GIUSTIZIA, STRAPPO DEL PDL “INTERVENIRE SU MAGISTRATURA”, IL PD “E’ PIRATERIA”
UN EMENDAMENTO IN COMMISSIONE AL SENATO RIAPRE IL CONFLITTO: NON ERA NEGLI ACCORDI DI PROGRAMMA
Blitz del Pdl in Commissione Affari Istituzionali del Senato. Con un emendamento al ddl per le riforme costituzionali il partito di Berlusconi crea uno strappo con le altre formazioni politiche e fa barcollare ancora di più gli equilibri.
La riforma della giustizia non doveva essere, secondo le indicazioni del presidente del consiglio Enrico Letta, una delle priorità del governo.
«Strappo inaccettabile. E’ una pirateria della giustizia», commenta il Pd, «il ddl era un percorso già definito e condiviso».
Soprattutto, con questa azione, subito condannata dal Pd, secondo i partiti è «venuto meno l’accordo» per tenere l’argomento della commissione dedicata alla modifica della Costituzione fuori dal pacchetto.
IL TEMA
Con il documento si chiede di intervenire anche e soprattutto sul titolo IV della seconda parte della Costituzione, quello che riguarda le prerogative e la disciplina degli organi della magistratura.
Su tutte le parti politiche però cala il monito del Governo che preme per un rapido passaggio del ddl alla Camera.
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, si è detto «particolarmente stupito che le forze di opposizione abbiano chiesto di non calendarizzarlo».
Il ddl, ricorda, è il frutto «di una mozione che è un atto parlamentare – ha aggiunto – e le riforme sono un interesse condiviso».
LE REAZIONI
Una decisione che fa già discutere.
Il primo firmatario dell’emendamento, il senatore del Pdl Donato Bruno, si è affrettato a chiarire che «non c’è stato alcun blitz del mio partito. Gli emendamenti sono stati consegnati quando non c’era alcuna sentenza relativa a Berlusconi».
Mentre Ignazio La Russa, ex Pdl ora transitato in Fratelli d’Italia, ammette che l’iniziativa potrebbe «aumentare le tensioni nel governo».
Il Pd non ci sta, «la strada era già condivisa», secondo Danilo Leva, Presidente Forum Giustizia Partito Democratico e Alfredo D’Attorre, Responsabile Riforme politiche istituzionali della Segreteria nazionale Pd: «Per noi la riforma della giustizia non è un tabù, ma non si può prescindere da quelle che sono le garanzie di indipendenza della magistratura sancite dalla Carta Costituzionale. La giustizia non può essere il terreno su cui scaricare vicende estranee agli obiettivi di riforma e ammodernamento dell’assetto istituzionale». E ancora: «La Costituzione è materia delicatissima che va trattata con la massima prudenza possibile, senza strappi e senza blitz», spiega il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda.
Netto, invece, l’altolà dei Cinque Stelle: «I fatti che riguardano le singole persone non devono incidere sul calendario della commissione Giustizia della Camera».
IL DISCUSSO EMENDAMENTO
Nell’occhio del ciclone è dunque l’emendamento firmato da tutti i membri del Pdl in commissione Affari Istituzionali al Senato, che modifica le competenze del Comitato dei 40, l’organo bicamerale che dovrà scrivere le riforme costituzionali. L’emendamento 2.12 del Pdl, prevede che il Comitato studi i progetti di riforma «degli articoli di cui alla parte seconda della Costituzione».
Il ddl del governo dispone, invece, che il Comitato «esamini i progetti di legge di revisione costituzionale degli articoli di cui ai titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione». Ma non il IV.
(da “il Corriere della Sera”)
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