IL PIANO MATTEI NON C’E’, MA IN COMPENSO LA MELONI HA CREATO L’ENNESIMA CABINA DI REGIA
PER GLI AIUTI ALL’AFRICA DI SOLDI NEMMENO L’OMBRA, SONO SCOMPARSI PURE QUELLI CHE GIA’ C’ERANO
Non è uno scherzo come quello ordito ai danni di Giorgia Meloni da due comici russi travestiti da leader africano, ma il Piano Mattei, per ora, è poco più di un gioco. I pochi soldi per l’Africa che c’erano in manovra sono spariti dal testo finale trasmesso in Senato. In compenso però il governo è pronto ad approvare un decreto legge sul “Piano strategico Italia-Africa”. Spoiler: dentro non c’è una lira, ma viene disposta comunque la nascita dell’ennesima cabina di regia – per i più raffinati una Task Force – che va ad unirsi a quelle già messe in campo dall’esecutivo in numerosi ambiti, più per piazzare una bandierina che per produrre risultati concreti. Da ultimo la controversa cabina di regia affidata a Giuliano Amato sull’intelligenza artificiale.
Il Consiglio dei ministri previsto per domani si preannuncia ad alto tasso di propaganda. Il disegno di legge Casellati che introdurrà il premierato con norma anti-ribaltone annessa consentirà alla maggioranza di tenere alto sui giornali ancora un po’ il tema delle grandi riforme. Nella stessa riunione, la premier cala un altro dei suoi assi elettorali: è scoccata l’ora del leggendario Piano Mattei per l’Africa, il partenariato Italia-Africa che prende il nome dal fondatore dell’Eni. Un rovesciamento dei tradizionali rapporti di forza colonizzatore-colonizzato che, secondo i Fratelli d’Italia – novelli terzomondisti nonostante l’elevato atlantismo dimostrato in Ucraina e Medio Oriente – consentirebbe al continente africano di affrancarsi autonomamente dal dispotismo delle grandi potenze occidentali e orientali, mentre all’Italia – questa è la speranza – consentirebbe di scongiurare la bomba demografica e dunque “l’invasione migratoria” tanto temuta per i prossimi decenni.
Dopo oltre trenta annunci fatti dalla premier e un rinvio a gennaio 2024 della conferenza Italia-Africa, arriva dunque il decreto sul Piano Mattei. Che in realtà, come si legge nella bozza del provvedimento, ricevuta in anteprima da HuffPost, non introduce il Piano, ma ne prepara semplicemente la cornice, la governance. Le ambizioni sono senza limiti, come si legge nel provvedimento: “Il Piano Mattei persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”. Da lodare anche il metodo individuato da Roma nell’attuarlo: “Il Piano favorisce la condivisione e la partecipazione degli Stati africani interessati all’individuazione, alla definizione e all’attuazione degli interventi previsti dal Piano, nonché l’impegno compartecipato alla stabilità e alla sicurezza regionali e globali”.
Una pioggia di interventi in arrivo in una pluralità di settori puntualmente elencati nel decreto: “Cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione e formazione professionale, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali, sostegno all’imprenditoria e in particolare a quella giovanile e femminile, promozione dell’occupazione” e ovviamente “prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare”. Che poi, in fin dei conti, quest’ultimo è il reale obiettivo di Palazzo Chigi. Un vastissimo programma che pone due quesiti a chi lo osserva da fuori: il primo è perché non si adottino sforzi simili, di così alta portata, per promuovere interventi tanto ambiziosi anche e prima di tutto nel nostro Paese. Il secondo è molto più semplice e probabilmente squalifica il primo: con quali risorse il governo Meloni intende attuare questa Nuova Via della Seta in salsa italiana?
Già, perché innanzitutto stiamo parlando di un continente, quello africano, che conta una popolazione in costante crescita di quasi un miliardo e mezzo di abitanti, venticinque volte superiore a quella italiana. È sottinteso che, se di partenariato si dovesse realmente parlare, quello andrebbe fatto ad un più alto livello, ad esempio tra Europa e Africa, con il coinvolgimento di molti più Paesi oltre al nostro. Poi il problema principale – e qui la colpa ovviamente non è del governo – è che le risorse non ci sono. L’ultima beffa è arrivata con la legge di bilancio. Come anticipato a ottobre da HuffPost, nella manovra Palazzo Chigi aveva fatto inserire un fondo da 600 milioni di euro da distribuire in tre anni dal 2024 al 2026, destinato esclusivamente a rafforzare la “cooperazione orizzontale” in Africa. Scarne risorse che comunque erano un piccolo inizio. Peccato che però, nei dieci giorni successivi, il fondo per l’Africa sia uscito dalla girandola dei provvedimenti in manovra, per fare spazio ai contentini per Lega e Forza Italia
In compenso si procede con un decreto Piano Mattei che però non contiene una lira. Anzi, qualcosa nel provvedimento c’è: l’autorizzazione alla spesa di 500.000 euro per finanziare la struttura di missione che supporterà un’apposita cabina di regia dedicata al Piano Mattei e presieduta dalla presidente del Consiglio in persona. Si tratta di una nuova task force, l’ennesima da quando questo governo è entrato in carica un anno fa. Nell’ordine, ne hanno fatte su Pnrr, migranti, Giubileo, siccità, Lep, Ilva e Intelligenza artificiale. Con tanto di coinvolgimento, sul tema del salario minimo, del quasi dimenticato Cnel, che già esisteva. All’interno della cabina di regia, fanno sapere ad HuffPost autorevoli fonti governative, saranno coinvolte oltre ai ministri interessanti anche enti e società pubbliche competenti in materia, “seguendo il medesimo metodo adottato ai tempi della cabina di regia che contribuì a predisporre il RepowerEu”. Ciò significa che, a far la parte del leone per quanto riguarda il troncone energetico del Piano, con l’obiettivo di rendere l’Italia “hub energetico del Mediterraneo” saranno in qualche modo coinvolte anche le grandi partecipate, da Eni a Enel passando ovviamente per Snam e Terna. I membri non governativi della cabina di regia saranno in seguito nominati con apposito Dpcm. Mezzo milione di euro e una nuova task force. Il Piano Mattei è ancora un’illusione.
(da Huffingtonpost)
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