IL CONTAGIO DURANTE IL CARNEVALE DI VENEZIA
E CHI HA “DIMENTICATO” DI SOSPENDERLO?
Il Corriere del Veneto oggi racconta che i primi casi di Coronavirus nel Veneziano si sono registrati nella città storica e la miccia della pandemia sarebbe stata il Carnevale: per questo tanti contagiati sarebbero esercenti, che in quei giorni sono stati a stretto contatto con migliaia di persone.
Si tratta per ora di un’ipotesi fatta dal direttore dell’ospedale Civile Massimo Girotto durante un incontro con i sindacati della USL 3.
Nell’articolo a firma di Matteo Riberto si ricorda che c’era chi da subito chiedeva che il sindaco Luigi Brugnaro chiudesse le manifestazioni all’insorgere delle prime avvisaglie: il Carnevale è infatti stato sospeso nel primo pomeriggio del 23 febbraio, giorno in cui Venezia ha registrato i due primi casi.
«Chi dobbiamo ringraziare, sindaco?», domanda Francesco Menegazzi della UIL. Al quale fa eco Daniele Giordano della CGIL: «Confermare il Carnevale è stata una scelta politica». Da parte sua il direttore dell’Ospedale di Venezia getta acqua sul fuoco: «Ho tentato di spiegare come mai il contagio abbia colpito prima la città storica — afferma Un’ipotesi è che il contagio abbia avuto via più facile là dove la concentrazione di persone era inevitabilmente più forte». Contagi che, dopo le misure restrittive, si sono concentrati sulla terraferma e hanno continuato a salire.
Ma proprio il Corriere della Sera in un articolo a firma di Marco Imarisio il 24 febbraio scorso aveva raccontato che la decisione di ritardare il più possibile la chiusura del Carnevale per evidenti ragioni economiche:
Anche Venezia, la vetrina d’Italia, chiude. Ma non troppo. Perchè il Carnevale viene fermato quando ormai è agli sgoccioli dopo le due canoniche settimana di durata. Salterà il martedì grasso, ma ormai nel tempo moderno contano le due domeniche, e quelle sono state salvaguardate, con ordinanza regionale giunta a festeggiamenti in corso e mantenuti fino alla mezzanotte di ieri, quando invece sabato mattina era già stato deciso di sigillare le università .
Certo, la notizia che rende impossibile tirarla ancora in lungo giunge ieri a inizio mattinata. Due uomini, entrambi di 88 anni, hanno contratto il virus sono ricoverati in terapia intensiva all’Ospedale civile. Non sono turisti, non sono cinesi. Sono residenti da sempre a Castello, il quartiere dietro San Marco, tra i più antichi e veneziani di tutte le calli. Da tempo erano ricoverati per patologie «gravi e croniche». A quel punto, tirarla in lungo salvaguardando uno dei principali business dell’eterna stagione turistica veneziana diventa un non senso, e così nella draconiana ordinanza firmata da Luca Zaia ci finisce il Carnevale ormai in zona Cesarini e qualunque altro assembramento pubblico o privato.
«Possibile che per quattro soldi facciamo questa figura da bottegai?», Gianpietro Zucchetta legge l’editto zaiano con un occhio e con l’altro osserva i vaporetti carichi di turisti cinesi e non solo che attraccano alle Zattere, davanti alle fondamenta degli Incurabili. Il suo mestiere era quello del perito giudiziario.
La sua vocazione è quella di rappresentare l ‘anima di una Venezia che forse non c’è più, alla quale ha dedicato decine di libri, dalla storia dei rii e canali a quella delle acque alte che sta riscrivendo, purtroppo va aggiornata. «Tutti sanno che Venezia è una porta spalancata. Figurarsi a Carnevale. Lo sanno tutti, del rischio che si corre, a prescindere dal contagio di quei due poveretti, per carità . Ma hanno deciso di correrlo comunque perchè chi tocca gli eventi perde i voti e l’appoggio dei commercianti».
(da agenzie)
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