IL PORCELLUM IN ABBAZIA NON CREA SPOGLIATOIO: SQUADRE DIVISE
LETTA: “SUBITO NORMA ANTI-PORCELLUM”. MA IL PDL: LA RIFORMA ELETTORALE E’ L’ULTIMO PUNTO
Le cento curve della statale che Enrico Letta ha dovuto percorrere per tornare a Roma – in compagnia dei ministri Quagliariello e Franceschini sul pulmino presidenziale – gli saranno sembrate un rettilineo a quattro corsie, in confronto al sentiero tortuoso e pieno di trappole che lo aspetta sulla rotta delle riforme costituzionali.
Un cammino che il presidente del Consiglio vuol fare in fretta – «in cento giorni, per superare il punto di non ritorno» ha avvertito prima di lasciare l’abbazia di Sarteano – ma che incontra subito un ostacolo assai più alto delle colline senesi nel secco no di Berlusconi a una riforma- lampo della legge elettorale.
Messo all’ultimo dei quattro punti da affrontare subito, quello delle riforme è stato il tema più spinoso – subito dopo la grana dei ministri che manifestano in piazza contro i magistrati – affrontato nello “spogliatoio” di questa abbazia medioevale.
E il lavorio che la materia ha richiesto è visibile dalla road map che Letta e Quagliariello hanno disegnato davanti ai giornalisti.
Un percorso – per cominciare – che prevede due tempi e un doppio binario. E che separa la grana della legge elettorale dal più ambizioso progetto di modificare la Costituzione.
Evitare assolutamente che gli italiani votino ancora una volta con il Porcellum era stata una delle priorità indicate dal premier nel suo discorso alle Camere.
Ne riparleremo dopo aver modificato la Costituzione, gli aveva risposto il ministro delle Riforme, Quagliariello, perchè la legge elettorale è legata alla forma di governo che sceglieremo: un conto è il Cancellierato alla tedesca, un altro il semipresidenzialismo francese.
Ieri i due hanno trovato un punto d’incontro, su quella che Letta ha battezzato «safety net», rete di salvataggio.
Poichè «dobbiamo sapere che con questa legge elettorale non si può andare a votare», ha detto Letta, il ministro farà «una verifica» tra i partiti per capire «come mettere subito in sicurezza la legge elettorale », ovvero con l’approvazione di «uno-due piccoli cambiamenti » che permettano di andare alle urne «nel caso succedesse l’imponderabile». Quagliariello, che ha parlato subito dopo, non ha fatto cenno a quella rete di salvataggio su cui dovrà sondare soprattutto il suo partito, il Pdl, ma proprio da lì è arrivato in tempo reale l’altolà dei due capigruppo, Brunetta e Schifani: di legge elettorale si parlerà alla fine della riforma, non prima.
E così la via della «safety net», che già era un sentiero strettissimo, sembra già diventata un vicolo cieco.
E’ invece una strada a due corsie, anzi «un doppio binario», che Letta prevede per la riforma della Costituzione (inevitabile per ridurre i parlamentari e abolire le Province, ma necessariaanche per arrivare al Senato delle Regioni o addirittura al semipresidenzialismo).
Il primo binario sarà quello parlamentare: il governo proporrà a Camera e Senato di nominare una Convenzione formata dai membri della commissioni Affari costituzionali di Montecitorio e Palazzo Madama e guidata dai loro presidenti, Anna Finocchiaro (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Pdl).
Ma poichè per far questo occorre una legge costituzionale che richiede una doppia lettura a distanza di 90 giorni, nel frattempo Letta nominerà una Commissione di esperti, tutti non parlamentari, «che avrà cento giorni per elaborare opzioni e idee» da consegnare come «base di lavoro» alla Convenzione.
Ricapitolando, i primi passaggi saranno tre.
Primo: Letta nomina la Commissione di esperti (che includerà anchepersonalità rappresentative delle opposizioni).
Secondo: dopo un dibattito che dovrebbe tenersi entro una decina di giorni, il Parlamento modifica provvisoriamente l’articolo 138 della Costituzione e istituisce la Convenzione. Terzo: tra cento giorni la Convenzione si insedia e avvia il processo di revisione costituzionale, sulla base delle proposte elaborate dalla Commissione.
Un percorso che sembra un labirinto, a raccontarlo così.
Con qualche angolo misterioso: la Convenzione consegnerà al Parlamento un testo inemendabile, prendere o lasciare, o le Camere voteranno articolo per articolo, proposta per proposta?
E soprattutto: come, quando e con quali poteri i cittadini saranno chiamati a dire la loro, con «una consultazione pubblica che utilizzi la Rete», come ha promesso il ministro Quagliariello?
E’ anche sulle risposte a questi dilemmi che si giocherà il destino delle riforme: forse ancora prima dei cento giorni invocati da Letta.
Sebastiano Messina
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