IL PIANO POLETTI IN VIGORE DA GENNAIO: “RESTA L’ART. 18”
IN ARRIVO UN CODICE CHE SOSTITUIRA’ LO STATUTO DEI LAVORATORI
A gennaio il piano Poletti per il lavoro diventerà operativo.
I tempi parlamentari dicono che la riforma del sistema dei contratti potrà andare in porto entro fine anno e, contemporaneamente, potranno essere pronti i decreti legislativi che applicano concretamente il nuovo sistema.
«Poi — rivela il sottosegretario Luigi Bobba — partirà quell’opera di riforma e semplificazione delle leggi sul lavoro, compreso lo Statuto dei lavoratori, alla quale ha recentemente accennato lo stesso Presidente del Consiglio».
Una riscrittura che in molti casi potrà ricalcare la proposta di Scelta civica (primo firmatario Pietro Ichino) presentata con due distinti disegni di legge a luglio e agosto 2013 e che va sotto il nome di Codice del lavoro.
La prima parte del piano Poletti è stata anticipata a maggio con la riforma dei contratti a tempo determinato.
L’obiettivo del governo era quello di ridurre il ricorso ai Co.co.pro. e alle false partite Iva che nascondono spesso rapporti di lavoro subordinato.
I tre anni di contratto a tempo determinato con cinque proroghe massime sembrano aver creato qualche effetto significativo a soli tre mesi dal varo: «Ci risulta — dice Bobba — che in questi novanta giorni i contratti a tempo determinato siano aumentati del 7,6 per cento mentre quelli di apprendistato si siano incrementati del 3,4». Contemporaneamente si sono registrate lievi flessioni per partite Iva e Co.co.pro
Perchè iniziare la riforma con i contratti precari? Perchè rappresentano da soli il 68 per cento dei nuovi rapporti di lavoro.
Ora però la Commissione Senato dovrà approvare la seconda gamba della riforma, quella che riguarda i contratti a tempo indeterminato e gli ammortizzatori sociali. Tutti gli articoli del disegno di legge sono già stati approvati tranne il quarto, quello che riguarda le tutele per gli assunti a tempo indeterminato.
Ma la linea del governo sembra tracciata: a dispetto degli ultimatum di Alfano, l’articolo 18, quello che tutela i dipendenti da licenziamenti arbitrari, verrà mantenuto anche se scatterà dopo tre anni dall’assunzione.
«Del resto — sottolinea Bobba — mi sembra questo il senso delle ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio: “cambiare le garanzie, non eliminarle”».
Già approvato in Commissione invece l’articolo 2, quello che istituisce un principio di tutela universale per tutti i lavoratori su malattia, pensione, disoccupazione.
Si tratta di rendere più efficace il principio dell’Aspi, il sistema di indennità per disoccupati introdotto all’ex ministro Fornero.
Una prima forma di tutela per i disoccupati ultracinquantenni è il cosiddetto «contratto di ricollocazione» proposto da Pietro Ichino , inserito nella legge di stabilità e ora in attesa del regolamento attuativo.
L’ultimo capitolo della riforma è la nascita dell’Agenzia nazionale per il lavoro che dovrebbe coordinare tutte le banche dati sugli occupati e sui pensionati, come avviene in Germania.
Un sistema che dovrebbe coordinare i servizi per il lavoro ora destinati a rinascere su base regionale dopo l’abolizione delle provincie.
Prima dell’approvazione, il piano Poletti avrà bisogno di qualche limatura.
Si tratta, ad esempio, di superare l’incongruenza del cumulo dei contratti: chi venisse assunto prima a tempo determinato (per un massimo di tre anni) e poi a tempo indeterminato (senza tutele complete per altri tre) rischierebbe di trovarsi in una situazione di relativa precarietà per sei anni.
Ma la soluzione non dovrebbe essere difficile da trovare.
«Tutto il piano potrà diventare operativo all’inizio del 2015», promette il sottosegretario Bobba.
Paolo Griseri
(da “La Repubblica”)
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