I DESTRONZI DE’ NOANTRI, CHE HANNO BRINDATO AL TRIONFO DI TRUMP, SI ACCORGERANNO PRESTO DI AVER FESTEGGIATO UNA VITTORIA DI PIRRO
LA POLITICA ESTERA SARÀ LA DISCRIMINANTE DI QUEL POPULISMO TRUMPIANO CHE HA SEDOTTO MINORANZE ETNICHE E CLASSE LAVORATRICE: “L’UNIONE EUROPEA CI STA DERUBANDO NEGLI SCAMBI COMMERCIALI E NOI LA DIFENDIAMO CON LA NATO”
Per uno che ha sadicamente strumentalizzato la famiglia, allontanando la moglie Melania, la figlia Ivanka col genero Kushner, il rampollo Baron, per non parlare dei “compagni di viaggio” (da Mike Pompeo a Nikki Halley) gettati via come kleenex usati, usare e abusare di colui che gli ha messo a disposizione la potenza propagandista di un social (X) per la riconquista della Casa Bianca non sarà un problema.
La sbandierata presenza di Elon Musk alla telefonata di Trump con Zelensky è avvenuta solo perché il prossimo presidente degli Stati Uniti aveva bisogno della presenza del ketaminico sudafricano naturalizzato americano che vuole occupare Marte: “The Donald” doveva dare una “carota” al premier ucraino, in attesa di rifilargli future “bastonate”.
Infatti, su input del Trumpone, presa la cornetta, Musk ha dovuto rassicurare l’ex comico che, dall’alto dei cieli, i satelliti della sua StarLink continueranno, “senza problemi”, a mandare avanti le comunicazioni dell’Ucraina.Le “bastonate” trumpiane per l’impaludato Zelensky arriveranno quando Putin sarà disponibile a una trattativa per chiudere la guerra.
Cosa che accadrà solo una volta che “Mad Vlad” avrà portato a termine la conquista di un’altra fetta del territorio ucraino (operazione già in atto nella regione di Kursk, occupata dai militari di Kiev, con 50mila soldati, di cui 20mila nordcoreani che rischiano la vita al posto di quelli russi, evitando così di perdere troppi consensi in patria).
La politica estera sarà la discriminante di quel populismo trumpiano che ha sedotto la classe lavoratrice e le minoranze etniche americane
E la politica estera sarà affilata come una ghigliottina: oltre ai dazi alla Cina e ai prodotti europei, calerà sugli onerosi aiuti militari e finanziari all’Ucraina, il 60 per cento dei quali sono sganciati dagli Stati Uniti (prima di girare i tacchi, Biden ha annunciato “un nuovo pacchetto di sicurezza di 425 milioni di dollari”), il restante è a carico dell’Unione Europea.
Seduto alla Casa Bianca, Trump aspetta solo di ricevere il sicuro no di Zelensky alle soluzioni di pace che saranno imposte da Putin (cioè: riprendersi Crimea e parte del Donbass), per chiudere il rubinetto degli aiuti all’Ucraina.
A quel punto, che farà una Unione Europea mai così disgregata? Troverà l’unità politica (e i soldi) per sostenere il paese invaso dalle truppe di Mosca?
Tutti i destronzi de’ noantri, che hanno brindato alla sua vittoria, si accorgeranno presto di aver festeggiato una vittoria di Pirro. E sarà interessante, con un alleato di governo trumpissimo come Salvini, assistere alle scelte di Giorgia Meloni.
Il camaleontismo della premier, sempre così pro-Biden e filo-Zelensky, davanti alle mosse di Trump, verrà messo a dura prova: la Ducetta alle vongole starà con l’Europa di Ursula o con l’America di Donald?
Terza via non c’è: il Tycoon col ciuffo trapiantato ha sempre sottolineato durante la sua campagna elettorale che dell’Europa se ne fotte. Peggio: la vuole fottere. Lo squaderna un pezzo dell’Ansa. In un recente comizio in Pennsylvania, improvvisando perfino un’imitazione di Angela Merkel con tanto di accento tedesco, Trump ha tuonato: “Vi dirò una cosa, l’Unione Europea sembra così carina, così adorabile, vero? Tutti quei bei paesini europei che si uniscono…”. Ma “non prendono le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti. No, no, no, dovranno pagare un prezzo elevato”, ha detto rilanciando il suo ‘Trump reciprocal trade act’ che prevede di imporre una tariffa del 10% sulle importazioni da tutti i Paesi e dazi del 60% sulle importazioni dalla Cina. Del resto – aveva già accusato una settimana prima – ai suoi occhi l’Ue è una “mini Cina, non poi così mini”.
Le spese per la difesa sono l’altro atto di accusa di Trump verso i Paesi europei: l’Ue si “approfitta di noi” negli scambi commerciali” e “noi li difendiamo con la Nato: dovrebbe pagare quanto noi per l’Ucraina”, ha detto nei mesi scorsi, arrivando a minacciare di escludere dalla protezione dell’articolo 5 quegli alleati che non pagano abbastanza per la Nato, suo storico mantra antieuropeo.
All’inizio dell’anno il tycoon raccontò anche di quando disse ai leader dell’Alleanza che avrebbe addirittura “incoraggiato” la Russia a “fare quello che diavolo voleva” ai Paesi che non avevano pagato il dovuto. La Nato “è più importante per loro che per noi. Noi abbiamo un bellissimo oceano che ci separa” dai problemi. “Il giorno dopo – assicurò – miliardi e miliardi di dollari erano stati versati”. L’ultima stoccata: “L’Europa sembra così carina, ma ci sta derubando. Pensano che siamo stupidi”.
Dall’alto della potenza di fuoco americana, Trump, coadiuvato dal vice Vance ha il coltello dalla parte del manico e preferisce un ricattatorio bilateralismo: trattare con i singoli stati, costringendoli alle sue condizioni. E a rimetterci saranno i paesi più deboli come l’Italia, zavorrata dal più mostruoso debito pubblico europeo, che esporta ogni anno negli Usa prodotti per quasi 67 miliardi di euro (e ne importa 25, per un saldo commerciale positivo di 42 miliardi)
Vedrete, quanto la Melona rimpiangerà la democrazia liberale degli Obama, Clinton, Biden…
(da Dadoreport)
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