dei film e soprattutto del Vietnam) per spiegare all’HuffPost quale accoglienza troverà in Senato la bozza di riforma illustrata da Renzi: “Il Senato? Cosa succede in Senato si vedrà . So quello che succedeva in Vietnam, quando i vietcong facevano le gallerie sotto il terreno calpestato dai soldati americani e il 29 aprile del ’75 entrarono vittoriosi nell’ambasciata americana di Saigon”.
Della battaglia di palazzo Madama il capogruppo di Forza Italia ne ha parlato lunedì sera ad Arcore con Berlusconi: “Il Vietnam era una guerra dove nessuno sapeva dove fosse il nemico. Ora non è obbligatorio essere vestiti col pigiama nero dei Vietcong, ma Renzi ha lo stesso problema”.
Fuor di metafora: Forza Italia voterà la proposta di riforma del Senato presentata da Renzi così come è?
Assolutamente no. Al di là della questione dell’elezione diretta o no dei Senatori, è inaccettabile che, ad esempio, la Lombardia sia rappresentata da due senatori eletti dai consigli regionali e da due senatori eletti dai sindaci. Per un totale di quattro, esattamente come la Valle D’Aosta. Ed è inaccettabile che quello che viene proposto come un Senato di garanzia rispetto alle autonomie sia composto dai medesimi membri delle autonomie.
Sta dicendo che il controllore è al tempo stesso il controllato?
Esatto, questo non funziona.
Cosa proponete voi?
Più semplicemente che gli elettori delle regioni eleggano i loro rappresentanti al Senato nello stesso giorno in cui eleggono i consigli regionali. Rappresentanti che non godrebbero di alcuna indennità . Il che evidentemente non comporta nessun costo aggiuntivo, se non una scheda elettorale in più. Questo consentirebbe di avere un Senato di garanzia.
Se ho capito bene, per voi il Senato deve essere tutto elettivo.
Certo, e il sistema che le ho sinteticamente spiegato è figlio di un sistema monocamerale. Veda, in un sistema monocamerale, la Camera politica è una, l’altra è di garanzia. Sulla base di queste considerazioni c’è un terzo elemento della proposta Renzi su cui siamo contrari. E riguarda l’elezione del presidente della Repubblica.
Prego.
Non ci giro attorno: noi siamo contrari che il Senato elegga il capo dello Stato. Per come è congegnato il meccanismo fa sì che col 30 per cento riesci ad eleggere un presidente della Repubblica del tuo colore. Mi spiego: alla Camera l’Italicum ha il premio di maggioranza, al Senato, per come lo vuole Renzi, entrano sindaci e amministratori che in questo momento sono per la maggior parte del Pd e il gioco è fatto.
Quale è la vostra di proposta?
Un capo dello Stato eletto dai cittadini e comunque non eletto dal Senato. Guardi, non si tratta di posizioni improvvisate. L’impianto con cui ci confronteremo con Renzi è praticamente lo stesso della riforma che varammo nel 2006: riduzione dei parlamentari, elezione diretta del capo dello Stato, rafforzamento dei poteri dell’esecutivo con possibilità di revocare i ministri. Anzi, su questo siamo rimasti colpiti del fatto che Renzi non abbia detto nulla, dopo alcune anticipazioni giornalistiche non smentite che annunciavano la sua volontà di rafforzare i poteri del governo.
Presidente Romani, ricapitoliamo che la materia è ostica. Provo a fare una sintesi: se Renzi vi dice “prendere o lasciare”, voi votate contro. Siete invece pronti a un confronto sulla base delle cose che mi ha detto: un altro tipo di Senato e una nuova forma di governo.
Promosso. E questo ragionamento che abbiamo fatto riguarda il merito della riforma. Poi però, anzi prima, facciamo una obiezione di metodo: secondo l’accordo che Berlusconi e Renzi hanno sottoscritto al Nazareno era stabilito che prima si chiudesse la legge elettorale e poi si sarebbe dovuto discutere di riforme.
Che cambia?
Cambia, eccome. Non vorremmo che un governo per la terza volta non votato dai cittadini possa prolungare la propria permanenza a palazzo Chigi per mancanza di una legge elettorale.
Cioè lei dice: quando voleva tirare giù Letta, Renzi sentiva l’esigenza di fare la legge elettorale, ora che a palazzo Chigi c’è lui…
Esatto. E dico: noi stiamo tenendo fede al patto sottoscritto. È Renzi che lo ha cambiato. Le racconto come andò quell’incontro: si parlò a lungo di legge elettorale e proprio quel pomeriggio accettammo il ballottaggio che per noi è sempre stato indigesto, parlammo del 117 e accennammo alla riforma del Senato. Ma sul tema Berlusconi e Renzi si riproposero un approfondimento. Quindi ci fu un’istruttoria, c’è stato un approfondimento, ora serve un nuovo incontro tra Berlusconi e Renzi.
Renzi però ha tirato dritto mostrando di aver intenzione di ascoltare le vostre richieste.
Insistiamo. Sa bene che in quell’incontro si stabilì che, in caso di rinegoziazione, sarebbe servito un nuovo incontro.
Mi perdoni Romani, ma a me pare che Renzi da quell’orecchio non senta.
Guardi, noi siamo stati molto responsabili: abbiamo accettato l’Italicum, abbiamo approvato la legge elettorale a doppio regime proprio perchè il Pd aveva problemi ai tempi del cosiddetto emendamento Lauricella. Ora, apprezziamo la determinazione di Renzi nel processo riformatore, ma ricordo al premier, che sindaco lo è stato e sindaco d’Italia lo vuole diventare, che le possibilità di pressione di un sindaco sono superiori a quelle di un premier…
Tradotto: Renzi non ha numeri.
Beh, visti i numeri… Ma comunque sono fiducioso. Guardi, le faccio vedere una cosa, così le regalo un retroscena. Durante la conferenza stampa ho mandato questo sms a Delrio, che era seduto vicino a Renzi: “Caro Graziano, spero solo di non vedere un film sbagliato, siamo anche noi per le riforme, ma sul Senato c’è bisogno di un approfondimento”.
A questo punto, le chiedo la risposta.
(Romani mostra il telefonino). Eccola: “Ok bene”.
(da “Huffingtonpost”)
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