GRAZIATO, AYATOLLAH O CINCINNATO? ECCO LE TRE ALTERNATIVE CHE BERLUSCONI STA VALUTANDO
AL MOMENTO SAREBBE ORIENTATO VERSO LA PRIMA… TUTTI I PRO E I CONTRO DELLE OPZIONI… E PER QUALE FANNO IL TIFO VERDINI, SANTANCHE’, CONFALONIERI E GIANNI LETTA
Sono tre le strade che Silvio Berlusconi sta valutando dopo la nota di Giorgio Napolitano sulla sua agibilità politica.
Chiuso nella villa di Arcore, i suoi consiglieri gli stanno sottoponendo in queste ore diverse soluzioni.
Tra chi gli suggerisce di non fidarsi del Colle e far saltare il banco per arrivare al voto il più presto possibile e chi lo invita a fare un passo indietro per non far incancrenire la situazione con ripercussioni imprevedibili per le sue aziende.
Ma la strada intermedia sembra quella che Silvio sta prendendo più seriamente in considerazione.
Una strada che sarà ponderata a lungo con l’entourage dei propri fedelissimi, che richiederà qualche giorno di decantazione per assimilare il pronunciamento del Quirinale.
E che prevederebbe di imboccare l’angusto sentiero che passa per la grazia e la richiesta di affidamento ai servizi sociali per scontare l’anno di pena che grava attualmente sulle sue spalle.
IL GRAZIATO
“La grazia verrà prima o poi formalmente richiesta”, si è lasciato sfuggire questa mattina Piero Longo, avvocato tra quelli che guidano il pool dei legali di Berlusconi. Se il Cavaliere si acconciasse ad accettare la pena, richiedendo di espiarla tramite i servizi sociali, punterebbe in tal modo ad un duplice obiettivo.
Da un lato ottenere una completa riabilitazione dal Quirinale tramite un provvedimento di clemenza.
Dall’altro, in caso quest’ultimo tardasse o le valutazioni del Colle portassero ad altre conclusioni, potrebbero essere necessari appena 9 mesi per finire il periodo di affidamento ed estinguere ugualmente in tal modo la pena.
PRO
Sembra questo, allo stato attuale delle cose, l’unico modo per ottenere una rapida riabilitazione e puntare al voto nel momento in cui si estinguesse anche l’interdizione dai pubblici uffici.
I legali di Berlusconi stanno anche valutando il “lodo Frigerio”.
Di cosa si tratta lo spiega Valerio Tallini, docente di Diritto costituzionale alla Luiss: “Nel 2001 il deputato di Forza Italia Gianstefano Frigerio venne condannato ad una pena detentiva, con l’aggiunta di 5 anni di interdizione della pena accessoria. Chiese l’affidamento ai servizi sociali, ottenendolo, e la Giunta delle elezioni della Camera congelò la sua situazione.
Il 23 settembre del 2004 — continua Tallini – l’organo di Montecitorio si riunì per ratificare che “l’esito positivo del periodo di prova estingue la pena ed ogni altro effetto penale, e dunque anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici””.
L’allungamento dei tempi volti a sanare la situazione dell’ex premier metterebbe in sicurezza il governo di Enrico Letta almeno fino al termine del semestre di presidenza di turno dell’Ue, previsto per il prossimo giugno.
Rassicurando così i fautori delle larghe intese, Napolitano su tutti.
“E — ragionano alcuni degli inquilini della war room di Arcore — potrebbe cambiare il clima dei procedimenti ancora in corso”.
CONTRO
Lo scoglio principale con il quale si scontra l’operazione di salvataggio è sempre lo stesso: la legge Severino.
È stato chiaro il presidente della giunta delle elezioni del Senato, Dario Stefano: “L’eventuale grazia che potrebbe concedere Napolitano non c’entra nulla ai fini dell’incandidabilità perchè la grazia interverrebbe sull’esecuzione della pena principale e non sugli effetti della condanna”.
Dunque Berlusconi, anche successivamente ad un provvedimento di grazia o all’estinzione della pena, risulterebbe incandidabile.
