GIORGIA MELONI, LA CANDIDATA PREMIER DONNA MASCHILISTA
IL SUO PROGRAMMA E LA SUA VISIONE DEL MONDO E’ UN INNO AL PATRIARCATO MEDIEVALE
Quello di Giorgia Meloni è un paradosso tutto all’italiana. La leader di Fratelli d’Italia potrebbe diventare la prima premier donna, ma con un’ideologia e un programma elettorale profondamente intrisi di maschilismo.
Dopo oltre settant’anni di storia repubblicana il Paese è finalmente pronto per una donna a Palazzo Chigi, è vero, ma questo non significa che l’Italia di Giorgia Meloni sarà un posto migliore per le sue cittadine.
Non significa che vedremo un salto di qualità nelle politiche di genere del governo, che crescerà la rappresentanza femminile nei centri del potere o che si avvierà una rivoluzione culturale femminista. Tutt’altro.
Il ritornello donna, italiana, madre, cristiana già di per sé mostra quanto il progetto politico di Giorgia Meloni sia lontano dall’essere inclusivo ed emancipante. La sua visione del mondo è tanto patriarcale quanto quella dei suoi predecessori maschi.
“Noi daremo voce ai diritti e alle libertà di chi non ha voce, a partire dalle donne e dei bambini”, ha detto Meloni qualche giorno fa in un’intervista a Panorama.
Solo che poi ha aggiunto: “Lavoreremo per attuare la prima parte della legge 194 e sostenere le donne che non vogliono abortire, difendere la libertà educativa delle famiglie da chi vuole imporre le teorie gender nelle scuole, ci batteremo per rendere l’utero in affitto reato universale e velocizzare le adozioni. Sono questioni di buon senso che non faranno male a nessuno”.
Come se qualcuno mettesse in discussione la libertà di scelta delle donne che vogliono portare a termine la gravidanza.
Come se chi parla di omosessualità e disforia di genere a ragazzi e ragazze lo facesse per imporre un orientamento sessuale o un percorso di transizione e non per combattere le discriminazioni ed educare alla diversità.
Come se la maternità surrogata (o gravidanza per altri (gpa) impropriamente definita “utero in affitto”) non fosse altro che un tentativo di schiavizzare donne private di volontà propria, minando allo stesso tempo alla famiglia tradizionale, e non potesse invece essere una scelta (per la maggior parte delle volte compiuta da coppie etero, tra l’altro).
Il riferimento femminile per Meloni è quello che si inserisce in un determinato perimetro identitario. Madre. Cristiana. Italiana.
Un profilo conservatore che per secoli è stato definito dagli uomini e, per forza di cose, abbraccia la stessa visione patriarcale del mondo.
Che Giorgia Meloni diventi premier o meno, l’Italia continuerà ad avere un enorme problema con la questione della rappresentanza femminile in politica. Per non parlare della rappresentazione che questa fa delle donne.
È e sarà sempre una questione culturale: finché il nostro resterà un sistema così impregnato di sessismo e patriarcato, ai vertici riusciranno a emergere solo quelle figure femminili che incarnano comunque una visione maschile della società e del potere.
E la vera parità di genere rimarrà lontana anni luce.
(da Fanpage)
Leave a Reply