“HA CHIUSO A CHIAVE E SI E’ SBOTTONATO”: CHIETI, I VERBALI CONTRO L’ASSESSORE UDC
CHIUSE LE INDAGINI PER CONCUSSIONE E VIOLENZA SESSUALE A CARICO DI IVO D’AGOSTINO: CHIEDEVA PRESTAZIONI SESSUALI A RAGAZZE MADRI DISOCCUPATE CHE CERCAVANO UNA CASA POPOLARE
“Ha posato la chiave sulla scrivania e si è sbottonato i pantaloni”. A parlare è la donna che accusa di violenza sessuale l’assessore comunale alla Sanità , politiche della casa e protezione civile di Chieti, Ivo D’Agostino (Udc).
Si tratta di uno dei passaggi più difficili e dolorosi raccolti dal pubblico ministero Lucia Anna Campo. “E’ successo che l’assessore si è avvicinato, io stavo seduta su una sedia abbastanza bassa, altezza vita, l’assessore si è sbottonato e mi ha… sventolato… il suo pene davanti alla faccia in qualunque modo, mi ha messo le mani dentro la maglia, mi manteneva la testa…”.
L’Abruzzo continua a far parlare di sè.
Dopo il caso della donna che ha condiviso la camera d’albergo con il presidente della Regione Gianni Chiodi a spese dei contribuenti, e quello dell’ex assessore regionale alla Cultura De Luigi Fanis che con la segretaria-amante aveva sigillato un contratto d’amore col numero degli incontri mensili, ora è la volta della cosiddetta “politica di periferia”.
Dai verbali redatti dalla procura di Chieti appare chiaro l’imbarazzo della donna nel raccontare le presunte molestie dell’allora assessore comunale, l’esitazione nel riferire certi particolari, ma anche la determinazione nel cercare giustizia.
Si tratta di una donna italiana sola, con figli piccoli da crescere e senza un lavoro. Tutte le speranze riposte in quella graduatoria per un alloggio popolare, in cui è iscritta dal 2009.
E’ una delle sette donne ad aver denunciato il comportamento dell’ex assessore alle Politiche della casa (si è dimesso nell’agosto del 2013 a seguito dell’inchiesta “Sex for house”), cinque di queste hanno confermano le accuse davanti al gup Paolo Di Geronimo.
E’ una storia di ricatti, in cui le vittime vivono nel disagio e nelle difficoltà economiche, spesso con figli a carico, disoccupate o con lavori precari.
E il bisogno assoluto di una casa che le porta nell’ufficio dell’assessore.
E’ lui che ha in mano le chiavi virtuali di quella porta dietro cui è possibile ricominciare.
Ma dai loro racconti la speranza si intreccia con la sopraffazione e l’oltraggio.
Un quadro a tinte fosche, in cui la necessità di un tetto diventa l’arma per sfruttare la situazione a proprio favore.
Una porta che si chiude alle loro spalle, parole spinte, palpeggiamenti, mani sotto la camicetta e nelle parti intime.
Secondo il pm, le donne venivano ricattate dall’assessore che le costringeva a contatti di natura sessuale, all’interno del proprio ufficio, lì dove avrebbe dovuto svolgere le sue funzioni istituzionali.
Pochi giorni fa, la chiusura delle indagini per concussione e violenza sessuale
Melissa Di Sano
(da “il Fatto Quotidiano”)
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