GOVERNO A RISCHIO, SALVINI RESPINGE AL MITTENTE LE PROTESTE DI DI MAIO SULLE MARCHETTE AGLI EVASORI FISCALI
MURO CONTRO MURO TRA IL PARTITO DEGLI EVASORI E L’EX PARTITO CHE AVREBBE DOVUTO TUTELARE GLI HONESTI
Forse mai in questi primi mesi di governo gialloverde si era arrivati così vicini al punto di rottura.
La pistola scarica della denuncia, agitata ieri da Luigi Di Maio nel salotto di Porta a Porta, ha comunque generato una deflagrazione politica.
Perchè se un testo ufficiale del decreto fiscale non esiste, le norme messe all’indice ieri dal capo politico 5 stelle (elevare la soglia del condono dai 100mila euro previsti fino a 2,5 milioni, permettere uno scudo fiscale per i capitali esteri e infine dare un colpo di spugna al reato di riciclaggio) sono rivendicate oggi dal suo collega vicepremier.
“Il decreto fiscale non cambia — tuona Matteo Salvini – Quello che abbiamo discusso per ore e ore poi ho ritrovato scritto nel testo, con l’accordo di tutti, lo abbiamo firmato tutti. Ognuno si prenda le sue responsabilità “.
Il ministro dell’Interno fa poi sapere che la sua agenda non cambia: i fitti impegni fra oggi e domani rimangono confermati. Indisponibilità totale a qualunque vertice politico risolutivo, perchè, a suo avviso, non c’è nulla da risolvere.
Nè tanto meno spiragli per un nuovo Consiglio dei ministri. Già , perchè Luigi Di Maio, per uscire dal cul de sac, ha spinto fin dalla mattina affinchè si riunisse nuovamente il Cdm, per suggellare formalmente il passo indietro.
Scenario che il Carroccio non voleva nemmeno prendere in considerazione, ma che è stato confermato da Giuseppe Conte, che lo ha convocato per sabato: “Se ci sarà Salvini? Non so se Salvini farà in tempo a rientrare. Ma il consiglio dei ministri si farà , il presidente del Consiglio sono io”.
La batteria leghista parte in quarta. Massimo Garavaglia, Massimo Bitonci, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ripetono tutti con diversi accenti quel che dice il leader: “La norma è sempre stata quella, non si cambia”.
A microfoni spenti le osservazioni si fanno più salaci. Un componente del governo in camicia verde: “È tutto surreale. Eravamo d’accordo, la pace fiscale è quella roba là . Ci hanno fatto fare a tutti una grossa figura di m..a”.
Un suo collega gli fa eco: “Il problema è loro. Non capiscono i testi, se li facessero spiegare”.
I 5 stelle non ci stanno. Non è un problema di comprensione. Riccardo Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento, scarica sui tecnici, e dice che si troverà una soluzione. Ma non è quello che pensa la war room stellata.
Che non può dirlo apertamente, ma punta il dito su un indiziato in particolare: Giancarlo Giorgetti.
Un uomo chiave della macchina stellata lo spiega tecnicamente: “Il ministero dell’Economia non c’entra nulla. A quel punto il provvedimento entra nella responsabilità degli uffici di Palazzo Chigi”.
Veleni che si muovono nemmeno troppo sotterraneamente, e che vengono respinti sdegnati dalle camicie verdi. E che vengono esplicitati da Laura Castelli: “C’è un problema politico con la Lega”.
Chi ci ha parlato nelle ultime ore, spiega che Giorgetti abbia voluto vedere, incredulo, Porta a Porta. E sia sbottato: “Ma se c’era anche Di Maio quando abbiamo votato. E il testo era quello”.
La verità , racconta qualcuno, è che quando è iniziata a circolare la bozza del dl fiscale post-Cdm, sul telefono di Di Maio e dei suoi uomini più vicini è iniziata ad arrivare una pioggia di segnalazioni miste a proteste: stiamo votando un condono – il senso delle missive – è inaccettabile.
Il vicepremier ha fatto fare una breve verifica. E ha deciso di muovere la contraerea, organizzando l’operazione denuncia.
E qui, però, si apre un altro fronte. “Ieri stavo vedendo Luigi a Porta a Porta. Mi sembrava di assistere a un film di fantascienza”. A parlare così un uomo del vertice del Movimento 5 stelle.
Perchè se i pentastellati si stringono sul merito della questione al loro leader, sulla gestione della comunicazione e sull’esposto alla procura sono tanti a criticarlo.
“Sono venti giorni che il Quirinale ha in mano le diverse bozze del testo — spiegano — possibile che Luigi non sapesse che il Colle non avesse in mano quello ufficiale? Non poteva limitarsi a sollevare il caso politico?”.
Spigolature in una spirale che al momento si sta avvitando su se stessa. Un muro contro muro che, al momento, non vede margini di uscita.
Ma è pur vero che non è un inedito nella pur breve vita del governo gialloverde. E quindi dietro le asce da guerra si intravedono segnali di speranza. Castelli: “Basta un vertice politico tra Salvini, Di Maio e Conte in cui si chiariscano”. Bitonci: “Anche il giorno del Cdm sulla manovra la vedevo nera, poi in serata abbiamo chiuso tutto”. Una soluzione, a sentire gli ottimisti, per il momento la maggioranza nella maggioranza, si troverà .
Certo è che la fotografia della situazione non aveva mai rappresentato finora uno scenario così vicino alla crisi.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply