IL COVID SI È PRESO LA CASA BIANCA, TRUMP INFETTO DOPO MESI DI SOTTOVALUTAZIONE
STRAVOLTA LA SUA CAMPAGNA, ORA NON SI PARLERA’ CHE DELLA PANDEMIA, SUO TALLONE D’ACHILLE
Il presidente “è di buon umore ed è molto energico”, sta svolgendo “pienamente le proprie funzioni”. Senza scomodare l’Unione Sovietica di Cernenko, è chiaro che la Casa Bianca ha l’esigenza primaria di sottolineare che Donald Trump è sì stato colpito dal Covid-19, ma non è minimamente intaccata la sua leadership.
E le prime indicazioni sullo stato di salute del 74enne presidente e della First Lady Melania appaiono rassicuranti, solo “sintomi lievi”, dice il capo di Gabinetto Mark Meadows senza fornire ulteriori dettagli anche sulle terapie in corso.
Cancellati tutti gli appuntamenti di oggi compresa, ironia della sorte, una telefonata a un evento sui sostegni Covid agli anziani vulnerabili. Tutti gli eventi elettorali verranno posticipati o tenuti virtualmente – fa sapere il suo staff elettorale – e ogni notizia sulla salute del presidente arriverà direttamente dalla Casa Bianca.
“Il presidente Trump e la First Lady stanno entrambi bene al momento”, rassicura il vice Mike Pence, in allerta se la situazione dovesse precipitare. “Il presidente è al lavoro ed è stato tutto il giorno al telefono dalla sua residenza parlando con il capo dello staff, il senatore McConnell, il senatore Graham e altri”, afferma un funzionario della Casa Bianca alla Cnn.
A un mese esatto dal voto, il virus è penetrato nel centro nevralgico d’America, prendendosi la scena delle elezioni americane.
Finora Trump ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità per provare a spostare l’asse del dibattito politico dal Covid — che negli Usa registra più di 7 milioni di casi e oltre 200 mila vittime — su altri temi, dalla ripartenza dell’economia alla sicurezza nazionale, dalla minaccia cinese alla giustizia.
Il dibattito tv ha mostrato chiaramente che la gestione della pandemia è uno dei punti su cui lo sfidante dem Joe Biden mostra una maggiore incisività nelle argomentazioni. Perchè il presidente ha obiettivamente reagito tardi all’epidemia, ha platealmente rifiutato per mesi di mostrarsi con la mascherina — indossata per la prima volta in pubblico il 12 luglio – e ha costantemente sfidato le regole sul distanziamento sociale anche nei suoi appuntamenti elettorali più recenti.
“La gente vuole ascoltare cosa ho da dire, 25-30 mila persone vengono ad ascoltarmi, facciamo eventi all’esterno e non c’è stato mai nessun problema” ha detto Trump nel corso del confronto televisivo.
Una clamorosa sottovalutazione del Covid che trova ulteriore conferma nel fatto che la Casa Bianca sapeva della positività della consigliera Hope Hicks giovedì prima che partisse l’elicottero che ha trasportato il presidente Trump a una raccolta fondi nel New Jersey.
“Posso dirvi — ha detto Meadows – che abbiamo scoperto della positività di Hicks proprio mentre il Marine One stava decollando ieri, abbiamo richiamato alcune delle persone che avevano viaggiato e in stretto contatto con lei”. Non Donald Trump, che è spesso in stretto contatto con la consigliera, ma è partito lo stesso. Sono stati condotti test a tappeto sullo staff della Casa Bianca; diversi funzionari che hanno lavorato gomito a gomito con Trump negli ultimi giorni stanno lavorando da casa. Sono risultati negativi al test il vicepresidente Mike Pence, i figli Barron e Ivanka e il genero Jared Kushner. Ma con il passare delle ore il contagio si allarga nel Trumpworld, con la lista dei positivi che si estende a consiglieri e alleati politici.
L’impatto del contagio del presidente è tutto da osservare, se in altre parole sarà questa l’October surprise che influenzerà in maniera determinante le elezioni. Certamente viene stravolta la campagna elettorale del presidente. Quasi persa, secondo tutti i sondaggi, la battaglia del voto popolare a livello nazionale — con Joe Biden visto con un vantaggio di due cifre — le ultime settimane sono fondamentali per andare alla conquista di quei 5-6 Swing States che consegneranno le chiavi della Casa Bianca. Settimane solitamente frenetiche, costantemente in viaggio, che tra l’altro vedono in agenda altri due dibattiti televisivi, ora in dubbio.
E poichè competition is competition, c’è da aspettarsi un’accelerazione da Joe Biden, sottoposto immediatamente a tampone (anche se era quasi a 4 metri di distanza nella sfida tv) e risultato negativo. Un assaggio della svolta dem è già qui, anticipata dal Washington Post: la campagna di Sleepy Joe inizierà a “bussare alle porte” dei potenziali elettori questo fine settimana, concentrandosi negli Stati chiave, dopo aver affermato per mesi che questa modalità non era sicura nè necessaria durante una pandemia.
