GLI UCRAINI HANNO ALLESTITO DEI LABORATORI CHE PRODUCONO ARMI FINTE: L’OBIETTIVO È FREGARE I RUSSI, CHE COLPISCONO LE COPIE E SPRECANO PREZIOSE MUNIZIONI
L’IDEA È DI TRE MANAGER DELLA METINVEST, SOCIETÀ DI PROPRIETÀ DELL’UOMO PIÙ RICCO D’UCRAINA, RINAT AKHMETOV: È L’ESERCITO A CHIEDERE QUALI ARMI RIPRODURRE (CANNONI, MISSILI, SISTEMI RADAR), E A QUEL PUNTO VENGONO CREATE LE “ESCHE” DA PORTARE AL FRONTE
Sin dall’inizio del conflitto gli ucraini sono riusciti a preservare i propri mezzi sparpagliandoli, nascondendoli all’occhio nemico fra gli alberi […] o magari con un telone ricoperto di foglie e arbusti. Anche così, nelle prime settimane, sono riusciti a sottrarsi al primo colpo dell’invasore e hanno impedito all’Armata di imporre la superiorità aerea.
Contemporaneamente, gli uomini di Volodymyr Zelensky hanno allestito dei laboratori in cui producono armi finte — cannoni, missili, ma anche sistemi radar — che possano trarre in inganno gli invasori attirandone il fuoco e facendogli così sprecare preziose munizioni.
Una squadra di esperti, racconta il Guardian, è costantemente al lavoro per realizzare copie in plastica, legno, gommapiuma o metallo che siano abbastanza simili agli originali da convincere gli operatori dei droni russi e le truppe a terra che si tratti realmente di bersagli militari.
Il successo dell’operazione, spiegano, viene misurata nella velocità con cui i modelli vengono distrutti. «Quando arriva qualcuno dell’esercito e ci dice che sono a corto di qualcosa, allora capiamo di aver fatto un buon lavoro», ha raccontato uno degli «artigiani» al quotidiano britannico.
Colpire le imitazioni in plastica o legno, per i russi, è un errore costoso in termini economici, ma anche militari: è un colpo in meno a sparare contro le posizioni ucraine.
L’idea è venuta a tre manager della Metinvest, di proprietà dell’uomo più ricco di Ucraina, Rinat Akhmetov, che ha personalmente approvato il progetto. «Abbiamo pensato che se i russi avessero visto parecchie armi magari si sarebbero fermati. È un’arma psicologica e l’azienda l’ha subito sostenuta», racconta uno di loro.
«Abbiamo un accordo con l’esercito: ogni volta che viene colpito uno dei nostri modelli condividiamo le foto, a dimostrazione che abbiamo fatto un buon lavoro».
Le richieste iniziali arrivano dall’esercito, che chiede di riprodurre un’arma specifica: a quel punto vengono scaricate immagini da Google e si studiano i materiali più efficaci per poterla riprodurre, quindi viene stampata un’immagine a grandezza naturale che funge da guida durante la produzione.
Una volta pronte, le «esche» vengono trasportate smontate al fronte, dove vengono allestite in una ventina di minuti e posizionate. Gli ultimi modelli riescono anche a imitare il calore dei mezzi militari, così da poter ingannare non solo l’occhio umano, ma anche i visori termici durante la notte.
(da Il Corriere della Sera)
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