FORZA ITALIA TEME UNA MANOVRA ELETTORALE
IL SOSPETTO DI SILVIO: “RENZI VUOLE LE URNE E PUNTA AI CONSENSI DEL CENTRODESTRA… LA MINORANZA PD NON FARA’ LE BARRICATE
Eccezion fatta per Fassina, che di Renzi non ha timore, e per la Bindi (ecco un’altra che non le manda a dire), nessun esponente Pd si è sbilanciato contro questa manovra, nè è corso in aiuto dei compagni presidenti di Regione presi a ceffoni dal premier.
Può darsi, anzi è probabile, che nelle prossime ore qualcuno della «ditta» rompa il silenzio, magari Bersani o lo stesso D’Alema.
Le proteste dal territorio saliranno talmente forti da costringere la minoranza interna a dare segni di vita, magari presentando emendamenti come già Fassina anticipa di voler fare.
Ma i rapporti di forza sono quelli che sono, consentono a Renzi di «asfaltare» la dissidenza.
L’unico terreno su cui la sinistra interna ancora spera di poter incidere riguarda l’articolo 18, unendo le forze col sindacato.
Sulla legge di stabilità , invece, domina il realismo politico.
Alla domanda se in Parlamento faranno le barricate contro una manovra considerata «iniqua» e troppo «liberista», gli stessi contestatori ammettono che no, grandi ostacoli non ce ne saranno perchè il governo è comunque in grado di far valere i numeri della sua maggioranza.
Dove Ncd è schieratissimo, addirittura canta vittoria con accenti che, un tempo, si sarebbero definiti da «mosca cocchiera».
Perchè è vero, come segnala via «tweet» Alfano, che il Nuovo centrodestra da sempre sponsorizza i tagli delle tasse sulle famiglie e sulle imprese; però figurarsi se Renzi vi ha provveduto in ossequio ai suoi alleati. L’ha fatto semmai per sostenere la ripresa. Oppure per calcoli molto meno nobili che attengono ai giochi della politica.
Significativa in proposito è la reazione berlusconiana.
Che in teoria dovrebbe essere ultra-favorevole per ragioni opposte a quelle della sinistra Pd, cioè di plauso a una manovra che vuole rilanciare i consumi (vecchio pallino del Cav) perfino a costo di sfidare Bruxelles (anche di ciò Forza Italia dovrebbe essere compiaciuta).
Eppure, tra i commenti da quella parte, il solo Capezzone con onestà riconosce che «la direzione non è sbagliata» e registra «un’inversione di tendenza positiva», mentre il limite di Renzi consiste nell’essersi fermato «a metà strada» mentre Capezzone avrebbe voluto che fosse percorsa tutta intera…
Brunetta invece spara contro la manovra. E il capogruppo alla Camera imbraccia il mitra delle dichiarazioni perchè quella è la linea concordata con Silvio.
Roso da invidia nei confronti di Matteo, il quale è riuscito a tagliare le tasse laddove lui non ha nemmeno provato?
No, non per questo ma perchè, dicono i suoi, «ha mangiato la foglia».
Teme che dietro la conferma degli 80 euro, dietro la mano tesa alle partite Iva, dietro al braccio di ferro con la Merkel si celi l’intenzione di andare alle urne quanto prima. E che dunque, per usare il linguaggio di Brunetta, la legge di stabilità sia «una manovra elettorale», una scusa per acchiappare voti nel bacino moderato, già pregustando una vittoria ancora più splendente di quella clamorosa alle Europee.
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
Leave a Reply