“GRILLO HA L’OBBLIGO DI DICHIARARE QUANTO GUADAGNA”: IL SEGRETO DEL 730 DEL TESORIERE GRILLO
SEL SCRIVE A GRASSO, RICHIESTA RESPINTA, MA UN EMEDAMENTO POTREBBE COSTRINGERE GRILLO A PRESENTARE LA DICHIARAZIONE
“Caro Piero Grasso, Beppe Grillo è il tesoriere del M5s e, in quanto tale le deve presentare la propria dichiarazione dei redditi, in caso contrario lo devi diffidare”.
“Gentile onorevole, non sono io la persona giusta a cui scrivere, e comunque senza uno Statuto comunicato al Senato, non è possibile formalmente indicarlo come tale”.
Lo scambio di missive avvenuto la scorsa settimana tra Sel e la presidenza del Senato è pressappoco riassumibile come sopra.
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna fare un passo indietro.
Una decina di giorni fa, a Montecitorio, prende la parola il grillino Riccardo Fraccaro. Spara a zero sulla riforma del rimborso pubblico ai partiti e chiosa: “Ladri”.
La cosa a quelli di Sel non va proprio giù, ma, sul momento, finisce lì.
Fino a quando Sergio Boccadutri scopre un incrocio di norme che, a suo avviso, metterebbero in crisi il Movimento stellato proprio sul fronte tanto a lui caro: quello della trasparenza.
Un po’ per motivi ‘personali’, essendo il tesoriere del partito di Nichi Vendola, un po’ perchè ha seguito da vicino l’iter della legge sul finanziamento, Boccadutri fa una scoperta: Grillo, secondo lo statuto pubblicato dall’Huffpost, risulta anche il tesoriere della sua creatura.
Non viene definito esplicitamente come tale, ma, oltre alla “rappresentanza politica e giuridica”, gli spettano l’amministrazione e gestione dei fondi dell’Associazione.
E, secondo due leggi italiane (una del 6 luglio 2012, l’altra, richiamata dalla prima, del 5 luglio 1982) i tesorieri devono comunicare al Parlamento la propria “situazione patrimoniale e reddituale”.
Così l’onorevole di Sel ha preso carta e penna: “come Ella certamente saprà i senatori e i deputati eletti sono tenuti a rendere alla Camera di appartenenza dichiarazioni circa la propria situazione reddituale. Si tratta di un obbligo di trasparenza nei confronti degli elettori […] Tale obblighi sono stati estesi dalla legge, anche a coloro che svolgono funzioni di tesoriere dei partiti o dei movimenti politici”.
Alla luce di ciò, considerato il fatto che se i tesorieri non risultano eletti le dichiarazioni devono essere presentate alla presidenza di Palazzo Madama, Boccadutri avanza una domanda: “Con la presente, dunque, Le chiedo se il signor Giuseppe Grillo vi abbia allo stato provveduto e, in caso contrario, se Ella ritenga di dover diffidarlo formalmente ad adempiere”.
Passano tre o quattro giorni, lo staff di Grasso si interroga su come rispondere in punta di diritto.
Alla fine la richiesta del deputato vendoliano viene rigettata. Sulla base di una duplice considerazione: “In primo luogo, il Senato non ha ricevuto copia di alcuno statuto o atto costitutivo del “Movimento 5 stelle”, dal quale si possano evincere le cariche di rappresentante o di tesoriere, nè ha il potere, in base alla normativa vigente, di pretenderne la trasmissione o il deposito”.
Senza indicazione formale di chi sia il tesoriere, in pratica, il Senato si dichiara impossibilitato a individuarlo d’ufficio.
C’è un secondo aspetto nel niet: “In secondo luogo, in materia di anagrafe patrimoniale, la stessa legge n. 96 del 2012 non indica l’Autorità competente a richiedere l’applicazione delle disposizioni sulla pubblicità della situazione patrimoniale e reddituale ai tesorieri dei partiti, nè è possibile desumerlo in via analogica,”.
La legge stessa non è chiara nell’individuare in Grasso il depositario di tale competenza.
Partita chiusa? Forse. Ma forse no.
Nella revisione della legge sui rimborsi pubblici, alla Camera è comparso un emendamento (alll’articolo 12) — firmato da Boccadutri, ma non solo da lui — che aggiusta la legge con una formulazione che sembra calibrata appositamente per costringere l’ex comico a presentare gli incartamenti a Palazzo.
Lo riportiamo integralmente:
La disposizioni di cui alla legge n. 441 del 1982 (dichiarare pubblicamente la situazione reddituale e patrimoniale n.d.r.) si applicano ai soggetti che svolgono le funzioni di tesoriere dei partiti o dei movimenti politici, o funzioni analoghe, che hanno ottenuto almeno un rappresentante eletto al Senato della Repubblica o alla Camera dei Deputati. Qualora i soggetti di cui al comma precedente non ricoprano le cariche di cui all’art. 1 della legge n. 441 del 1982, le dichiarazioni di cui ai numeri 1 e 2 del primo comma dell’art. 2 della legge n. 441 del 1982, sono depositate all’ufficio di presidenza del Senato della Repubblica, per tutta la durata della legislatura cui il partito o il movimento ha ottenuto eletti.
Il ruolo di Grillo, non formalmente tesoriere, può essere ben riassunto in quel “o funzioni analoghe”, e il ruolo della presidenza del Senato, in caso di ‘tesoriere non eletto’ viene meglio inquadrato.
Senza contare, poi, che l’articolo 5 è imperativo sul fatto che “nei siti internet dei partiti politici e in un’apposita sezione del portale internet ufficiale del Parlamento sono pubblicati i relativi statuti”.
Insomma, quando la legge sarà votata anche dal Senato ed entrerà in vigore, dovrebbero cadere gli impedimenti avanzati da Grasso e dal suo staff.
La possibilità viene delineata proprio dall’ex magistrato: “Proprio per sopperire a tale lacuna, la Camera dei deputati, ha approvato quell’emendamento. Tale testo dovrà ora passare all’esame del Senato in seconda lettura, e naturalmente potrà essere ulteriormente approfondito”.
Un approfondimento che potrebbe piacere poco al leader stellato.
(da “Huffingtonpost“)
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