GRILLO, FUORI ALTRI DUE: PROTESTA SOTTO CASA E LUI CHIAMA LA POLIZIA
ARTINI SI METTE IN MACCHINA CON ALTRI PARLAMENTARI E VA A MARINA DI BIBBONA: “DEVE DIRMELO IN FACCIA”… DIVERSI MILITANTI PRESIDIANO LA VILLA, LUI CI PARLA, MA NON PARE CONVINCERLI
“Voglio che abbia almeno il coraggio di dirmelo in faccia. Io dormo lì fuori, se non ci parla aspetto domattina. Io non sono un pavido, vado fino in fondo. Io voglio tornare a casa pulito”.
Sono quasi le 20 e Massimo Artini sta guidando sulla via Aurelia. Direzione Bibbona, Livorno, buen retiro di Beppe Grillo.
Cinque minuti prima, il blog del fondatore M5S lo ha cacciato dal Movimento. Espulso, senza nemmeno che l’assemblea dei parlamentari avesse modo di decidere che lui e Paola Pinna, deputata sarda dal destino identico, andavano buttati fuori dal gruppo.
Così vorrebbe il regolamento: prima ci si scanna tra eletti (con diritto di difesa), poi parla la Rete.
Ma stavolta la forma salta. “Non rendicontano da nove mesi”, li accusano i vertici Cinque Stelle. “Un’esecuzione sommaria”, rispondono loro.
Poco importa che i soldi li abbiano restituiti, anche se non hanno voluto renderlo pubblico sul sito ufficiale.
Conta di più, evidentemente, che Pinna e Artini nei giorni scorsi abbiano chiesto a Grillo e Casaleggio un mea culpa dopo il disastroso risultato delle elezioni regionali. Il sondaggio aperto ieri mattina si chiude dopo otto ore. Votano quasi in 28mila. Finisce con il 70 per cento favorevole alla cacciata.
È così che sei deputati, di certo non tra i dissidenti storici, si sono messi in macchina verso Bibbona.
Assedio alla villa del capo: Massimo Artini, Marco Baldassarre, Tatiana Basilio, Federica Daga, Silvia Benedetti e Gianluca Rizzo. Un loro collega, Samuele Segoni, toscano come i primi due, era già fuori dalla villa ieri pomeriggio.
Con lui, una cinquantina di attivisti. Ma dalle finestre della tenuta vista mare, Grillo si è sentito minacciato. E ha chiamato la polizia.
C’è voluto un po’ per potersi avvicinare al campanello: “Gli abbiamo spiegato chi eravamo — racconta il deputato Segoni — È venuto al cancello e ci ha parlato da lì”. Scarsi risultati: “Sembrava un dialogo tra sordi — insiste Segoni — Ripeteva il solito canovaccio: ‘C’è un 20 per cento che sapevamo di perdere, ci sono dei pezzi di merda…’ Sembrava di sentirlo parlare dal palco, non sapeva di cosa stavamo parlando”.
Quando alle 8 di sera arrivano gli altri sei, ci vuole un’ora perchè Grillo si decida ad aprire. Un’ora di attesa e di rabbia. “Se ci stiamo suicidando, ce lo deve dire in faccia. Ormai Beppe sembra lobotomizzato, siamo qui per svegliarlo”, si infuria il deputato Marco Baldassarre.
È fuori dalla grazia di Dio, perchè “ci siamo fatti un mazzo così, ci abbiamo creduto e sul blog, anzichè spiegare quello che proviamo a fare, parlano dell’omicidio Matteotti. Chi c’è dietro? Chi comanda? Chi è che lo permette?”.
Parole inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Perchè quelli che accerchiano la villa, sono parlamentari a cui mesi addietro era impensabile scucire una critica ai leader. Artini, per dire, è stato il “responsabile” informatico del gruppo per mezza legislatura (salvo poi venire accusato di aver creato un portale “parallelo”): ogni lunedì pomeriggio, era a Milano per riunioni operative con Casaleggio.
Baldassarre e Segoni gli hanno già promesso: “Si è iniziato insieme e si finisce insieme”.
Ma al di là delle eventuali dimissioni solidali, il sospetto che presto verrà messa all’indice anche il resto della pattuglia che non rendiconta sul sito ufficiale è più che fondato.
Sono una ventina e da settimane chiedono chiarimenti su quel portale (http://www.tirendiconto.it  ) dove dovrebbero pubblicare entrate e uscite. In assenza di risposte, si sono arrangiati da soli, comunicando le note spese sulle loro pagine web personali.
Prendiamo Paola Pinna: gli ultimi due bonifici portano la data del 5 novembre: 5.323,8 alla Caritas sarda per alluvione 2013 e 4.878,28 al Bilancio dello Stato, soldi risparmiati da luglio a settembre 2014.
Che si adombri l’ipotesi che sia una che si tiene il malloppo, la infastidisce parecchio. Soprattutto se le sue cifre vengono messe a paragone con quelle di alcuni fedelissimi M5S.
Per dire, Riccardo Nuti (che ieri tuonava: “Se io faccio un bonifico, esempio, da 2000 euro ma dovrei farlo da 6000 euro vuol dire che prendo per il culo”) nel trimestre che va da aprile a giugno ha restituito, oltre alla parte di indennità mensile, rimborsi solo per 2.210,67 euro.
Alle 22.30 l’assedio alla villa non è ancora finito. I deputati sono dentro, al cospetto del leader. Fuori, il gruppo di attivisti che è rimasto in attesa, è stato fatto indietreggiare.
Stanno lì, a metà strada tra l’asfalto e la sabbia.
Per fortuna qualcuno si era portato le torce.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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