I NUOVI SCHIAVI: DAI CENTRI COMMERCIALI ALLE COMPAGNIE LOW COAST
SFRUTTATI E SENZA DIRITTI, DOVE SI FATICA IL DOPPIO, GLI STIPENDI SI RIDUCONO E LE GARANZIE SONO EVAPORATE
Ci sono i lavoratori Amazon che spostano pacchi a ritmi “infernali, pericolosi per la salute”. E raccontano dei “controllori” che monitorano ora per ora la loro produttività rimproverando pubblicamente i meno performanti.
Ci sono i piloti Ryanair senza ferie nè malattia, costretti a volare dopo pochissime ore di riposo per rispettare i turni, e l’operaio Fca che si è urinato addosso perchè i capi gli avevano impedito di andare in bagno.
Ma anche i dipendenti Lidl che raccontano una routine fatta di turni extra in cui però si lavora gratis e i rider del cibo a domicilio con retribuzioni a cottimo, senza alcuna tutela se si fanno male mentre pedalano sotto la pioggia o la neve per consegnare pizze e sushi.
Per non parlare degli operatori di call center: “Dobbiamo riuscire a riattaccare in meno di tre minuti e mezzo”, racconta un’operatrice.
Sono loro i protagonisti di Italian Job — Viaggio nel cuore nero del mercato del lavoro italiano (Sperling & Kupfer), libro-inchiesta di Maurizio Di Fazio, collaboratore de ilfattoquotidiano.it e delle testate del gruppo Gedi (ex Espresso).
Un racconto “delle viscere dell’Italia contemporanea, di un Paese che lavora anche il doppio o il triplo di prima per non perdere un posto non più fisso, e pazienza se gli stipendi si sono assottigliati (…) e sono evaporate in un batter di ciglia tutele e garanzie che si pensavano acquisite per sempre”. Tra “lavoratori della notte e di qualsiasi giorno festivo, nuovi operai-massa della logistica, addetti alle consegne delle merci e dei piatti che compriamo su internet, al servizio “esclusivo ma indiretto” di aziende e app multinazionali. Testimonianze della negazione dei diritti più banali e fisiologici, in catena di montaggio o alla cassa, come quello di andare in bagno”.
Da Mondo convenienza “ormai sono quasi tutti part time”, racconta una addetta alle vendite.
Peccato che a volte chi ha il part time venga chiamato al lavoro anche di domenica salvo rimandarlo a casa “dopo una o due ore” e scalargli lo straordinario, “nel senso che proprio non glielo pagano”.
Il sindacato “E’ una bestia nera. A un mio collega hanno promesso: “Se ti cancelli dal sindacato ti agevoliamo con i turni”. Siamo rimasti in pochi a essere iscritti”.
Non stanno molto meglio gli infermieri liberi professionisti, gli operatori socio-sanitari che arrivano a vedersi offrire meno di 2 euro l’ora, i giornalisti precari a duecento euro al mese..
Il capitolo sui supermercati aperti 24 ore su 24 e sui centri commerciali con le serrande alzate pure a Pasqua e Natale evidenzia come gli orari impossibili e la richiesta di disponibilità no stop vadano soprattutto a scapito delle lavoratrici donne. “Il 78% delle dimissioni convalidate dall’ispettorato del lavoro nel 2016 è stato di donne con figli”, ricorda Di Fazio. Che cita il caso della Puglia: la stragrande maggioranza delle 600 donne dal 2008 al 2016 hanno bussato all’ufficio della consigliera di parità pugliese Serenella Molendini ha lamentato che la causa della discriminazione o del licenziamento è stata la maternità . “Le aziende tendono a mettere subito le cose in chiaro: se hai figli, e soprattutto se stai per averne uno, non sei una lavoratrice gradita”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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