IL PD TOSCANO GRAZIA LA CHIL DEL PADRE DI RENZI
RINUNCIA AL RECUPERO DEI FONDI
L’aula del consiglio regionale della Toscana ha bocciato la risoluzione proposta dall’opposizione per impegnare la giunta guidata da Enrico Rossi ad attivarsi anche in sede legale per recuperare “le somme irregolarmente riscosse” da Chil Post, l’azienda del padre di Matteo Renzi, nella quale il premier è stato dirigente per dieci anni, dal 2004 al 2014.
La vicenda è nota. L’azienda di famiglia ha beneficiato del fondo per le Pmi attraverso Fidi Toscana, la finanziaria della Regione, a garanzia di un mutuo da 496 mila euro acceso nel 2009 con la banca Cooperativa di Pontassieve.
La proprietà di Chil poi passa di mano due volte. E cambia anche sede, lasciando la Toscana e trasferendosi a Genova.
Comunicazioni che non sono state fornite a Fidi e per questo, stando da quanto la stessa finanziaria ha accertato, avrebbe perso i benefici della garanzia.
Ma quando nel 2013 viene dichiarata fallita (Tiziano Renzi è indagato per bancarotta fraudolenta) la banca batte cassa e ottiene da Fidi il versamento di 263.114,70 euro. Fidi a sua volta si rivolge al Tesoro che stanzia dal fondo centrale di garanzia 236 mila euro.
Ma come ha ricostruito a gennaio il Fatto Chil non aveva i requisiti.
Lo stesso avvocato di Fidi ha inviato alla Regione un documento in cui invita la giunta “ad agire” per recuperare i fondi.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia e candidato governatore, Giovanni Donzelli, ha fatto sua la causa e presentato la risoluzione in consiglio regionale che però è stata bocciata dai consiglieri del Pd: 17 voti contrari.
Eppure l’assessore al credito e al lavoro Gianfranco Simoncini ha annunciato di aver scritto a Fidi affinchè sia la finanziaria a valutare cosa fare.
Quasi scontato il commento di Donzelli, che annuncia: “Ognuno deve assumersi la responsabilità delle scelte che compie: invieremo il dossier Fidi-Chil alla Corte dei Conti, comprese le singole votazioni di ogni consigliere”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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