IL SENSO PERDUTO PER LA NEVE E IL FASCINO ANTICO DELL’EPIFANIA BIANCA
CHIAMIAMO I POMPIERI PER LIBERARCENE, MA FA PARTE DI NOI… LE MIE BEFANE SENZA REGALI E QUEL CARBONE ARDENTE PER I POLITICI
Eh sì… Volevo parlare della befana, visto che torna al tempo giusto. E lo fa con la neve, che finalmente arriva quando deve. L’epifania vera è questa, la neve. Come dice l’etimo greco, si è manifestata.
E tante volte non ha misura, non deve averla, non ha sentimento, vien giù d’inverno. Noi non abbiamo più il contatto con la neve perchè non abbiamo più tempo. E chiamiamo i vigili del fuoco per liberarci l’auto in cortile.
Non abbiamo più il «Senso di Smilla per la neve». E’ come il dolore, torna abbondante, ma porta bene, gioia.
E sapete perchè? Perchè è dentro di noi, fa parte della memoria biologica. Ci piace per questo. Un bimbo di 3 o 4 anni se la mangerebbe. Ce l’abbiamo dentro, come l’acqua di un torrente, come un bosco.
Mio nonno mi diceva: «La neve è come l’anima dell’uomo, si sporca subito». Lui voleva che io seguissi le sue orme, senza lasciar altre tracce nella neve, proprio per non sporcarla.
Solo che lui era alto un metro e 97 e per me voleva dire fare un salto dopo l’altro. Della neve non si ha nostalgia, ma memoria. Nostalgia che non ho neppure per la befana. Mi vengono in mente le mie befane d’antan che avevano anche una loro valenza che vi spiego.
Le invocazioni
C’è una leggenda qui da noi, nella montagna dove non nevica firmato, che la befana è una donna infelice ed eternamente vagante perchè non ha ricevuto il battesimo. Adesso vi racconto il perchè. È una storia del mio paese. Lei invocava San Giovanni Battista affinchè la battezzasse, lui non voleva e le consegnò due ceste. Le disse: «Vai a prenderle piene d’acqua così ti battezzo». La befana andava a riempire le ceste ma quando arrivava da San Giovanni le ceste erano vuote. Se fosse furba oggi a Cervinia caricherebbe le ceste di neve e richiamerebbe San Giovanni dicendogli: «Ecco scioglila e poi battezzami». Non credo la vedrete.
Quando ero piccolo non ho mai amato nè la befana nè il bambin Gesù.
Eravamo tre fratelli e mia mamma ci abbandonò in tenera età . E mio padre lo stesso. Mia nonna per cavarsela dall’imbarazzo e dal dolore che il bambin Gesù non ci portava regali e nemmeno la befana, diceva che eravamo stati cattivi e ci riempiva le calze di carbone (quello vero).
Una volta adulto ho capito il dolore di questa vecchia che non potendo farci regali perchè eravamo in miseria nera si salvava affermando che eravamo stati cattivi. Dunque, quella sera bruciavano i falò sulle piazze con sopra, come impalata, l’immagine della befana.
Nella parte che andava in fumo il più anziano del paese prevedeva il futuro di quell’anno. Ovviamente non ci azzeccava mai.
La befana aveva anche un valore di ripresa, cioè veniva a prendersi le feste. È anche per questo che nella mia infanzia non la sopportavo. Veniva a toglierci le piccole gioie di vedere gente muoversi, ridere.
In quel periodo era il tempo – e parlo fino agli Anni 60, poi ci fu il Vajont – di tirare con le slitte il letame sui campi. La befana aveva il compito di aprire la traccia nella neve fresca affinchè i montanari fossero agevolati.
C’erano molte credenze su questa donna, ad esempio che se la vedevi in faccia veramente per quell’anno non avevi più pace.
Quando diventai adulto e seppi la verità sul bambin Gesù e sulla befana fui liberato come da un incubo e tutto si addolcì nel ricordo della nonna, che spacciandoci per cattivi risolveva a modo suo la mancanza di regali.
Dentro quella miseria che rasentava l’indigenza noi siamo cresciuti e se oggi la penso in un certo modo è anche perchè mi sono rassegnato a non avere regali da nessuno. Una cosa che mi spaventava fino ai 9-10 anni era che quella sera un uomo a turno tagliava il fondo di una gerla, vi saltava dentro e davanti metteva il fantoccio della befana: lui camminava con le sue gambe dentro la gerla ma spuntavano solo la testa e le spalle e sembrava fosse la befana a camminare nella gerla.
Poi fingevano che la stessa befana portasse lo stesso uomo dentro il falò e bruciasse con lui. Noi bambini, non sapendo che lui sgattaiolava prima, pensavamo si friggesse nelle fiamme. Non è che rimpianga quelle befane. Ogni tempo ha i suoi usi, oggi magari la befana va in giro con il tablet, ma non perde il suo fascino, soprattutto quando arriva il suo giorno e c’è tanta neve.
Dalle miniere del Belgio
Se fossi un befano oggi, sembra retorico ma purtroppo è così, a certi politici porterei carbone ardente.
Risparmierei per la quasi sua innocua dolcezza Gentiloni, ma per il resto non so se le miniere del Belgio possano dare carbone da regalare a tutti gli altri politici (a Berlusconi no soltanto carbone esausto).
A quelli che hanno rubato il carbone glielo metterei in mano. I banchieri, che hanno portato alla rovina la gente, li metterei a sedere con il culo nudo sui tizzoni appena levati dal fuoco.
Quelli non aspettano la befana per avere i regali, se li sono fatti da sè.
Sono convinto che, nonostante la frenesia di questa società , le feste di Natale e della befana danno ancora una piccola gioia di speranza. Quando noi ci auguriamo buon anno e buona continuazione il giorno della befana, dobbiamo sapere che il 50% delle cose che vanno male ce le crea il destino, o come dicevano i Greci il fato, la sorte, ma l’altro 50 ce lo andiamo a cercare.
Auguro a tutti un anno buono, mite e creativo.
Poi, succeda quel che succeda.
Mauro Corona
(da “La Stampa“)
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