IL GURU CASALEGGIO TIRA IL PACCO AL CONVEGNO CON GLI IMPRENDITORI DELUSI
PER LA PRIMA VOLTA AVREBBE DOVUTO AFFRONTARE UN CONFRONTO PUBBLICO, MA ALL’ULTIMO MINUTO HA CAMBIATO IDEA
Per Gianroberto Casaleggio doveva essere la prima volta di un confronto pubblico in cui partecipavano anche altri esponenti politici: e invece alla fine non si è presentato. A Castelbrando era tutto pronto, tra le mura amiche della Confapri, associazione di piccole e medie imprese nata un anno fa e che – scherzando – il suo ideatore Arturo Artom non disdegna di chiamare “Forum Ambrosetti a Cinque Stelle”.
Verso le 18 arriva la notizia del forfait, accolta con un po’ di delusione dalla vasta platea che nel frattempo stava ascoltando il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi. Che a sua volta doveva confrontarsi con il collega grillino di Parma, Federico Pizzarotti, altro assente.
Il guru piemontese era l’ospite più atteso, anche per capire quale sarebbe stata l’accoglienza riservata al cofondatore del M5S.
Delusione? Rabbia? Rinnovata fiducia? Speranza? Impossibile saperlo.
L’altro padrone di casa, il fondatore del gruppo edilizio Permasteelisa Massimo Colomban, allargava le braccia: «Strano, di solito è sempre stato molto preciso e puntuale. Aveva detto che stava arrivando da Trento…».
E chissà se a Casaleggio – è una delle ipotesi circolate per spiegare il forfait – non sono andate giù le parole dello stesso Colomban all’Unità , decisamente critiche verso l’operato dei grillini: «Ma quel titolo era forzatissimo. Non ho rimproveri da muovere ai Cinque Stelle, solo un invito a dialogare di più al loro interno e con le altre forze politiche» spiegava però l’imprenditore.
Casaleggio ha comunque inviato un suo breve messaggio, letto da un grillino della prima ora e molto vicino allo “staff”, il trevigiano David Borrelli («Non son degno…», ha esordito): una lunga sequela di dati macroeconomici, dall’aumento della disoccupazione al calo della produzione interna, per spiegare che occorre rinegoziare il debito pubblico, perchè altrimenti il default è dietro l’angolo.
È un concetto più volte ribadito da Beppe Grillo e stavolta esposto davanti a una platea di operatori dell’economia.
Ma l’asse tra il M5S e la Confapri non si incrina. E anzi, l’incontro riservato avvenuto domenica scorsa a cena tra un gruppo di imprenditori e alcuni parlamentari grillini (tra cui Vito Crimi, Walter Rizzetto e Gianni Girotto) ha partorito un’idea che presto potrebbe diventare realtà : prendersi i 42 milioni del finanziamento pubblico, finora rifiutati, e girarli – come avviene in Sicilia – in un fondo per le piccole e medie imprese.
Stessa cosa per i soldi dei prossimi “Restitution day”: non più da versare nel mare magnum del fondo di abbattimento del debito pubblico, ma alle aziende.
Artom ha provato a spiegare quale sarà la strategia dei prossimi mesi del movimento: fare «l’apriscatole extraparlamentare ».
Troppo complicato incidere da dentro, e dall’opposizione.
Meglio imparare a comunicare cose concrete: «Nei prossimi giorni sarò a Roma per incontrarmi con altri parlamentari del M5S. Ogni settimana saremo in grado di spiegare fattivamente come e dove risparmiare un miliardo di euro. Di spese da tagliare ce ne sono una montagna».
Matteo Pucciarelli
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