IL GRILLINO SORIAL RINVIATO A GIUDIZIO PER VILIPENDIO DEL CAPO DELLO STATO
MA LUI NON LO COMUNICA: LA TRASPARENZA VALE SOLO PER PIZZAROTTI?… RINUNCERA’ ALL’IMMUNITA’?
La trasparenza è un principio fondamentale, ma solo a parole. Non sempre infatti i politici del Movimento 5 Stelle rispettano le regole che sostengono di seguire per differenziarsi dai «partiti tradizionali».
Lo dimostra il deputato grillino Girgis Giorgio Sorial che ieri, dopo essere stato rinviato a giudizio, ha mostrato una forte reticenza nel comunicare quanto accaduto in aula.
Il politico, accusato di aver offeso l’onore e il prestigio dell’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano, si è trincerato infatti dietro un «non rilascio dichiarazioni».
È stato inutile cercare di ricordargli il «dogma» tanto invocato e sbandierato dai 5 Stelle sulla trasparenza che gli eletti devono avere nei confronti dei cittadini.
Avvicinato prima nei corridoi del tribunale penale di Roma e poi contattato telefonicamente, Sorial non ha voluto riferire come si fosse conclusa l’udienza, arrivando a riattaccare la cornetta senza dare una risposta.
Nonostante il silenzio, la notizia è venuta alla luce.
Il deputato lombardo è stato rinviato a giudizio per una vicenda che risale al gennaio 2014. L’indagine era nata in seguito a un esposto della deputata Pd Stella Bianchi che aveva denunciato come l’onorevole avesse utilizzato l’espressione «boia» riferendosi all’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
«Il boia Napolitano — aveva affermato l’imputato durante una conferenza stampa – sta avallando una serie di azioni per cucire la bocca all’opposizione e tagliarci la testa. Ha messo una tagliola sulle opposizioni».
Un’affermazione che costituisce reato, almeno secondo il sostituto procuratore Sergio Colaiocco. Per questo motivo il pentastellato dovrà affrontare un processo in sede penale.
Una vicenda giuridicamente semplice, ma resa complessa dalla reticenza del parlamentare. Eppure il sindaco grillino di Parma, Federico Pizzarotti, è stato sospeso dal Movimento proprio nei giorni scorsi perchè accusato di aver tenuto nascosto per quasi tre mesi l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio.
«Non ha comunicato ai cittadini e ai vertici del movimento di essere indagato», aveva tuonato Luigi Di Maio.
Non è la prima volta che un politico 5 Stelle viene rinviato a giudizio. In provincia di Venezia, a Mira, il sindaco Alvise Maniero dovrà affrontare un processo per lesioni colpose a causa di un incidente avvenuto la sera del 20 luglio 2012: un ragazzino di 13 anni rimase gravemente ferito dopo essere salito sul tetto della piscina comunale ed essere precipitato nella vasca vuota a causa del cedimento di un lucernaio.
Secondo la procura la colpa del sindaco consisterebbe nel non aver garantito la sicurezza nel cantiere.
E non è neanche la prima volta che persone vicine al Movimento abbiano problemi con la giustizia in seguito alle loro esternazioni sull’operato di Giorgio Napolitano: 22 commentatori del blog di Beppe Grillo nel 2012 avevano commentato un post del leader con frasi ritenute lesive dell’onore e del prestigio dell’allora Presidente della Repubblica.
Una faccenda che getta altra legna sul fuoco, anche alla luce di quanto affermato recentemente dal presidente del Consiglio: «I famosi cittadini si stanno nascondendo dietro l’immunità : chiedete a Di Maio, Di Battista, Sibilia, Catalfo di rinunciare», ha rivelato mercoledì Matteo Renzi.
(da “il Tempo”)
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