GLI AFFARI DEI VERDINI: BILANCI RADDOPPIATI CON LA LEGA AL GOVERNO
L’INCHIESTA DELLA PROCURA DIMOSTRA IL CONFLITTO DI INTERESSI TRA LA SOCIETA’ INVER E IL IL MINISTERO DEI TRASPORTI CE HA L’ANAS TRA LE SUE PARTECIPATE
L’inchiesta della procura di Roma sulla famiglia Verdini arriva, inevitabilmente, a Villa Patrizi, la sede del ministero delle Infrastrutture. Perché è qui che si apre la domanda cruciale: il ministro Matteo Salvini sapeva che suo cognato Tommaso lavorava come lobbista con aziende implicate direttamente o indirettamente con il suo ministero?
Perché in queste difficili 48 ore Salvini ripete, agli amici che gli chiedono: gli appalti oggetto dell’indagine sono precedenti al mio arrivo. E questo è vero. Ma omette due circostanze, che Repubblica è in grado di raccontare.
La prima è che la società dei Verdini, la Inver, ha trovato grande giovamento dall’arrivo della Lega al governo, come dimostrano i bilanci: i fatturati sono raddoppiati.
La seconda è che le società che avevano come consulente Verdini junior hanno continuato, anzi aumentato, i propri affari con alcune controllate del Mit (Anas su tutte) proprio con l’arrivo di Salvini al ministero.
È tutto regolare? Al di là dei reati, che verranno accertati dai tribunali, è politicamente opportuno che il fratello della fidanzata del ministro offra consulenze e relazioni a società collegate con gli interessi del cognato?
I bilanci
Gli affari della Inver conoscono una strana curva, sicuramente casuale: con il Carroccio al governo il fatturato sale, quando è all’opposizione fa fatica.
Nel 2019, con il Conte I, Inver -in quel momento in società c’è ancora Francesca, l’attuale fidanzata del ministro, che contribuisce a fondarla nel 2017- fattura 186mila euro di consulenze. È un anno positivo, soprattutto perché quello successivo, per puro caso quello del Conte II, con la Lega all’opposizione, i guadagni crollano: nel 2020 si fermano a 56mila euro, per la prima volta dichiarando anche una perdita di 25mila euro. È una crisi temporanea. Perché l’anno successivo – Mario Draghi arriva a Palazzo Chigi nel febbraio del 2021 – la società dei Verdini fa il boom: 510mila euro di fatturato e un utile che supera i 100mila. Salvini, questa volta, non c’entra. Non direttamente.
A muoversi al Mit viene spedito Alessandro Morelli, in qualità di viceministro (oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega alla programmazione economica). È scaltro, Morelli, con un curriculum in cui spicca la direzione di Radio Padania. Così scaltro da inserirsi bene nell’orbita Anas: grazie alla delega per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 si occupa di smart roads e digitalizzazione delle infrastrutture, tutti progetti gestiti operativamente dalla società che oggi si ritrova coinvolta nell’affaire Verdini, con due manager, Luca Cedrone e Paolo Veneri, sospesi dal servizio per un anno.
Per la Inver è un momento magico. Il nuovo bilancio non è stato ancora presentato, ma l’indagine della Guardia di Finanza documenta come gli affari fossero d’oro. Per non parlare della contabilità “parallela”. A marzo del 2022 quando assumono una nuova amministrativa, Verdini e il suo socio Fabio Pileri spiegano chiaramente: “Non è opportuno creare un archivio informativo delle pratica. Vista la nostra attività, borderline, non è opportuno lasciare tracce”, dice Pileri.
Questo Pileri è un personaggio particolare: ex socio, per pochi mesi, del figlio (incensurato) di Massimo Carminati, il “nero”, ha sempre avuto una passione per la politica, consigliere comunale nella sua Narni con il centrodestra poi passato dall’altra parte, con ottimi rapporti anche nella Regione Lazio a Roma.
Gli altri affari
I resoconti delle conversazioni telefoniche descrivono Pileri come un imprenditore spregiudicato, diciamo con il pelo sullo stomaco. I numeri dicono però che sapeva fare il suo mestiere. Perché, nonostante quello che dice Salvini, le società clienti della Inver continuavano a fare ottimi affari con le controllate dal Mit, prima tra tutte Anas.
Per dire: Angelo Ciccotto del Consorzio Stabile Aurora, uno degli imprenditori coinvolti nell’indagine, dopo le perquisizioni dell’estate scorsa aveva deciso di non rinnovare il contratto con i Verdini. Era un po’ arrabbiato perché un appalto che credeva di vincere era sfumato a causa “di una commissione inflessibile e inavvicinabile” dicevano quelli della Inver. “Successivamene una volta nominato ministro l’onorevole Salvini si era avvicinato per rinnovare il contratto”.
Quest’anno la sua società ha incassato solo dall’Anas poco meno di 4 milioni di euro. La SE.GI. che, secondo la Procura, versava mazzette in nero a Verdini, oltre a svolgere lavori edili gratuiti, ha in piedi contratti milionari con Anas, da cui ha incassato quest’anno poco più di un milione. Eccoli gli affari d’oro della “cricca”.
(da La Repubblica)
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