GASPARRI NON SI DIMETTE, QUALCUNO NE AVEVA FORSE DUBITATO?
NEGA CHE IL SUO RUOLO IN CYBERALM SIA INCOMPATIBILE CON IL SENATO, TUTTO SARA’ ARCHIVIATO A COLPI DI MAGGIORANZA
Il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, non ritiene incompatibile il suo ruolo di presidente della Cyberealm srl, società che si occupa di cybersicurezza, con quello di senatore. Per questo non solo resterà al suo posto, ma non sembra intenzionato a dimettersi dal ruolo assunto nell’azienda il 17 giugno 2021. È quello che emerge dalla lettera inviata lunedì alla Giunta delle elezioni del Senato che ha aperto un’istruttoria sul suo conto dopo le inchieste giornalistiche di Report e del Fatto sul suo potenziale conflitto d’interessi mai dichiarato a Palazzo Madama. Dopo la riunione del comitato ristretto della Giunta, inoltre, emerge anche un’altra notizia: la maggioranza di destra vorrebbe chiudere la pratica senza alcuna conseguenza già entro Natale.
Dopo l’apertura di un’istruttoria, il senatore di Forza Italia ha mandato una lettera di “comunicazioni” alla Giunta per le elezioni al presidente del Pd Dario Franceschini e al coordinatore del comitato ristretto Manfredi Potenti (Lega). Nella missiva, che il Fatto ha letto, Gasparri prova in punta di diritto a dimostrare che non ci sia alcuna incompatibilità tra la carica di presidente della Cyberealm e quella di senatore.
Tutta la difesa dell’azzurro si basa sulla legge 60 del 1953 secondo cui i membri del Parlamento “non possono ricoprire cariche né esercitare funzioni di amministratore” in associazioni o enti che “gestiscano servizi di qualunque genere per conto dello Stato o della PA o ai quali lo Stato contribuisce in via ordinaria, direttamente o indirettamente”.
Solo la “intersezione o sovrapposizione di funzioni” tra le sfere pubblica o privata “può determinare l’incompatibilità”.
Per il senatore devono coesistere una condizione “soggettiva e oggettiva” per generare contrasto tra i due ruoli. Gasparri, citando una delibera del Cda di Cyberealm, specifica che il 17 giugno 2021 era stato nominato un Ad con “tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione (…)” e questo basta perché non sussistano “poteri operativi in capo al sottoscritto, tanto meno di gestione”.
Inoltre il senatore scrive che essere componente del Cda di una società privata “non è autonomamente sufficiente a determinare la condizione di incompatibilità” ma deve esserci anche una causa oggettiva. Ovvero: la società deve “svolgere servizi di qualunque genere per conto dello Stato o della PA, o ai quali lo Stato contribuisca in via ordinaria direttamente e indirettamente”.
A quel punto Gasparri specifica che la Cyberealm srl non ha mai svolto “servizi, di qualunque genere, per conto dello Stato” né direttamente (nessun affidamento da parte dello Stato) né indirettamente tramite altre società. Il senatore aggiunge che le notizie sui contratti tra Cyberealm srl e la Rai sono stati smentiti dalla tv pubblica.
Il Fatto nei giorni scorsi aveva raccontato, citando una risposta proprio della tv pubblica, dei contratti non con Cyberealm ma con Atlantica Digital Spa. Entrambe sono socie della Atlantica Cybersecurity Srl. Gasparri poi conclude: non c’è “alcuna condizione confliggente” tra i due ruoli.
La questione però è anche politica. Durante il comitato ristretto, ieri, il senatore leghista Potenti ha chiesto a Gasparri di fornire documenti utili alla pratica: lo statuto della società, la delibera di nomina a presidente e le delibere successive. Ma la collega di partito Erika Stefani si è detta contraria perché Gasparri ha già smentito ogni incompatibilità.
Solo la protesta del M5S ha fatto tornare tutto all’ipotesi originaria. Ora il senatore dovrà fornire i documenti e se vuole potrà essere ascoltato. “Aspettiamo i suoi documenti in giunta – spiegano le senatrici del M5S Ketty Damante e Ada Lopreiato – in qualunque Paese non governato da Meloni si sarebbe già dimesso”.
(da agenzie)
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