Sono però fonti del Quirinale a spiegare quale potrebbe essere il vero impedimento sostanziale dell’operazione: “Quando la nota parla di una grazia ‘che incida sull’esecuzione della pena principale’ tiene in considerazione che l’interdizione dei pubblici uffici è stata rimandata dalla Cassazione alla corte d’Appello. In nessun modo si può parlare di grazia relativamente ad un procedimento ancora in corso, sarebbe un’ingerenza inaudita”.
Così i tempi per il Cav si allungano ulteriormente: in attesa che il tribunale di Milano ricalcoli il periodo di interdizione, converrebbe chiedere un provvedimento di clemenza che potrebbe riguardare esclusivamente sulla pena principale?
Senza contare che alle porte c’è la sentenza sul processo Ruby: se fosse sfavorevole si tornerebbe al punto di partenza.
CHI LA SUGGERISCE
Il pool di avvocati. Piero Longo se l’è lasciato scappare, Franco Coppi l’ha lasciato intendere. Il più cauto sarebbe Nicolò Ghedini, ma anche il senatore non esclude a priori tale ipotesi.
Con loro le colombe del partito, quelli che non vorrebbero che le larghe intese naufragassero prematuramente, e che non si arrivasse ad uno scontro frontale con Napolitano.
Dalla squadra dei ministri, Angelino Alfano in testa, passando per Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Osvaldo Napoli e, soprattutto, Renato Schifani.
Nelle ultime settimane anche Fabrizio Cicchitto sembra essersi lentamente avvicinato a tali posizioni.
L’AYATOLLAH
Domani si alzeranno in volo gli aerei che recheranno la scritta ‘Forza Silvio’ sopra tutte le principali spiagge italiane.
Contestualmente è partita un’aggressiva campagna sul web coordinata dal dominus azzurro della rete, Antonio Palmieri.
A metà settembre, ha annunciato Daniela Santanchè, si terrà a Milano una grande manifestazione per lanciare la Forza Italia 2.0.
La principale alternativa di Berlusconi è quella di far saltare il banco: sfruttare il neonato brand, ripescato direttamente dagli anni ’90, puntare sul cotè del leader perseguitato da una magistratura che vuole incidere sui processi democratici del paese per tentare il tutto per tutto.
La speranza, in quel caso, sarebbe tornare al governo (lui o chi per lui, a seconda di come evolverà la sua vicenda giudiziaria), e giocarsi da Palazzo Chigi la partita per la propria salvezza personale.
PRO
Il ritorno alle elezioni in tempo utile per sfruttare la finestra autunnale potrebbe essere il modo per capitalizzare al meglio un consenso incanalato dall’entusiasmo per il ritorno all’antico e dall’empatia del popolo di centrodestra nei confronti della difficile situazione del suo leader storico.
Il potere contrattuale del Cav, in caso di un successo alle urne, acquisterebbe un peso specifico sicuramente maggiore rispetto ad oggi.
Sarebbe un modo per tentare una prova di forza e cercare indirettamente una legittimazione da parte del voto popolare, nel tentativo di scavalcare i desiderata del Colle.
CONTRO
La rottura con Napolitano sarebbe totale. Il presidente cercherebbe comunque di trovare una maggioranza alternativa a quella attuale.
Se le Camere non dovessero essere sciolte, il Cavaliere avrebbe perso una sponda importante, quella del Quirinale, e sarebbe esposto da libero cittadino all’azione delle procure.
Il timore principale è quello che i pm che guidano l’indagine sulla compravendita dei senatori (nell’ambito della quale per il leader azzurro è stato richiesto il rinvio a giudizio per corruzione), la cui udienza preliminare si terrà il prossimo 16 settembre, possano avanzare una richiesta di custodia cautelare, costringendo Berlusconi all’umiliazione delle sbarre.
“Una richiesta del genere, qualora se ne ravvisino le necessità , può essere avanzata in qualunque momento del procedimento, non ci sono limitazioni da quel punto di vista”, spiega il professor Angelo Carmona, ordinario di Diritto costituzionale alla Luiss.
