“I CASALESI COLPITI SOLO GRAZIE ALLE INTERCETTAZIONI”
IL PM DEL POOL ANTICAMORRA DI NAPOLI: “SOLO METTENDO SOTTO CONTROLLO I TELEFONI ABBIAMO PRESO LATITANTI E KILLER”…”FAR CONOSCERE ATTRAVERSO I MEDIA LA CRUDELTA’ DEI LORO CRIMINI, FA MATURARE LA COSCIENZA CIVILE”
Casal di Principe, 17 novembre 2010.
Nel cuore di Gomorra, in una villetta appena ristrutturata, c’è una famiglia che aspetta visite.
L’ospite che sta per arrivare si chiama Antonio Iovine, è soprannominato il “Ninno” e le forze dell’ordine gli danno la caccia invano da quattordici anni.
All’interno di quella abitazione Iovine si sente al sicuro. Quella sera però le cose vanno diversamente.
Mentre su Casal di Principe piove a dirotto, la casa viene circondata dalla polizia che aveva sotto controllo i telefoni del cerchio più ristretto di fiancheggiatori del “Ninno”.
E la fuga del padrino, quattordici anni dopo, finisce lì.
“La cattura di un latitante è sempre fondata prevalentemente sulle intercettazioni ambientali e telefoniche – spiega Antonello Ardituro, pm del pool anticamorra a Napoli e vice presidente nazionale dell’Anm che coordinò personalmente quell’operazione – ma forse la cattura di Antonio Iovine rappresenta l’episodio più emblematico”.
Come andarono le cose quel giorno?
“Insieme alla polizia giudiziaria stavano lavorando da tempo, e con grandi sacrifici, alle ricerche di un esponente apicale del clan camorristico dei Casalesi come Antonio Iovine. Avevano utilizzato tutti gli strumenti, comprese una serie di intercettazioni. Come spesso accade, le conversazioni apparivano in molti casi insignificanti. Si parlava di episodi di vita comune che sembrano inutili per le nostre indagini. Invece, nelle ore precedenti la cattura, qualcosa cominciò a muoversi”.
Perchè?
“Si discuteva di una cena da preparare, di un panettone da acquistare. Di una stanza da letto che doveva essere sistemata. Quello spunto si rivelò determinante per collegare gli altri elementi che avevamo acquisito dalle investigazioni condotte sul territorio con i metodi più tradizionali. Ci rendemmo conto che in quella casa si doveva ospitare una persona estranea al nucleo familiare. Una persona importante che non si poteva nominare. Capimmo di non avere più tempo da perdere. Ed entrammo in azione”.
Senza le intercettazioni come sarebbe andata?
“Forse avremmo individuato ugualmente quell’abitazione. Ma di sicuro saremmo arrivati tardi e Iovine sarebbe scappato ancora una volta”.
Le vengono in mente altri episodi dai quali si può desumere l’importanza delle intercettazioni nella lotta alla criminalità organizzata?
“Stiamo parlando dello strumento investigativo più importante di cui dispone il pubblico ministero insieme alle dichiarazioni del collaboratori di giustizia. Tutte le indagini di maggior rilievo, non solo quelle di mafia o camorra, si muovono in un contesto omertoso dove è difficile acquisire elementi di prova. Penso alla corruzione, agli omicidi, le violenze sessuali e a tutti gli altri reati di allarme sociale, omicidi compresi. Si potrebbero citare tanti episodi, dunque. Anche nelle indagini sul clan dei Casalesi”.
Ad esempio?
“Senza le intercettazioni non saremmo riusciti a porre fine tempestivamente alla stagione di omicidi scatenata nel 2008 dal gruppo del clan guidato da Giuseppe Setola che si macchiò, fra gli altri episodi, anche della strage di Castel Volturno costata la vita a sei inermi immigrati ghanesi. E anche la cattura di Setola sarebbe stata impossibile senza le intercettazioni”.
La riforma potrebbe colpire non solo lo strumento investigativo ma anche la pubblicazione delle intercettazioni da parte dei mezzi di comunicazione.
“La nostra posizione su questo punto è chiara: ci deve essere un’udienza di filtro che consenta di verificare quali intercettazioni siano rilevanti e quali debbano invece essere distrutte. Ma ciò che poi rimane nel processo può e deve essere pubblicato. Venire a conoscenza di quanto accade, ad esempio della crudeltà con la quale vengono commessi alcuni reati, contribuisce a far maturare la coscienza sociale e civica dell’opinione pubblica”.
Dario del Porto
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