GIORGIA BIFRONTE RISCHIA DI PERDERE LA FACCIA: RIDOTTA ALL’IRRILEVANZA IN EUROPA, LA STATISTA DELLA GARBATELLA HA PARTECIPATO AL TAVOLO DELLA “COALIZIONE DEI VOLENTEROSI” DOPO LUNGHI TENTENNAMENTI, PREOCCUPATA DI “INDISPETTIRE” TRUMP
A STARMER MELONI HA SPIEGATO CHE “PARLARE DI ARMI E SOLDATI ALLARMA L’OPINIONE PUBBLICA”. E HA DETTO NO ALL’IMPIEGO DI MILITARI ITALIANI IN UCRAINA: “NON POSSO FARLO”… EPPURE, CON UNA CONTRADDIZIONE EVIDENTE, L’ITALIA SARÀ PRESENTE ALL’INCONTRO “OPERATIVO” TRA I VERTICI MILITARI COINVOLTI NELLA COALIZIONE, CONVOCATO PER GIOVEDÌ
Alla fine, Giorgia Meloni si è seduta di nuovo al tavolo della “coalizione deivolenterosi”. La premier ha partecipato alla videochiamata organizzata ieri mattina dal primo ministro britannico Keir Starmer, che ha riunito i 25 Paesi disposti a ragionare su come garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo le trattative tra Usa e Russia.
Lo ha fatto, però, con molte riserve: gli stessi dubbi che nei giorni scorsi l’avevano spinta a prendere le distanze da un’iniziativa che, in origine, aveva all’ordine del giorno solo l’ipotesi dell’invio di truppe.
Prima di accettare l’invito, è stata quindi necessaria una telefonata con Starmer in cui Meloni ha chiarito la sua posizione. «Parlare di armi e soldati allarma l’opinione pubblica», ha spiegato al collega britannico, ribadendo il suo no all’impiego di militari italiani in Ucraina. «Non posso farlo», ha tagliato corto.
Uno scetticismo che Meloni ha ribadito anche quando, qualche ora dopo, ha preso la parola tra i “volenterosi”, mettendo in dubbio l’efficacia di una forza esclusivamente europea. La nota ufficiale di Palazzo Chigi è netta: «Non è prevista la partecipazione nazionale a un’eventuale forza militare sul terreno».
Eppure, con una contraddizione evidente, l’Italia sarà presente al nuovo incontro «operativo» tra i vertici militari coinvolti nella coalizione, convocato per giovedì prossimo. Da «osservatore», precisano fonti governative. E non con il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano. Il filo dell’equilibrio lungo cui si muove Meloni è teso oltre l’immaginazione.
Segno che il messaggio di ieri va letto in controluce. Ad esempio tra i colonnelli della premier c’è chi sostiene che se l’operazione dei “volenterosi” ottenesse l’egida dell’Onu, lo scenario cambierebbe, rendendo il piano di Starmer ed Emmanuel Macron più accettabile per Roma. Un’ipotesi, questa, che pare stia però perdendo terreno a favore di un’idea diversa: affidare l’eventuale forza di interposizione a nazioni neutrali come Turchia e India.
A prevalere, secondo il governo, è ancora l’ambiguità con cui Londra e Parigi stanno gestendo il dossier. Con le trattative tra Donald Trump e Vladimir Putin in una fase delicata, e un cessate il fuoco sul tavolo a cui va data la massima priorità, Meloni teme che una mossa avventata possa compromettere tutto. Pur aderendo alla «massima pressione su Putin» invocata dai leader, la premier predica quindi cautela. Sulle nuove sanzioni promesse a Mosca dall’Ue, ad esempio.
Con i colloqui a questo stadio – è la tesi – queste non dovrebbero essere totalizzanti ma aiutare il percorso verso la tregua. Una strada, quella della prudenza, che l’esecutivo imbocca anche sul Piano Kallas, l’iniziativa con cui l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri sta cercando di mobilitare 40 miliardi per un nuovo sostegno militare all’Ucraina.
La priorità della premier è chiara: non allontanarsi dall’orbita Usa. «Se al tavolo non c’è anche Trump, questi sono confronti sterili» ha detto a Starmer. Un concetto che ha
ribadito durante la videocall: «Bisogna essere compatti per essere efficaci», ha detto insistendo sull’urgenza di un vertice tra «Ue, alleati e Usa». Magari anche con Mohammed Bin Salman, l’emiro saudita che ha patrocinato il summit di Gedda e che ieri la premier ha sentito al telefono.
Nonostante le posizioni non sempre sovrapponibili resta lo sforzo collettivo per tenere unito il fronte europeo. E Meloni chiede lo stesso senso di responsabilità agli alleati in Italia. Messaggio rivolto soprattutto a Matteo Salvini, che cannoneggia quotidianamente contro Bruxelles e i volenterosi.
Ieri la premier lo ha sentito per parlare della risoluzione di maggioranza che il Parlamento dovrà votare in vista del Consiglio Ue di giovedì. Il testo è in mano a Palazzo Chigi e Meloni è decisa, a differenza delle altre volte, a non lasciare molto margine a Fi e Lega per delle modifiche. Salvini assicura che non ci sono spaccature, ma la premier resta preoccupata dalle sue uscite poco prudenti.
La settimana scorsa, il vicepremier ha dato per due volte del «matto» a Macron, arrivando a un soffio dal provocare un incidente diplomatico. Solo oggi viene fatto trapelare sul quotidiano Le Figaro di un incontro richiesto dal ministero degli Esteri francese con l’ambasciatrice italiana Emanuela D’Alessandro al Quai d’Orsay, a Parigi, per chiedere un chiarimento sulle uscite di Salvini, giudicate «in contraddizione con il Trattato del Quirinale».
(da agenzie)
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