“IL BRASILE ARRIVERA’ A 170.000 MORTI”, MENTRE PER BOLSONARO BASTA UNO SPICCHIO DI AGLIO AL GIORNO PER EVITARE IL CONTAGIO
SI MARCIA A 30.000 CONTAGIATI AL GIORNO PER LA FOLLIA DEL GOVERNO
Senza cambiamenti significativi nelle misure preventive, il Brasile potrebbe diventare il Paese al mondo con il maggior numero di morti per coronavirus.
Lo dice uno studio dell’istituto di metrica dell’Università di Washington, il cui modello matematico è usato dalla Casa Bianca per monitorare i dati sulla pandemia.
C’è anche una data, che potrebbe diventare il triste simbolo di questo primato: 29 luglio. Se le cose non cambieranno, in quel giorno il gigante del Sud America potrebbe arrivare a contare 173.500 morti, contro i 137mila degli Usa, con un record negativo di oltre 4mila decessi in sole 24 ore.
Augurandosi che il modello matematico possa essere smentito, l’aumento vertiginoso dei casi in Brasile è sotto gli occhi di tutti: il 9 maggio c’erano 10mila decessi, il 9 giugno questi sono diventati 39mila.
Peraltro sui dati resta una incertezza quasi assoluta, anche dopo che il Governo aveva rimosso i numeri dalla rete. Al 13 giugno il Brasile ha raggiunto i 41.828 morti dall’inizio della pandemia di Covid-19 e ha superato al secondo posto il Regno Unito per numero di vittime al mondo, secondo dati del ministero della Salute brasiliano. Nelle ultime 24 ore i morti in Brasile sono stati 909 e i nuovi contagi 25.982, per un totale di 828.810.
Per la Folha de Sà£o Paulo, uno dei giornali più autorevoli del Paese, le cifre ufficiale ritrarrebbero solo un 44 per cento della realtà , perchè nel bilancio del Ministero non si contano i morti a cui il test di positività viene fatto dopo il decesso.
E mentre il presidente della Repubblica Bolsonaro dice che basta uno spicchio di aglio al giorno, c’è chi prega perchè arrivi un vaccino.
E uno di quelli in fase più avanzata è proprio “Made in Brasile”. Nelle ultime ore infatti il governatore dello Stato di San Paolo, Joà£o Doria, ha annunciato che l’Istituto Butantan produrrà un vaccino, in collaborazione con la farmaceutica cinese Sinovac Biotech. “Oggi è un giorno storico per San Paolo e il Brasile. Gli studi dicono che il vaccino sarà disponibile nel primo semestre del 2021”, ha detto il Doria, specificando che il CoronaVac (questo il nome di battesimo del vaccino) è entrato nella terza fase di sperimentazione scientifica, ovvero quella dei test sugli umani. Secondo l’Oms di oltre 130 vaccini che sono in fase di sviluppo attualmente nel mondo, solo una decina sono in questa fase e il CoronaVac è uno di questi
Si cercano ora 9mila volontari per i test, in tutto il Paese ma soprattutto a San Paolo. In Brasile si avvierà anche la sperimentazione di un altro vaccino, quello dell’università di Oxford, anch’esso nella terza fase di test: 2mila volontari (mille nella capitale paulistana e mille a Rio de Janeiro) si sommeranno a quelli inglesi, sotto il coordinamento della Unifesp, l’Università Federale di San Paolo. Oxford punta sul Brasile proprio perchè ancora non è stato raggiunto il cosiddetto picco. E nonostante questo il Paese sta “riaprendo”, unico caso al mondo: si tornerà presto a volare e nelle maggiori città i centri commerciali sono tornati in funzione.
A San Paolo, per esempio, gli shopping si sono rianimati per la prima volta dopo quasi 3 mesi l’11 giugno, e il web è stato invaso di foto che mostrano decine di casi di negozi presi d’assalto dalla folla, senza distanziamento sociale.
Si riapre in nome della crisi economica, come vorrebbe lo stesso Bolsonaro: nel 2019 circa 170 mila persone, in Brasile, sono scivolate in condizione di estrema povertà nel 2019. Lo scorso anno si è chiuso con un numero di 13,8 milioni di persone che vivono con meno di 1,9 dollari al giorno, equivalenti a 6,7 per cento della popolazione del paese. Questi sono i dati dell’istituto brasiliano di geografia e statistica (Ibge), che certificano che per il quinto anno consecutivo il numero di brasiliani in condizioni di estrema povertà cresce. Nelle ultime ore uno studio di due atenei, uno inglese e uno australiano, condotto per l’Onu, ha fatto sapere che la pandemia può far salire la quota di poveri fino a 14,4 milioni.
(da agenzie)
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