“HO I NUMERI, FORZA ITALIA E’ MIA”: IL CAVALIERE SFIDA ALFANO
CONSIGLIO NAZIONALE ANTICIPATO AL 16 NOVEMBRE E VERDINI LO RASSICURA: “L’80% È CON NOI” (SPERANDO CHE PER UNA VOLTA ABBIA FATTO BENE I CONTI)
Ancora guerra di posizione, in attesa dell’esplosione finale. Con una sola certezza, partorita dalla giornata di ieri.
L’accelerazione impressa da Silvio Berlusconi al consiglio nazionale del Pdl che darà vita a Forza Italia e alla scissione tra lealisti e governisti.
Non più l’8 dicembre, ma tra due settimane a Roma, probabilmente all’Auditorium di via della Conciliazione.
Sabato 16 novembre, questa la data. Il resto sono riunioni e trattative a oltranza, al di là di minacce e polemiche tra i due schieramenti.
Il Condannato prima ha visto, all’ora di pranzo, i falchi Verdini, Bondi e Fitto, poi in serata, dopo due giorni di grande gelo, ha ospitato Angelino Alfano, l’ex segretario senza quid.
In mezzo, appunto, c’è stato l’annuncio del consiglio nazionale con il contorno delle solite anticipazioni di alcune dichiarazioni di B. tratte dal prossimo tomo vespiano. Propaganda pura con citazione di De Gregori: “Non c’è niente da capire, con il voto palese la sinistra ha fatto un autogol, ma non è finita, la partita è lontana dal fischio finale e la sentenza sarà ribaltata”.
IL Cavaliere è un ossimoro di umori: ostenta una disperata sicurezza.
Ad alimentargliela sono stati soprattutto i numeri che gli ha mostrato Verdini a pranzo: “Silvio, abbiamo l’80 per cento dei consiglieri nazionali, il partito è nostro. Guarda qui, regione per regione”.
E giù l’elenco delle adesioni. Di qui la nota berlusconiana diffusa in serata, dal marcato sapore elettorale: “Alle prossime elezioni saremo maggioranza” .
Di conta in conta, al Senato 27 senatori alfaniani hanno chiesto al presidente dell’assemblea Piero Grasso di non tenere conto delle decisioni della giunta per le immunità sul voto palese.
I lealisti, però, confidano nei centristi montiani anti-Letta e anti-Casini per far fallire il tentativo di governo tra Pd e scissionisti. Scenari, voci, ragionamenti. Che si complicano ancora di più, ascoltando la versione dei ministeriali sulle trattative in corso tra le anime: “Berlusconi non vuole rompere e sa che la decadenza è comunque un processo irreversibile, a prescindere dall’aula. Eppoi se sono così sicuri sui numeri perchè stanno facendo questo pressing per mantenere l’unità ?”.
Ecco, invece, un falco autorevolissimo, a microfoni spenti: “Alfano per rimanere vuole fare il segretario di Forza Italia e arrivare con il governo al 2015: è impossibile”.
Anche per questo, gli ultimatum sulla legge di stabilità e la tassazione della casa sono il classico specchietto per le allodole.
Tutto si gioca sul destino personale del Condannato e il 16 novembre questa sarà la partita.
Sempre che non venga anticipata la decadenza nell’aula di Palazzo Madama. A Palazzo Grazioli circola anche questa ipotesi: “Martedì Grasso fa una nuova riunione dei capigruppo e potrebbe indire il voto prima del 22 novembre. La verità è che Grasso vuole succedere a Letta come premier, a capo di un esecutivo sostenuto da Pd e grillini”.
È chiaro che i falchi spingono per ogni mossa che faccia precipitare la situazione e rivoluzioni gli equilibri della destra padronale del Cavaliere.
Il nodo principale resta sempre la scelta che farà Alfano. Lascerà gli scissionisti oppure li guiderà ? In queste ore sono tante le telefonate di alcuni lealisti ai loro ex amici governisti, con una supplica ben precisa: “Cercate di parlare con Angelino, convincetelo a non rompere”.
Le colombe sono convinte di avere un punto di forza: le divisioni nel campo opposto. “Berlusconi non ha un numero due vero. Fitto, per il Cavaliere, non ha i numeri mentre Verdini ha tutti contro”.
Ecco perchè Berlusconi percorre un doppio binario.
Da un lato aumenta la pressione con l’anticipazione del consiglio nazionale. Dall’altro moltiplica e fa moltiplicare gli appelli all’unità .
La scissione c’è ma ancora non si vede. La trattativa è una guerra di posizione che si evolve ora dopo ora.
Senza dimenticare che una spaccatura del Pdl a lungo andare indebolirà comunque il premier Letta (che ieri ha visto Alfano).
Fronteggiare un’opposizione fatta da Berlusconi, Grillo e renziani non garantisce affatto il traguardo del 2015.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply