IL FUTURO DELLA LEGA: “NON E’ SOLO COLPA DELLE INCHIESTE, HANNO PERSO SUL TERRITORIOâ€
ALDO BONOMI DEL CENTRO DI RICERCA AASTER: “OGGI GLI SPAESATI VOTANO GRILLO”
“No, non è solo colpa delle inchieste». Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster dal 1984, è uno che il territorio, totem caro ai leghisti, lo studia per professione.
Ne interpreta gli umori e i cambiamenti.
«È in atto una metamorfosi della politica e la Lega, se non cambia, farà fatica a trovare spazio».
E ancora: «È finita l’epoca in cui il movimento riusciva a intercettare lo spaesamento, l’onda neo populista e i rancori del Nord».
Poco c’entrano, secondo il sociologo Bonomi, l’ex tesoriere Belsito, la laurea albanese di Renzo e le perquisizioni in via Bellerio.
«C’è dell’altro…», dice.
Professore, la Lega avrà un nuovo segretario. Sono passati dieci anni dall’ultimo congresso, il ritrovo al Forum di Assago segna la rinascita del partito?
«Ci andrei piano. Restano dei temi irrisolti. E non penso solo agli scandali giudiziari. Quelli sono sopraggiunti quando già il movimento era debole».
Si riferisce alla divisione tra «barbari sognanti», l’anima maroniana del partito, e «cerchio magico»?
«Non è solo quella. Certo, le correnti sono sempre state importanti nella Lega, almeno da quando agli inizi degli anni ’90 si è strutturata come partito. E con quelle Maroni dovrà ancora fare i conti: il “lombardismo” non basta più, cresce l’importanza dell’ala veneta. Ma il mio è un ragionamento meno “politichese” e più antropologico».
Si spieghi…
«Lo scenario è cambiato. Pensiamo alle vallate alpine, i focolai del primo leghismo alla fine degli anni ’80. Quelli erano i luoghi attorno a cui le leghe costruivano il loro consenso sugli “spaesati”. Ma la periferia, per esempio la Val Susa, adesso è diventata centro dello scontro politico. E la Lega è arrivata tardi rispetto ai grillini o alle altre formazioni politiche. Lì, come sui beni pubblici, si pensi all’acqua. Temi che per chi ha in mente il “territorio” dovrebbero essere alla base dell’azione politica».
Tra gli striscioni presenti oggi ad Assago si legge la scritta «Prima il Nord». Come a dire: «Noi siamo ancora la voce del Settentrione». È così?
«Maroni ha sempre avuto in testa un’idea del partito nei termini di “sindacalismo territoriale”. Un movimento che interpreta bisogni e paure della gente. Ma la sua visione è stata azzoppata dalla Lega di lotta e di governo, quella che ha sempre avuto un rapporto ambivalente con Berlusconi. Però, se si guarda alle ultime elezioni è proprio la Lega dei sindaci, quella territoriale, che ha perso: nei sette comuni dove è andata al ballottaggio è stata sconfitta».
Perchè anche la Lega dei sindaci rischia di perdere?
«Anche la Lega ormai deve ripensarsi in un’ottica europea. Dove parole d’ordine come federalismo avranno senso solo in un contesto più allargato e non di scontro tra settentrionali e meridionali».
Bossi, da parte sua, ha portato a Milano la notizia della nascita della «Macroregione Alpina»…
«Non può bastare l’economia. L’Europa, anche da parte della Lega, deve essere concepita come una comunità politica».
Davide Lessi
(da “La Stampa”)
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