I PARTITI IN RAI NON TRAMONTANO MAI, CONTE INFURIATO PENSA AL BOICOTTAGGIO
MAGGIONI AL TG1, SANGIULIANO AL TG2, SALA AL TG3… CAMBIANO LE STAGIONI MA IL PRODOTTO NON CAMBIA
L’ex presidente Monica Maggioni alla direzione del Tg1, Simona Sala al Tg3, Gennaro Sangiuliano blindato al Tg2, Paolo Petrecca in quota FdI a RaiNews, e tutti i partiti in attesa che si riempiano le caselle finali delle 9 “super-direzioni” con pingui poteri di budget. In Rai cambiano le stagioni, ma il distillato sapiente del manuale Cencelli – si lamenta l’Usigrai, il sindacato interno – non tramonta mai. Trovato in extremis l’accordo complessivo che sblocca le nomine Rai in vista del cda di domani che dovrà ratificarle, ma che mal digerisce il metodo dei nomi usciti all’ultimo minuto.
Con i partiti più o meno contenti, ma ancora pazienti in vista della partita delle “direzioni di genere” (dove gireranno i soldi per i programmi). E il “dirigismo” rimproverato all’a.d. Fuortes per conto di Palazzo Chigi che si scontra con il sempiterno “partitone di viale Mazzini” e con le altrettanto longeve logiche della tv di Stato. Prima subendo il veto sugli esterni e poi distribuendo incarichi con il bilancino politico. Draghi però (insieme a Letta) mette nel carniere lo spazio in primo piano a tre donne: con Maggioni e Sala, viene promossa direttrice di RaiSport Sandra De Stefano.
Il borsino degli vincenti e degli sconfitti segnala che è andata bene al Pd: Andrea Vianello trasloca da RaiNews al Giornale Radio (più Radio1), da cui a sua volta Sala (gradita ai dem, apprezzata e promossa dai Cinquestelle, sintesi dello spirito giallorosso) sale sulla tolda del Tg3. Mentre Mario Orfeo passa da lì alla nuova (e ambitissima) direzione Intrattenimento, ovvero il coordinamento dei talk: una delle 9 “direzioni di genere” volute dal piano industriale di Salini, decise forse già entro fine novembre.
Attraversa gli scogli indenne la Lega, forte del patto di maggioranza che la stringe al governo. Salvini mantiene la direzione del Tg2 per Sangiuliano e lo blinda resistendo alle “pretese” di Giorgia Meloni per quella poltrona. Ma tiene anche Alessandro Casarin al TgR, la testata che coordina i notiziari regionali, preziosissima per le iniziative sul territorio care al partito del Capitano. In più, la speranza è ottenere una delle “superdirezioni” per Marcello Ciannamea.
FdI ottiene il vertice di RaiNews, ovvero la “stanza dei bottoni” da cui si diffondono le all news, proprio mentre Mediaset ha annunciato il ridisegno degli assetti dei suoi notiziari potenziando TgCom. Non è poco: una postazione strategica, destinata ad acquistare peso. Anche se Meloni avrebbe preferito la radio per Nicola Rao, su cui però non si è coagulato il consenso necessario, e ha dovuto ripiegare sulla promozione del vicedirettore di RaiNews Paolo Petrecca. Inoltre, il partito ha appena perso la strategica direzione Asset Immobiliari e Sedi Locali, con la messa “a disposizione” di Alessandro Zucca. Ed è ancora fresco lo sgarbo subìto (da Lega e Fi) con l’estromissione di Giampaolo Rossi dal cda. Tuttavia, Meloni non si scompone. Confidando, si racconta nei corridoi della tv di Stato, anche in una delle “direzioni di genere” a titolo di riparazione per l’unica forza di opposizione.
Chi viene catalogato come principale sconfitto è Giuseppe Conte, che si è opposto fino all’ultimo all’arrivo di Monica Maggioni al Tg ammiraglio, tentando di “salvare” Giuseppe Carboni, senza capire che in troppi gli avevano già voltato le spalle. Si è scontrato così non solo con i desiderata di Palazzo Chigi, ma anche con il sostanziale via libera all’ex presidente di viale Mazzini recapitato da Luigi Di Maio.
E, a cose fatte, il capo M5s attacca Rai e governo: “Noi fuori da nomine, ci chiediamo che ruolo ha giocato il governo. M5s non andrà più nei canali del servizio pubblico”. L’assenza di un’intesa, fuori e dentro un partito a due voci, fa sì che Carboni sia ancora in cerca di ricollocazione. Come Auro Bulbarelli, ex direttore di RaiSport appena sostituito dalla De Stefano. Domani il cda dovrà mettere il sigillo alle proposte dell’”uomo Fuortes”, come lo hanno ribattezzato nei corridoi aziendali, e lo farà in trasferta da Napoli. Dove il centro di produzione è agitato per timore di ridimensionamenti e dove da un quarto di secolo si gira la fortunata soap “Un posto al sole”. Quello che i partiti, alla fine, trovano sempre.
(da Huffingtonpost)
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