IL MONDO SCIITA PROMETTE IL CASTIGO DEGLI USA
VENDICARE SOLEIMANI. DALL’IRAQ A GAZA, DA ASSAD A HEZBOLLAH, ESPLODE LA RABBIA: “GLI USA COMPRINO BARE PER I LORO SOLDATI”
Insorge il mondo sciita per l’uccisione in un raid americano del generale iraniano Qassem Soleimani, capo militare delle Quds Force, lo stratega di Teheran in Medio Oriente. “L’opera e il percorso del generale Qassem Soleimani non si fermeranno qui. Una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste si sono macchiate del sangue di Soleimani e degli altri martiri dell’attacco avvenuto la notte scorsa”, ha avvertito Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, commentando il raid aereo americano all’aeroporto di Baghdad in cui è morto il generale Soleimani, comandante delle Guardie islamiche della Rivoluzione, e uomo chiave del regime degli ayatollah.
La chiamata alle armi si solleva dal Libano all’Iraq, dalla Siria a Gaza.
Il leader libanese degli Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha assicurato che la sua potente milizia sciita continuerà il percorso tracciato da Soleimani anche dopo la sua uccisione. Nasrallah ha poi accusato gli Stati Uniti di essersi macchiati di un “grande crimine” che sarà responsabilità di tutti i combattenti punire. È una “responsabilità collettiva” quella di infliggere una “giusta punizione” ai responsabili, ha detto. E ancora: “Gli Stati Uniti non raggiungeranno nessuno dei loro obiettivi con l’uccisione di Soleimani”.
Il leader religioso sciita iracheno Moqtada al-Sadr ha ordinato al suo Esercito del Mahdi di riprendere le attività contro gli Stati Uniti per “proteggere l’Iraq”. “Ho ordinato ai mujahideen di essere pronti a difendere l’Iraq. Consiglio a tutti di agire con saggezza e astuzia”, ha scritto al-Sadr su Twitter. L’esponente sciita ha quindi aggiunto di aver chiesto ad “altri” gruppi armati “nazionali e disciplinati” di prepararsi alla lotta. Al-Sadr ha quindi inviato le sue condoglianze all’Iran per l’uccisione di Soleimani.
Il raid aereo condotto dagli Stati Uniti vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad rappresenta una “violazione della sovranità irachena”, ha dichiarato il Grande Ayatollah Al-Sistani, massima autorità sciita irachena.
“Il malvagio attacco all’aeroporto internazionale di Baghdad della scorsa notte rappresenta una violazione insolente della sovranità irachena e degli accordi internazionali. Ha portato all’uccisione di diversi comandanti che hanno sconfitto i terroristi dello Stato Islamico”, si legge in una nota diffusa dall’ufficio di al-Sistani. “Questo e altri eventi indicano che il Paese sta andando verso tempi molto difficili. Chiediamo a tutte le parti interessate di comportarsi con autocontrollo e di agire con saggezza”, ha affermato.
Anche la Siria ha condannato il raid statunitense che ha provocato la morte del numero uno della Forza al-Quds e del leader delle Unità di mobilitazione popolare, Abu Mahdi Al-Muhandis. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, Damasco ha definito l’attacco statunitense “un’aggressione infida e criminale” che rappresenta una “grave escalation” nella crisi tra Stati Uniti e Iran e che oramai ha coinvolto anche l’Iraq.
L’ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniana (i Pasdaran) e attuale segretario del Consiglio per il Discernimento Mohsen Rezaei ha promesso “vendetta” per l’uccisione del generale Qassem Soleimani. “Il martire Qassem Soleimani si è unito ai suoi fratelli martiri, ma ci vendicheremo duramente dell’America”, ha twittato Rezaei.
“La gioa di americani e sionisti si trasformerà in men che non si dica in lutto”, ha tuonato il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione Ramezan Sharif.
Gli Usa “devono iniziare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati”, ha affermato il vice capo delle Guardie della rivoluzione iraniane, Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista (Israele, ndr) dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica”. “Possono scegliere – conclude l’ufficiale iraniano – a noi non piacciono gli spargimenti di sangue”.
Avvertimenti a Usa e Israele arrivano anche dalla Jihad islamica. “Il gen. Qassem Soleimani è stato ucciso dal nemico americano-sionista mentre si trovava al fronte. Ci stringeremo tutti assieme contro questa aggressione”, ha affermato la Jihad islamica palestinese. Un esponente di Hamas, Bassem Naim, ha avvertito che la sua scomparsa rischia di destabilizzare la Regione.
Espressioni di cordoglio sono giunte anche dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina. “Soleimani era un leader che amava combattere sul terreno – ha affermato in un comunicato. – Si era schierato con la resistenza in Palestina, in Libano, nello Yemen ed ovunque”. “Con questa uccisione – aggiunge il Fronte popolare – l’America ha spalancato le porte dell’inferno”.
Al di là dei proclami, è chiaro a tutti che l’uccisione dello stratega di Teheran in Medio Oriente è destinata ad avere conseguenze importanti. Ne è consapevole la Russia, secondo cui il raid americano avrà come effetto un aumento delle tensioni nella regione. Lo ha detto il ministero degli Esteri russo in una nota rilanciata dall’agenzia di stampa Ria Novosti e dalla Tass. “L’uccisione di Soleimani è stato un passo avventurista che aumenterà le tensioni nella regione”, si legge nella nota. “Soleimani ha servito la causa di proteggere gli interessi nazionali dell’Iran con devozione. Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze al popolo iraniano”, prosegue il comunicato.
Anche la Cina condanna il raid americano a Baghdad e chiede agli Stati Uniti di “esercitare moderazione e evitare l’escalation delle tensioni”. Pechino chiama tutte le parti, “soprattutto gli Stati Uniti” a dar prova di moderazione a seguito della morte del generale Qassem Soleimani. “La Cina si è sempre opposta all’uso della forza nelle relazioni internazionali”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang parlando con i giornalisti.
“Esortiamo le principali parti, specialmente gli Stati Uniti, a mantenere la calma e dar prova di moderazione per evitare nuove escalation della tensione”.
(da “Huffingtonpost”)
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