IL PDL ORA VUOLE IL QUIRINALE: “RIVENDICARLO E’ UN DIRITTO”
BERLUSCONI: “BASTA CON I CANDIDATI DI SINISTRA”
Si scrive rivendicazione del Quirinale, si legge panico da Prodi.
Silvio Berlusconi sta per lasciare il San Raffaele: salvo sorprese lo farà domattina, per continuare la terapia da Arcore, disertando comunque l’insediamento delle Camere di venerdì.
Ma anche dal letto della clinica ieri si è già proiettato sulla battaglia campale, quella che più gli preme, quella che più teme e che si è già aperta: il Quirinale.
Il sospetto del leader Pdl è che il Pd abbia già messo un cappello sulla poltrona del Colle. E la figura di Romano Prodi si staglia nei suoi incubi come uno spettro, racconta chi lo ha frequentato anche in clinica in questi giorni.
Il Cavaliere torna sulle ricostruzioni con cui ieri i giornali (Repubblica in particolare) gli hanno attribuito la disponibilità a sostenere candidati trasversali, da Amato a D’Alema. La nega: «Per il Quirinale, il centrodestra non ha bisogno di chiedere a nessuno, e tanto meno alla sinistra, candidati in prestito – scrive – perchè dopo tanti presidenti di un solo colore, ha invece diritto a rivendicare un candidato diverso e di altra estrazione». Berlusconi un candidato di bandiera ce l’ha e su quello, va ripetendo, punterà da subito. Si tratta di Gianni Letta, braccio destro di sempre che ieri è stato visto all’ingresso di Palazzo Chigi ancora occupato da Monti.
Tutto è in movimento, si tratta su più tavoli. Ecco perchè sembra che anche ieri, a margine del colloquio al Colle, Alfano, Cicchitto e Gasparri abbiano lasciato trapelare con discrezione la loro disponibilità a confermare al suo posto proprio Napolitano (per nulla intenzionato).
Fosse pure per uno o due anni.
In via dell’Umiltà non fanno più mistero di sentirsi garantiti da lui – tanto più dopo la nota post Csm di ieri sera – più che da tanti altri.
E vivono come fumo negli occhi il rischio che il Pd tenti di temporeggiare sulla formazione del governo fino al 15 aprile, quando inizieranno le votazioni per il nuovo presidente della Repubblica.
E poter contare così su una sponda più «flessibile ». L’attacco di Berlusconi a Bersani, non a caso, è frontale. «Il centrosinistra è ormai diviso su tutto.
Non meraviglia la vera e propria guerra scatenata intorno al governo e alla presidenza delle Camere con l’obiettivo di sempre: il Quirinale – si legge ancora nella nota – Ma che qualcuno, per combattere questa guerra, faccia ricorso al centrodestra per farsene scudo, è addirittura grottesco ».
Il Cavaliere parla di «lotte di potere» e di «manovre meschine e strumentali» in seno al Pd. Sullo sfondo, c’è la paura di essere tagliati fuori dai giochi. Coi processi e con la spartizione delle cariche parlamentari tra Bersani e Grillo.
La lunga e animata riunione dei dirigenti Pdl in via dell’Umiltà del pomeriggio non ha sciolto il nodo sui capigruppo.
Quasi scontato il ritorno di Renato Schifani alla guida della squadra al Senato.
Si trasforma in un caso invece la successione a Cicchitto alla Camera.
Berlusconi avrebbe designato Renato Brunetta.
Peccato che quasi l’80 per cento dei deputati abbia notificato in privato al segretario Alfano il proprio “no”, motivato con le «asprezze caratteriali » dell’ex ministro.
Se dovessero spuntarla loro, Maurizio Lupi (molto più vicino al segretario) diventerebbe capogruppo.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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