IL BALLO IN MASCHERINA
LA LOMBARDIA ORA LA RENDE OBBLIGATORIA, BORRELLI DICE CHE LUI NON LA PORTA, NESSUNO CHE ASSICURI CHE IN REALTA’ CI SIANO PER TUTTI
Attilio Fontana obbliga tutti a mettersi la mascherina. Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli che dice che lui non la porta. Nessuno che assicuri una volta per tutte la copertura del fabbisogno italiano dei suddetti dispositivi, al punto che, non senza una nota polemica, invita a munirsi di “sciarpe e foulard” in mancanza di meglio e nonostante la temperatura vada di gran carriera mitigandosi, rendendo l’indicazione ai limiti del grottesco. E intanto medici, regioni e governo fanno filtrare la preoccupazione per la troppa gente in giro.
In Lombardia si potrà uscire solo con la bocca e il naso coperti da mascherine. L’inasprimento delle misure di distanziamento sociale disposto solamente sul territorio della Regione dal presidente Fontana arriva nel quadro della concessione da parte di Palazzo Chigi della proroga delle misure restrittive regionali, ma fa un passo avanti.
A livello locale è una prima risposta alla lettera che Beppe Sala e gli amministratori Dem hanno inviato negli scorsi giorni, mettendo in discussione la gestione dell’emergenza da parte del Pirellone.
A livello nazionale è un chiaro segno a chi, a Roma, spinge per una riapertura rapida, un segnale che chi governa il settentrione rema in direzione esattamente opposta.
Per capire il succo della storia bisogna però fare un passo indietro.
Venerdì sera Giuseppe Conte si siede dietro la scrivania del suo studio, in videoconferenza tutti i governatori. Non per il consueto punto di aggiornamento. La riunione è stata richiesta con una certa veemenza da Stefano Bonaccini, presidente Pd dell’Emilia Romagna.
Da capo della Conferenza delle Regioni ha accolto una serie di proteste, di colleghi del Nord, soprattutto, ma anche del Meridione, e ha mandato una lettera al premier, sottolineando come il paese “non ha bisogno di scelte unilaterali”.
Molti governatori si sono sentiti tagliati fuori dalla decisione di come e per quanto prolungare il lockdown, la stesura del Dpcm non era stata concordata.
Conte cerca di mediare, chiede un azzeramento delle polemiche e un’unità in un momento di crisi, in molti rumoreggiano.
Il punto di caduta si trova nella proposta di Nicola Zingaretti di istituire una cabina di regia per programmare e gestire la Fase 2, quella della riapertura. Ma, sotto la spinta del fronte del Nord, Conte concede anche un’allungamento delle misure locali ulteriormente restrittive. Quando si alza, pensa di aver disinnescato una mina.
Ma quando a Roma arrivano i dettagli della nuova ordinanza del Pirellone, si registra una fortissima irritazione.
Da domani e fino al prossimo 13 aprile, spiega la Regione Lombardia in una nota conformemente a quanto ci si aspettava, “restano in vigore le misure restrittive già stabilite per l’intero territorio lombardo lo scorso 21 marzo con ordinanza regionale”. In più, però, il nuovo testo di Fontana “introduce anche l’obbligo per chi esce dalla propria abitazione di proteggere sè stessi e gli altri coprendosi naso e bocca con mascherine o anche attraverso semplici foulard e sciarpe”.
Un componente dell’esecutivo allarga le braccia: “Uno fa tanto per mediare, per mettere tutti sulla stessa linea d’onda, e poi…”.
Non c’è una risposta secca, perchè, è la valutazione di chi lavora sul dossier, una polemica su questo aspetto non verrebbe capita.
“Certo – continua la stessa fonte di governo – non cade il mondo, il problema è squisitamente politico, una provocazione”. L’ennesima indicazione data in difformità rispetto a quelle di Roma provoca un certo fastidio a Palazzo, dopo che nelle rassegne stampa della mattina era già planato l’esplosivo titolo dell’intervista de La Verità a Fontana: “Erano già arrivati i militari per la zona rossa a Bergamo. Poi Conte ha cambiato idea”.
“Falsità pure”, spiega un parlamentare vicino al presidente del Consiglio.
Inutile tuttavia sollevare un caso, la confusione è tanta, la misura non impatta in maniera sostanziale, il fastidio viene confinato nelle stanze del governo. E’ dato mandato ad Angelo Borrelli e Franco Locatelli di rispondere.
“Io nemmeno la uso”, taglia corto il capo della Protezione civile. “Quel che è fondamentale è la distanza”, aggiunge. “Sono utili per prevenire il contagio”, concede il presidente del Consiglio superiore di sanità , “ma il distanziamento è la chiave” per arginare il coronavirus.
La conferma di aver evitato di alimentare un dibattito potenzialmente pericoloso arriva quando all’Adnkronos il noto virologo Fabrizio Pregliasco spiega che non solo ”è corretto uscire con la mascherina” perchè “in Lombardia per precauzione dovremmo tutti considerarci positivi”, ma che anche “vedere le persone con naso e bocca coperte rafforza il messaggio di distanziamento sociale”.
E la guerra a bassa intensità tra le autonomie a trazione leghista del Nord e il governo giallorosso continua.
(da “Huffingtonpost”)
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