IL GIORNO DELLA SENTENZA, ERRI DE LUCA: “SONO TRANQUILLO, LA TAV VA SABOTATA”
“QUEST’AULA E’ UN PUNTO DI RESISTENZA”…. L’APPELLO DI DECINE DI INTELLETTUALI DI TUTTO IL MONDO
“I miei colleghi stranieri continuano a non capire il perchè di questo processo, io sono tranquillo”, dichiara Erri De Luca entrando nell’aula del tribunale di Torino che oggi intorno alle 13 dovrebbe pronunciare la sentenza sul caso dello scrittore che il 1 settembre del 2013 in una intervista all’Huffington Post disse “la Tav va sabotata”.
Parole che ha voluto ripetere in una dichiarazione spontanea in aula: “Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”.
“Ritengo inapplicabili al mio caso le attenuanti generiche. Se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo”, ha ribadito Erri De Luca al giudice.
“La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato”.
De Luca è imputato per istigazione a delinquere dopo essere stato denunciato dalla società franco-italiana incaricata di sovrintendere alla Torino-Lione, la Ltf.
La procura, per voce dei pm Rinaudo e Padalino, ha chiesto 8 mesi di carcere.
Fin dal primo giorno del processo la Francia si è mobilitata per Erri De Luca, oggi in aula a Torino per la sentenza sul caso Tav.
Una mobilitazione che ha coinvolto non soltanto intellettuali, artisti e ministri ma anche lo stesso Hollande che nei mesi scorsi aveva fatto sapere di appoggiare l’appello in favore dello scrittore.
Il presidente francese è andato oltre.
Secondo il Journal Du Dimanche, che ha intervistato De Luca alla vigilia della decisione dei giudici, Hollande ha chiamato personalmente Matteo Renzi per invocare clemenza nei confronti dell’autore imputato per istigazione a delinquere dopo aver pronunciato la frase “la Tav va sabotata”.
Tuttavia, riporta il Journal Du Dimanche, il premier italiano non ha mostrato “alcuna indulgenza”.
“Ho ricevuto un sostegno enorme dalla Francia, a tutti i livelli. E’ come se fossi un cittadino francese in ostaggio presso un altro Stato. Sono cittadino italiano e lo rivendico, ma voi mi avete quasi adottato”, dice Erri De Luca all’intervistatore del Jdd.
Nelle ultime settimane un nuovo appello per Erri De Luca ha coinvolto 66 registi e attori, italiani e francesi, da Claudio Amendola a Vittorio Gassmann, da Domenico Procacci a Valerio Mastandrea e Marco Risi, tra gli altri:
Abbiamo letto “La parola contraria”, un libro pubblicato dalle edizioni Gallimard (e da Feltrinelli in Italia, ndr), dove difende la sua libertà di parola. Mentre la Francia si è recentemente mobilitata per la libertà di espressione, come potremmo lasciare che uno scrittore finisca in prigione per le sue dichiarazioni pubbliche?
Ma sono ormai 500 gli esponenti del mondo della cultura che, in tutto il mondo, hanno fatto sapere di appoggiare la libertà di parola di Erri De Luca: tra loro Salman Rushdie, Paul Auster, Ken Loach, Isabelle Huppert, Roberto Saviano, Stefano Benni, Ascanio Celestini, Ginevra Bompiani,Massimo Carlotto, Mauro Corona, Pierluigi Battista, Gad Lerner.
(da “Huffingtonpost”)
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