Lo staff di Biden ha criticato il presidente per il ricorso al porta a porta, affermando che i repubblicani stavano mettendo a rischio la salute e la sicurezza degli americani. Finora, il team di Biden si è concentrato sui collegamenti virtuali, promuovendo la metrica delle “conversazioni significative” — dicono di averne avute con 5,9 milioni di elettori a settembre – piuttosto che sul numero di porte aperte. Ma a cinque settimane dal giorno delle elezioni, con le schede già espresse in molti Stati, lo staff di Biden ha annunciato il cambio di rotta, proprio mentre il commander in chief è costretto a casa dal Covid.
Che effetto avrà quindi il contagio di Trump, se lo avrà , è la domanda che si pongono tutti. “Ci sono alcuni elementi che potrebbero aiutarlo” spiega all’Huffpost Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di Quorum e Youtrend, secondo cui “la malattia potrebbe generare un’ondata di empatia e di rally ‘round the flag, ovvero l’elettorato che si compatta intorno al suo leader, come in parte è accaduto anche per il contagio di Boris Johnson nel Regno Unito”.
Potrebbe inoltre tradursi in “un’opportunità in termini comunicativi e di consenso. Quello che non gli è riuscito con il dibattito — resettare la campagna — potrebbe paradossalmente riuscirgli ora”.
Ci sono d’altro canto, prosegue il sondaggista, “possibili effetti negativi. Il primo e più evidente è che ora, con un presidente infetto, nei prossimi giorni si parlerà enormemente di Covid e contagi, ovvero di questioni che lo vedono soccombente in termini di popolarità : secondo un sondaggio Abc/Ipsos di settembre, solo il 35% degli americani approvava la sua gestione della pandemia.
È chiaro che più si parla di Covid, più Trump è costretto a giocare su un terreno che lo vede sfavorito, quando avrebbe voluto battere il chiodo solo sull’economia. L’altra conseguenza potenzialmente negativa è che la positività del presidente limita la sua capacità di campaining nelle settimane decisive.
Inoltre Trump ha quasi preso in giro Biden nel confronto tv perchè porta troppo spesso la mascherina, il che rende tutta la sua linea di minimizzazione del Covid veramente poco credibile”.
Secondo Pregliasco, comunque, “il contagio del presidente è la ciliegina sulla torta su un processo già infetto. I veri indecisi sono soltanto il 2%. Questo è coerente con il fatto che ormai negli Stati Uniti l’opinione pubblica è molto polarizzata, quindi più che fare la corsa agli indecisi si fa la corsa a mobilitare i propri elettori”.
Non crede in un grande impatto Cailin Birch dell’Economist Intelligence Unit, che alla Cnbc fa notare la capacità di Covid-19 di sfondare “la straordinaria immunità ” del presidente ai cambiamenti nello spettro politico-economico.
“Se guardiamo indietro all’indice di popolarità di Trump per tutto il suo primo mandato, passato attraverso scandali personali, impeachment, robusta crescita e poi grave crisi, il suo punteggio è rimasto quasi inchiodato tra il 40% e il 43% degli intervistati. Non credo che questo caso sarà poi molto diverso”.
Di diverso avviso l’analisi di Politico.com, secondo cui l’infezione ha materializzato “il peggior incubo per la campagna elettorale del presidente”. Di fatto, spiega Andrew Feldman, esperto di strategia politica per i democratici a Washington, “la campagna come la conoscevamo è finita”.
L’impossibilità per Trump di tenere manifestazioni, anche per un breve periodo, ostacolerà una campagna che si è definita per i suoi grandi raduni di persona, anche durante la pandemia. Rob Stutzman, stratega politico repubblicano, ma in passato spesso critico nei confronti di Trump, lo ha descritto come un “colpo devastante” alla campagna di Trump, “l’ultima strigliata alla sua insensibile malagestione del Covid”.
L’ingresso del virus nella Casa Bianca — uno dei luoghi in teoria più sorvegliati e protetti al mondo — ha oltretutto una carica simbolica altissima.
Che potesse succedere, anche considerando l’atteggiamento del presidente, era chiaro a tutti, ma il fatto che sia accaduto al più inavvicinabile degli uomini non rende superflua una riflessione su come il presidente non sia stato — e non si sia — protetto. Il contagio, d’altronde, aveva già colpito i Servizi segreti incaricati di proteggere il presidente: ad agosto — secondo quanto rivelato dal New York Times — è scoppiato un cluster di contagio in una struttura di addestramento nel Maryland. Almeno 11 dipendenti erano risultati positivi al virus; il contagio sarebbe avvenuto durante gli esercizi di addestramento e nel corso di una festa all’interno di un hotel dove non è stato rispettato il distanziamento sociale.
Le ultime settimane di campagna avevano consegnato l’immagine di un presidente pronto a barricarsi alla Casa Bianca anche davanti a un risultato elettorale negativo. Trump martella sulla “frode” che si sta costruendo attraverso il voto per posta ed è arrivato a mettere in discussione l’eventuale “transazione pacifica” verso la nuova presidenza. Ora è il Covid a costringerlo alla quarantena alla Casa Bianca. Se perderà , sarà sempre il Covid, ancor prima di Joe Biden, a metterlo alla porta.
(da “Huffingtonpost”)
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