“L’effetto domino in quel caso sarebbe devastante”, commentano i falchi del partito, con gli occhi puntati alla sentenza Ruby, che secondo qualcuno dovrebbe passare in giudicato nel 2015, ma, a parere di Tallini “se la magistratura milanese replicherà la celerità con la quale si è arrivati all’epilogo di Mediaset potremmo aspettarci un pronunciamento della Cassazione già nell’estate dell’anno prossimo”.
“Senza contare gli altri procedimenti che potrebbero nel frattempo essere aperti”, ragionano nella war room.
Un contestuale risultato delle urne inferiore alle attese potrebbe segnare una disfatta senza appello nella storia politica di Berlusconi.
CHI LA SUGGERISCE
È l’ala più dura del partito a spingere per questa soluzione. Daniela Santanchè non ha mai fatto mistero di ritenere l’esperienza dell’esecutivo Letta già conclusa.
Con lei Denis Verdini e Daniele Capezzone, tra quelli che hanno più contribuito alla rinascita di Forza Italia.
Significativa l’esternazione di Nitto Palma dopo la nota del Quirinale: “Formalmente ineccepibile”. Una critica nemmeno troppo velata alla sostanza delle parole di Napolitano.
Nella pattuglia anchePaolo Romani, Renato Brunetta, Maurizio Gasparri e il sottosegretario Michaela Biancofiore.
“Non ti fidare di Napolitano — è il ragionamento — non ci sono garanzie, l’unico modo per uscirne è sparigliare tutto”.
CINCINNATO
Forse la soluzione più lontana nelle intenzioni del Cav, ma non da escludere a priori. Berlusconi potrebbe decidere il grande passo, lasciare il passo ad un successore e coordinare da dietro le quinte il partito, senza uscire totalmente di scena ma influenzandone le scelte.
PRO
La soluzione sarebbe quella più conciliante nei confronti del Colle. Il passo indietro verrebbe interpretato come il più alto dei segnali distensivi nei confronti di Napolitano, arrivando, è quanto spera chi protende per quest’ultima soluzione, a influenzare le scelte del presidente nel merito della grazia.
Una scelta che aprirebbe le porte ad una successione del centrodestra, e riporterebbe in auge l’annoso tema di un impegno della figlia Marina in politica.
Il niet pronunciato dall’erede nel primo pomeriggio di ieri ha avuto la doppia funzione di rafforzare per il momento la figura del padre (“Dopo Silvio c’è solo Silvio”, ha commentato Gelmini) e di non legare le sue decisioni al pronunciamento del Quirinale.
Ma, nel caso il padre dovesse optare per questo tipo di soluzione, non lo farebbe senza continuare a determinare le scelte della propria creatura, a partire da chi dovrà essere la figura a guidarlo alle prossime elezioni, che comunque — è il pensiero del Cavaliere — non tarderanno ad arrivare.
Un suo defilarsi, inoltre, male non farebbe alla stabilità patrimoniale delle aziende di famiglia.
CONTRO
Il problema dell’esposizione alla tempesta giudiziaria è un timore che rimane in campo anche percorrendo questa strada.
Un altro timore è quello della tenuta del partito, che in questi anni ha trovato nel Cavaliere il principale — se non unico — collante.
Berlusconi di Angelino Alfano non si fida pienamente, e più volte ha manifestato la sua netta contrarietà a che i figli entrino in politica.
La ricerca di un papa straniero al momento sembra difficoltosa, e il timore che la sua situazione possa perdere centralità nel dibattito politico con il perdurare del governo delle larghe intese è per il Cav un ulteriore freno al grande passo.
CHI LA SUGGERISCE
Sono gli amici storici dell’ex presidente del Consiglio quelli che accarezzano con più favore l’idea.
Da Gianni Letta, pontiere dei contatti con il Quirinale (Anche se il Colle smentisce che tra oggi e i prossimi giorni sia attesa una sua visita a Castel Porziano, dove Napolitano sta trascorrendo le vacanze), a Marcello Dell’Utri — con il quale si è riappacificato dopo l’esclusione dell’ex manager di Publitalia dalle liste elettorali — arrivando a Ennio Doris e Fedele Confalonieri, che hanno un occhio costantemente puntato sulle aziende e puntano sul basso profilo per mettere al riparo i titoli azionari da possibili scossoni.
P. Salvatori
(da “Huffingtonpost“)
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