IL “PATTO DELL’ARANCINO” HA GIA’ LE PRIME CREPE
SU PROGRAMMA E COLLEGI NEL CENTRODESTRA NON C’E’ ACCORDO
La possibile vittoria del centrodestra in Sicilia e a Roma nel secondo tempo delle politiche galvanizza i leader della coalizione.
È vero che il “Patto dell’arancino” è ancora da scrivere e non è bastata una cena, quasi notturna, a Catania. Eppure Berlusconi, Salvini e Meloni alla Trattoria del Cavaliere hanno avuto modo di svelenire il clima, di passare una serata conviviale e allegra, tra battute, barzellette, bicchieri di vino, torte con le loro immagini, selfie.
E di dirsi alcune cose in faccia. Era da un anno che non si vedevano, così ieri l’altro è stata l’occasione di stare attorno a un tavolo separato dagli altri commensali.
In quel tavolo c’era pure Lorenzo Cesa che ha ricostruito l’Udc nell’isola, attirato molti centristi con i voti che stavano con Alfano e ora presenterà percentuali sopra il 5%. Sarà lui uno dei protagonisti della quarta gamba del centrodestra alle elezioni nazionali.
Berlusconi, Salvini e Meloni hanno concordato che si vedranno presto, dopo il voto siciliano. Forse già la prossima settimana.
«Vediamo dove volete, decidete voi, non vi chiedo di venire ad Arcore», ha detto il Cavaliere per dimostrare disponibilità e non voler apparire il capo. Ovviamente è solo tattica, ma gli altri hanno apprezzato il gesto. Ma se proprio vuole costruire la coalizione su nuove basi, dovrebbe evitare di far credere che tutto sia già un piatto pronto. È stato il leader leghista a chiedere a Berlusconi di non continuare a parlare più di lista di ministri. «Anche il programma – ha fatto presente Salvini – ancora non c’è e tu dai tutto per scritto, scontato». C’è un macigno sulla loro strada: la legge Fornero, che il Carroccio vuole cancellare mentre Forza Italia no, anche perchè gli azzurri l’hanno votata. Così come devono mettersi d’accordo sulla flat tax: la Lega la vuole al 15%, mentre Berlusconi al 23%.
Anche Meloni dice che l’arancino non è ancora fritto a puntino, che non è stata raggiunta un’intesa, «ma la cena è stata un buon punto di partenza».
«Sì – conferma Salvini – parlare è sempre utile, di cose da fare e non di posti da spartire come ho letto sui giornali. Ho chiesto un incontro non a tavola e senza arancini ma con carta e penna per mettere nero su bianco che idea abbiamo dell’Italia».
Insomma, per i due giovani leader Silvio è troppo ottimista, ma il risorto Berlusconi pensa che tutto si metterà a posto: «Ma certo, l’importante è rimanere uniti ed evitare di far vincere i 5 Stelle», è la sua conclusione.
Il Cavaliere sa che alla fine l’odore di vittoria spiana la strada, smussa gli angoli più acuti. Così presto verranno costituite due commissioni. Una per cominciare a studiare i collegi uninominali. L’altra dovrà occuparsi del programma.
Durante la cena Salvini è andato a fumarsi una sigaretta nel balcone e la Meloni l’ha raggiunto. Gli ha chiesto: «Ma ce l’hai con me». «Un po’ sì», ha risposto Matteo, ricordandole che ha criticato i referendum sull’autonomia e lo ha attaccato sulla legge elettorale. E Meloni: «Caro Matteo, io ho un certo elettorato…»
I nodi restano, anche quelli legati alla Sicilia.
Bisognerà vedere quanti voti prenderà Forza Italia e quanti la lista unitaria leghisti e Fratelli d’Italia.
Supereranno il quorum del 5%? Poi c’è un problema enorme che riguarda l’isola ma anche l’intero Paese: ci sarà una maggioranza per governare?
Berlusconi ieri, prima di lasciare Catania, ha detto di sperare in una forte e ampia maggioranza per Musumeci, «altrimenti il governo di centrodestra dovrà ricorrere ad alleanze con la sinistra».
Identico problema a Roma, ma nella capitale si chiamerebbero larghe intese. E lì le strade nel centrodestra tornerebbero a dividersi.
Il primo tempo spetta alla Sicilia.
(da “La Stampa”)
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