IL BARATTO E’ COMPIUTO: SALVINI FA L’INCHINO E RINUNCIA ALLA TAV PER SALVARSI DALLA GALERA
OGNI DECISIONE SULLA TORINO-LIONE RINVIATA A DOPO LE EUROPEE, DI FATTO E’ UNA RINUNCIA
Alle sei del pomeriggio Matteo Salvini in conferenza stampa a Cagliari è in palese difficoltà : “La domanda sulla Tav è fuori tema”, dice per evitare di rispondere ai cronisti e per non far arrabbiare il Movimento 5 Stelle che due giorni fa lo ha salvato dal processo sulla nave Diciotti. Accanto a lui Silvio Berlusconi: “Glielo chiederò martedì, non può tenere il telefono spento”. Negli stessi minuti, a Montecitorio, il Pd alza cartelli con scritto: “Salva Salvini, boccia Tav”.
L’Aula ha appena approvato l’ennesimo rinvio sull’Alta velocità Torino-Lione e il Pd, Matteo Renzi già ieri sera, ipotizza che dietro ci sia uno scambio tra il ‘no’ alla grande opera, come chiede M5s, e il ‘no’ all’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti tanto caro al leader leghista. Di certo, dopo il salvataggio, il leader leghista è più debole e viene colpito sul nervo scoperto, quello della Tav.
È costretto a inchinarsi di fronte a Luigi Di Maio, quasi a doverlo ringraziare e ricambiare il favore.
Quindi dai toni urlati “l’Alta velocità si farà ” si è passati a una non risposta e a un nuovo rinvio. Giorgia Meloni ci mette il carico: “Sono arrabbiata. Salvini mi dovrà spiegare il perchè di quella mozione”.
Appunto la mozione del rinvio che non impegna il governo a fare l’opera, piuttosto, dopo otto mesi, a studiarla ancora e a rivederla nella sua interezza, proprio come chiede M5s.
Alcuni deputati grillini bevono prosecco in buvette consapevoli che in realtà la decisione non è nelle loro mani. Piuttosto è tutta nelle mani del governo.
I leghisti invece si fanno vedere il meno possibile. Nell’imbarazzo generale hanno dovuto votare contro i testi presentati da Forza Italia e dal Pd che impegnano il governo a proseguire la grande opera.
E invece in extremis hanno scritto con il Movimento 5 Stelle una mozione che stentava a realizzarsi e che, un attimo dopo il voto sul caso Diciotti, ha visto la luce .
Tutto ciò avviene nell’assenza del governo e neanche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli si fa vedere.
L’esecutivo non si presenta per evitare di finire sotto attacco nelle ore in cui si sta studiando una soluzione tecnica per far slittare la decisione a dopo le elezioni Europee. “Entro due settimane comunicheremo la soluzione insieme agli alleati”, si limita a dire altrove Toninelli.
Una soluzione, in mancanza di un accordo tra M5s e Lega, che non faccia perdere i finanziamenti europei, circa 300 milioni, e che consenta agli alleati di continuare ancora per un po’ questo balletto di dichiarazioni contrastanti che segnano la distanza tra i due partiti sul tema dell’Alta velocità .
Così da non scontentare i rispettivi elettorati, almeno per un po’. “Di rinvio in rinvio si affossa la Tav”, urla Forza Italia: “Anzi, oggi è stata messa la pietra tombale”.
La Lega è stata messa con le spalle al muro. Per gli uomini di Salvini è un duro colpo che Forza Italia sottolinea.
La battuta di Berlusconi la dice lunga sul clima tra i due partiti che governano insieme le regioni del Nord e sulla difficoltà di Salvini a trattare nel governo con M5s un tema che da sempre è il suo fiore all’occhiello.
La presidente dei senatori Anna Maria Bernini sostiene che “La Lega originaria di Bossi voleva la secessione del Nord, la Lega sovranista di Salvini sta invece facendo la secessione dal Nord. L’accordo sulla mozione che di fatto seppellisce la Tav Torino-Lione è il frutto avvelenato di una maggioranza che per restare a galla sta affondando l’Italia”.
La decisione sarebbe dovuta arrivare settimane, se non mesi fa.
Adesso sul tavolo del governo — secondo quanto viene raccontato da fonti vicine al dossier – c’è l’ipotesi di pubblicare i bandi delle gare d’appalto entro marzo riservandosi però la possibilità di decidere in un secondo momento. Se i bandi non saranno pubblicati, l’Unione europea ha già comunicato che l’Italia perderà i finanziamenti, quindi sarà messa una pietra tombale sulla grande opera.
Ma questo Salvini, alla vigilia della campagna elettorale delle Europee, non può permetterselo. Sarebbe troppo. Tuttavia nel difficile equilibrio di governo non può neanche dire, come in passato, “la Tav si fa punto e basta”.
L’escamotage consiste nel fatto che il codice degli appalti francese, all’articolo 5, permette di pubblicare un bando e iniziare un’indagine di mercato.
In questa prima fase le aziende che vi partecipano non possono, qualora il bando venisse annullato, fare ricorso e quindi chiedere soldi che eventualmente lo Stato si ritroverebbe a dover pagare. E il governo si riserva la possibilità di decidere in un secondo momento.
Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione dell’opera e che quindi deve pubblicare i bandi, risponde al diritto francese ed ecco l’idea che in queste ore prende forma: pubblicare i bandi per non perdere i fondi con l’impegno, da parte almeno dei 5Stelle, di annullarli e dirottare quei soldi su altre opere.
Dal canto suo la Lega dirà che l’opera andrà avanti. E la campagna elettorale in vista delle Europee si svolgerà così, convinti che dopo, e con la nuova commissione che si insedia, sarà tutta un’altra partita.
In Aula prende quindi la parola Tommaso Foti di Fratelli d’Italia e si rivolge verso i banchi della maggioranza: “Decidete di non decidere. Ci fate rimpiangere la Democrazia cristiana”.
Il riferimento è alle due paginette della mozione di maggioranza scritte per togliersi dall’imbarazzo. Imbarazzo che però è palpabile in Aula quando la Lega finisce nella morsa di Forza Italia e Pd su un tema che è sempre stato il suo cavallo di battaglia ma su cui adesso, in nome della Diciotti, è costretto a rivedere.
(da “Huffingtonpost”)
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