IL DECRETO SICUREZZA NON PIACE NEANCHE A MINNITI: “PRODURRA’ L’EFFETTO OPPOSTO A QUELLO VOLUTO”
“LA CANCELLAZIONE DEI PERMESSI UMANITARI E DELL’ACCOGLIENZA DIFFUSA SONO DUE MELE AVVELENATE”
“Alla fine il decreto Salvini passerà alla storia come decreto insicurezza”. Marco Minniti non ha dubbi: il decreto del ministro leghista dell’Interno su sicurezza e sui migranti otterrà “l’effetto opposto di quello che si proclama di voler produrre”.
L’ex ministro dem dell’Interno, ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital, contesta innanzitutto “la strategia della tensione comunicativa” che il governo gialloverde ha sposato: “Si tiene un Paese sull’orlo di una crisi di nervi. E si cavalcano la rabbia e la paura anche se non c’è alcuna emergenza che giustifichi misure straordinarie”.
Minniti entra nel merito del decreto che, dopo l’approvazione in consiglio dei ministri, deve superare ora l’esame del Quirinale: “Aspetto di leggere il testo. Non vorrei finisse come il decreto di Genova: un’araba fenice. Ma ci sono due questioni di merito talmente gravi che le definirei già adesso due mele avvelenate. La prima è la cancellazione dei permessi umanitari e la seconda – spiega l’ex ministro del Pd – il depotenziamento degli Sprar, ovvero dell’accoglienza diffusa, che è catastrofico”.
La prima misura, secondo Minniti, produrrà marginalità e clandestinità perchè “non si potrà cacciare nessuno”: “Le espulsioni non dipendono dalla legislazione italiana ma dalla capacità di costruire relazioni internazionali: noi non possiamo far salire le persone su un aereo e gettarle a mare come nell’Argentina di Videla. Noi possiamo fare rimpatri solo se siamo in condizione di rimandarli nei Paesi di provenienza, con un’attività diplomatica che da questo governo non vedo”.
La seconda “mela avvelenata”, l’abolizione degli Sprar che va di pari passo con “la cancellazione del decreto periferie sicure”, accantonerà “la via dell’integrazione”.
Il risultato rischia di essere pericolosissimo: “Il futuro della sicurezza nelle democrazie nei prossimi vent’anni si gioca sul terreno dell’integrazione. Altri Paesi – avverte l’ex ministro – hanno fatto in anni passati quello che sta facendo oggi l’Italia. A un certo punto si sono svegliati e hanno visto dei loro figli che facevano attentati nelle loro capitali. Con queste due scelte stiamo mettendo una bomba a orologeria sotto la nostra convivenza”.
Le reazioni critiche, all’indomani del varo del decreto Salvini, si susseguono.
La Cisl, con la responsabile nazionale settore immigrati Liliana Ocmin, definisce il provvedimento “più una risposta simbolica all’opinione pubblica che ai problemi concreti della protezione e dell’immigrazione” e si rimette al presidente Sergio Mattarella: “Sulla legittimità costituzionale del decreto bisognerà attendere il suo parere autorevole”. Il decreto dovrebbe essere spedito oggi al Colle.
Enrico Rossi, il presidente della Toscana, è durissimo: “A ottant’anni dalle leggi razziali il governo Conte, o meglio il governo Salvini-Di Maio, decide di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il decreto Salvini prevede la sospensione della domanda di diritto d’asilo in barba alla presunzione di innocenza e la revoca della cittadinanza per alcuni cittadini di origine straniera ma italiani a pieno titolo. Si ricomincia”
Con un tweet anche il sindaco di Firenze Dario Nardella boccia senz’appello il decreto: “Parla di tutto tranne che di sicurezza. Nessun impegno su aumento forze ordine, niente su certezza della pena, nessuna restituzione dei soldi per le periferie. Sindaci lasciati soli da Salvini che soffia sul fuoco ma non spegne l’incendio. Solo slogan. Ora basta”.
(da agenzie)
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