GOVERNO (E OPPOSIZIONE) TREMEBONDI SU HONG KONG: MA ABBIAMO UN MINISTRO DEGLI ESTERI?
L’OCCIDENTE CONDANNA LA NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA DI PECHINO CONTRO HONG KONG, DA CONTE E DI MAIO NESSUNA PAROLA… E L’OPPOSIZIONE NON E’ DA MENO
Non che le dichiarazioni delle cancellerie servano spesso a qualcosa in più che a scaricarsi la coscienza, ma nella condanna dell’Occidente alla nuova legge sulla Sicurezza con cui Pechino liquida l’opposizione di Hong Kong, spicca il silenzio del governo italiano, e in particolare del suo ministro degli Esteri.
Non una parola in oltre 24 ore, nemmeno di prammatica, da Chigi e Farnesina. Che parte dell’esecutivo giallorosso sia vicino alla Cina, è cosa nota, che tra via della Seta, 5G e aiuti durante la pandemia, le relazioni economiche e commerciali con Pechino siano importanti, che business is business, è altrettanto noto.
Ma con migliaia di cittadini di Hong Kong in piazza nel giorno dell’anniversario della fine della sovranità dell’ex colonia britannica, con centinaia di arresti, e con il grido di resistenza dell’attivista simbolo Josha Wong (“Non ci arrenderemo mai”), il vuoto di parole di Conte e Di Maio è come si dice in questi casi, assordante.
E non può bastare una timida dichiarazione di rito del parlamentare 5s e sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (“La Cina sta sbagliando, soprattutto i modi”)
Non che l’opposizione sia da meno, il massimo è “Perchè Conte e Di Maio tacciono?” da parte della Lega, una forza politica di cui, solo un anno fa al governo, non si ricordano battaglie per i diritti umani sull’asse Pechino-Hong Kong.
Il tema lo solleva anche l’esponente dem Filippo Sensi che twitta: “Sbaglio o siamo l’unico governo che non ha detto una parola una su quanto sta accadendo a Hong Kong? Non mi stupisce, purtroppo, ma no, non va bene”.
Aspettando la formulazione del pensiero del nostro governo, arriva quello dell’Unione europea tramite l’Alto rappresentante Josep Borrell che “ritiene essenziale che i diritti e le libertà esistenti dei residenti di Hong Kong siano pienamente tutelati” e ribadisce le sue “gravi preoccupazioni”. Mentre dalle parole ai fatti sembrerebbe voler passare Boris Johnson che ha confermato alla Camera dei Comuni l’intenzione del governo britannico di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti di Hong Kong.
Ieri il premier britannico (“niente sinofobia, ma valutiamo reazione”) e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel (“questa legge rischia di minare seriamente l’alto livello di autonomia di Hong Kong e l’indipendenza del potere giudiziario. La Ue deplora questa decisione”) avevano ribadito la loro condanna. E oltreoceano, la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi si era appellata al presidente Donald Trump perchè sanzionasse i funzionari cinesi responsabili per il “brutale proposito” della sicurezza nazionale.
(da agenzie)
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