I RISCHI DEL VOTO SEGRETO
POSSIBILI CONVERGENZE FORZA ITALIA-MINORANZA PD SUL PREMIO DI LISTA
Un sistema che preveda, al posto dei capilista bloccati e delle preferenze per gli altri in lista come scritto nell’ultima versione dell’Italicum, un 25% di listino bloccato e un 75% di preferenze per tutti i partiti.
E, in più, la possibilità di apparentamenti di liste tra il primo turno e l’eventuale secondo turno (il ballottaggio previsto dall’Italicum scatta soltanto se la prima lista non supera il 40%).
A queste due modifiche all’Italicum renziano, o almeno alla prima di esse, la minoranza del Pd ha appeso quella che appare in queste ore la battaglia delle battaglie politiche.
Il ragionamento – ripetuto in più occasioni da autorevoli esponenti della minoranza a cominciare dall’ex leader Pier Luigi Bersani – è che con il sistema dei capilista bloccati le preferenze varrebbero solo per il primo partito (al momento appunto il Pd) mentre i partiti minori, che naturalmente eleggeranno meno deputati, avranno una rappresentanza fatta quasi completamente di eletti scelti dalle segreterie dei partiti e non dai cittadini.
A parte la maliziosa osservazione fatta la scorsa settimana dalla ministra per le Riforme Maria Elena Boschi che anche se ci fossero solo preferenze i candidati verrebbero comunque scelti dalle segreterie dei partiti, il ragionamento ha la pecca di non considerare che in presenza della possibilità di candidature multiple (elemento chiesto dal Nuovo centrodestra) il numero degli eletti con le preferenze sarà di una certa consistenza anche per i partiti minori.
Per il semplice fatto che il plurieletto, dovendo scegliere un solo collegio, lascerebbe gli altri ai candidati del suo partito che avranno preso più preferenze.
Ma hanno le loro ragioni Bersani e gli altri esponenti della minoranza a far notare che la maggiore presenza di “nominati” va a cadere proprio su quei partiti (al momento il Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega) che in diversa misura non hanno un meccanismo democratico di selezione delle candidature e della leadership.
Se a questo si somma il fatto che la riforma costituzionale prevede l’abolizione del Senato elettivo, per la minoranza si corre il rischio di avere un Parlamento fatto in gran parte da “nominati” (da qui,anche, la richiesta collaterale di cambiare il Ddl Boschi ora all’esame del Senato).
Tuttavia il sistema alternativo proposto non prevede le preferenze per tutti bensì il meccanismo del listino bloccato per il 25% e delle preferenze per il restante 75%.
Facile controbattere che sempre di “nominati” si tratta, anche se complessivamente in misura minore.
L’altra questione, quella degli apparentamenti tra liste, ha a che fare con una concezione diversa del partito.
Per la maggioranza renziana l’Italicum ha il pregio di esaltare la vocazione maggioritaria del Pd e di evitare di sottostare ai ricatti dei “cespugli”, per la minoranza va invece salvaguardata la possibilità di coinvolgere nella responsabilità di governo le formazioni a sinistra del Pd.
Ora il punto è capire su quali di queste modifiche potrebbe coalizzarsi nel segreto dell’urna una maggioranza trasversale in grado di ribaltare l’Italicum e mettere in seria difficoltà il governo.
Sul primo punto, quello della lotta contro i capilista, a ben vedere l’interesse è solo della minoranza del Pd, che con i listini bloccati potrebbe contrattare una quota fissa di suoi eletti (niente di scandaloso: è accaduto a parti invertite alle scorse elezioni).
I capilista bloccati sono stati imposti a suo tempo da Silvio Berlusconi e sono graditi anche ai centristi della maggioranza.
Bisogna poi tener conto che dal 2006, da quando cioè si è votato con il Porcellum, i parlamentari non sono più abituati a fare campagna elettorale. E per di più la campagna elettorale con le preferenze è molto costosa.
Diverso è il discorso sugli apparentamenti o sulla reintroduzione del premio alla coalizione invece che alla lista (su questo Fi ha già preannunciato emendamenti): è evidente che il premio alla lista e il divieto di apparentamenti favorisce il Pd e sfavorisce il centrodestra, che su questo punto potrebbe sommare i suoi voti a quelli della folta pattuglia della minoranza del Pd.
Vero è che il premio alla lista favorisce di contro il Movimento 5 Stelle, che non ha alleati, ma l’atteggiamento oppositivo e ostruzionistico dei grillini lascia intendere che saranno pochi tra loro a fare “giochini” nel segreto dell’urna.
Anche in base a queste considerazioni nelle prossime ore Matteo Renzi e i suoi prenderanno la decisione più politica di tutte: se mettere o no la fiducia sull’Italicum.
Perchè con la fiducia, va ricordato, decadono tutti gli emendamenti.
Emilia Patta
(da “il Sole24ore”)
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