I PICCOLI LAVORATORI: NEL 2013 BEN 63.828 MINORI HANNO SUBITO UN INFORTUNIO
IL 9,19% DEL TOTALE DEGLI INCIDENTI DELL’ANNO
Vi è una perdurante distrazione nei confronti del dato, non sufficientemente pubblicizzato, del lavoro di minori sotto i 14 anni.
Secondo i dati Inail, nel 2013, 63.828 minori di 14 anni hanno subito un infortunio sul lavoro, il 9.19% di tutti gli infortuni di quell’anno: un numero pressochè stabile nell’ultimo triennio (ma aumentato rispetto al 2009), a fronte di una diminuzione in tutte le altre fasce di età .
Si tratta della punta di un iceberg, dato che questi bambini non avrebbero dovuto neppure lavorare, a norma di legge.
Piccole vittime di una guerra di sopravvivenza quotidiana. Ce ne saranno stati molti di più che hanno lavorato e lavorano senza subire infortuni o, peggio, senza che il loro infortunio sul lavoro sia stato denunciato come tale.
Bambini e ragazzi che non solo non hanno risorse adeguate per una crescita rispettosa dei loro bisogni, ma devono farsi carico precocemente della responsabilità di procacciare un reddito qualsiasi per la propria famiglia.
A fronte dell’aumento della povertà – dei minori, ma anche degli adulti – la legge di Stabilità sembra aver accantonato del tutto il progetto di messa a regime e ridefinizione della nuova social card, attualmente sperimentata in 12 grandi comuni e destinata a famiglie in condizione di povertà grave (3000 euro di Isee) con almeno un figlio minore e tantomeno l’introduzione di una vera misura di sostegno al reddito di chi si trova in povertà , a prescindere che abbia figli minori e dalla sua storia lavorativa.
Si è invece preferito, da un lato, aumentare di un poco il finanziamento della vecchia social card da 40 euro mensili, quella destinata agli anziani ultrasessantacinquenni e, di nuovo, ai bambini sotto i tre anni, dall’altro istituire un nuovo fondo di 45 milioni di euro per «buoni per l’acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari con un numero di figli minori pari o superiore a quattro in possesso di una situazione economica corrispondente a un valore dell’Isee… non superiore a 8.500 euro annui». Non è chiaro, peraltro, se si tratti di una nuova social card categoriale e chi e come l’amministrerà .
Proprio quando sarebbe necessario razionalizzare le risorse per renderne più efficiente ed efficace l’uso, nel settore del contrasto alla povertà si continua con la politica dei frammenti incomunicanti, nonostante la retorica delle riforme e dell’innovazione.
Chiara Saraceno
(da “La Repubblica“)
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