GRILLESCU PASSA ALLA PULIZIA ETNICA: “PRONTI A UN’ESPULSIONE CUMULATIVA”
“SI SONO RIDOTTI A INDIRE MANIFESTAZIONI A SOSTEGNO DEL LEADER, COME IL PDL CON BERLUSCONI”
Raccolgono le interviste scomode.
Guardano con sospetto i movimenti di Pippo Civati e Sonia Alfano.
Additano “quelli che parlano con i giornalisti”.
E si preparano a uno showdown che potrebbe arrivare già all’inizio della prossima settimana. La nuova parola d’ordine dei “talebani” a 5 stelle — ispirata dall’ormai malcelato malumore di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio — è «stanarli tutti insieme».
Si rendono conto che mandar via uno a uno i “dissidenti”, le persone accusate di fare del male al Movimento con le loro critiche, sarebbe uno stillicidio difficile da spiegare.
Così, pensano a una cacciata collettiva.
Come fare è presto detto.
Entro il fine settimana tutti i deputati dovranno rendicontare quel che hanno speso dei loro stipendi, tenersi 5mila euro lordi di indennità (che ammonterebbero a circa 3200 netti), farsi fare un “cedolino-ombra” dal commercialista prescelto dal gruppo e restituire la parte dei rimborsi non spesa per esercitare il mandato.
Quel che gli uffici comunicazione di Camera e Senato stanno cercando di organizzare è un «Restitution day», sulla scia di quelli già fatti a livello regionale.
«A quel punto i dissidenti verranno fuori», dice un deputato ortodosso, certo che si tratti di una «questione di soldi».
Ma c’è un’altra arma, nel caso in cui lo spettro della rendicontazione e degli scontrini controllati uno a uno non bastasse.
Un dossier sulle uscite contrarie «all’etica del Movimento».
«Abbiamo raccolto le interviste di tutti quelli che negli ultimi giorni, nonostante avessimo chiesto in assemblea di non farlo, hanno continuato a rilasciare dichiarazioni non sulle cose di cui si stanno occupando, ma sul Movimento e i suoi presunti problemi. Presto le tireremo fuori».
La “lettera scarlatta” è già passata dalle vesti di Adele Gambaro (sulla cui sorte la Rete dovrebbe decidere nel fine settimana) a quelle di Paola Pinna.
La deputata sarda — di cui già tre giorni fa Andrea Colletti aveva chiesto l’espulsione via e mail — è additata per tutto il giorno come «la prossima ».
Per il «clima da psicopolizia» di cui ha parlato a Piazzapulita, per le dichiarazioni rilasciate sulla scarsa democrazia del Movimento.
Sotto osservazione però sono in tanti. Il più arrabbiato per come sono andate le cose all’assemblea — era ieri Tommaso Currò. Un fiume in piena perfino alla buvette: «Vogliono cacciarci in massa? Sono metodi che mi ricordano il fascismo, e l’ho detto in tempi non sospetti, che continuando così è lì che si arriva. Alla riunione è prevalsa la logica del branco: è facile, quando sei nel branco, sbranare una persona squisita, splendida, come Adele. L’ho chiesto: metteteci la faccia, il voto sia nominale. Non hanno avuto il coraggio, così come non hanno voluto lo streaming, nè che io filmassi chi alzava la mano per mandarla via».
Non ha paura di essere cacciato, Currò, «mi dispiace solo che non posso lavorare di più, che non riesco a fare di più qui dentro per questo Paese anche per colpa di queste cose».
Non giustifica chi si è astenuto, o non ha partecipato alla riunione: «Non hanno la schiena dritta neanche quando si tratta di difendere un principio costituzionale da una gogna degna del Medioevo ».
Alessio Tacconi è più cauto, ma certo che «siamo entrati tutti lì sapendo quel che avremmo votato. Ora dicono che se lei fosse rimasta le cose sarebbero potute andare meglio, ma non è così. Era tutto deciso».
Adriano Zaccagnini, silenzioso da giorni, dice solo che è «una cosa tristissima. Comincia il walzer delle espulsioni. Sono usciti fuori gli istinti più animali».
E il senatore Lorenzo Battista si limita a una battuta: «Rischiamo di sembrare il Grande Fratello, ogni settimana una nomination».
Ironie a parte, la Rete è scatenata. I dialoganti ne sanno qualcosa.
Lo sa anche l’europarlamentare europea Sonia Alfano, accusata di «compravendita morale» e per questo attaccata dai fan di Grillo su Internet.
«Li stanno fomentando, ho già depositato a chi di dovere una serie di messaggi che mi sono arrivati, auguri di morte per me e per i miei figli. Ma io non faccio nient’altro che rispondere a chi mi chiama, e non smetterò. Se non capiscono che devono ripartire, e trovare modalità nuove per stare lì dentro, continueranno a perdere pezzi. È un problema loro, che si sono ridotti a indire manifestazioni a sostegno del leader. Come il Pdl con Berlusconi».
Annalisa Cuzzocrea
(da “la Repubblica”)
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