IL PREMIERATO ORA E’ PURE PRESIDENZIALISTA: PIU’ CHE UNA RIFORMA STA DIVENTANDO UNA SUPERCAZZOLA
COME DICEVA TOTO’: ABBONDANDIS IN ABBONDANDUM
Nel riformatorio del premierato ne succede una al giorno, praticamente è una sit-com. Si parte, a inizio legislatura, con la necessità per il Paese, pardon Nazione, di “una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare” (Giorgia Meloni alla Camera, 25 ottobre 2022).
Poi, per mettere d’accordo tutti, si opta per l’elezione diretta di qualcun altro (o nella versione della ministra Casellati “l’elezione diretta di qualcuno”).
Vince il primo premio alla lotteria delle riforme il presidente del Consiglio: dal presidenzialismo al premierato (che è stato adottato per una breve parentesi negli anni Novanta solo da Israele) il passo è brevissimo e pasticciatissimo. In prima stesura, ma è estate e Antò fa caldo, il potere di nomina e revoca dei ministri passa dal Presidente della Repubblica al premier (così il Capo dello Stato passa da garante della Costituzione e dell’Unità nazionale a figurante). I giuristi, non potendo ridere, si allarmano perché la riforma, tra i mille vulnus costituzionali, esautora completamente il Colle.
Allora, come nel gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza per i ministri che non sono più nominati e revocati dal premier, ma dal Presidente della Repubblica, su proposta del premier.
Questo premierato all’amatriciana è parecchio fluido se a nemmeno un giorno dall’arrivo del testo a Palazzo Madama, in febbraio, la ministra per le Riforme dice: “Nulla è immodificabile”.
Infatti giovedì a Porta a Porta Giorgia Meloni spiega: “Abbiamo lasciato al Capo dello Stato il potere di nomina. La revoca secondo me è da discutere”. Vespa la “incalza”: si obietta che il presidente del Consiglio, eletto dal popolo, è più forte del Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento. Non c’è problema: “Vogliamo introdurre anche l’elezione diretta del Capo dello Stato? Io non sono contraria”.
Come diceva Totò Abbondandis in abbondandum: ecco a voi il premierato presidenziale o il presidenzialismo premierale (forse adottato a Paperopoli). Più che una riforma, una supercazzola.
(da Il Fatto Quotidiano)
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