IL SEQUESTRATORE DI PERSONA SALVINI A GIUDIZIO: IL TRIBUNALE DEI MINISTRI CHIEDE L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE AL SENATO PER IL CASO DICIOTTI
IL BULLO FA IL GRADASSO PERCHE’ QUESTO SENATO LO SALVERA’, MA VERRA’ IL GIORNO DEL GIUDIZIO ANCHE PER LUI… E ORA SI IMPEDISCA A UN SEQUESTRATORE DI INFANGARE LE DIVISE DELLE FORZE DELL’ORDINE
Il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona per il caso della nave Diciotti.
Diversamente da quanto sollecitato dalla Procura guidata da Carmelo Zuccaro, i tre giudici che hanno esaminato il fascicolo proveniente da Palermo ( che si era spogliato dell’inchiesta per competenza territoriale) ritengono che ci siano elementi per procedere contro il ministro dell’Interno per il trattenimento a bordo dei 174 migranti soccorsi questa estate dalla nave Diciotti poi sbarcata a Catania.
Il tribunale dei ministri composto da Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti, ritiene che Salvini abbia abusato dei suoi poteri.
Salvini commenta in diretta Facebook: “Ci riprovano. Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Non ho parole. Paura? Zero. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli italiani. Io non mollo. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no.Sono sicuro del voto dei senatori della Lega. Vedremo come voteranno tutti gli altri senatori, se ci sarà una maggioranza in Senato.”
La svolta nell’inchiesta del procuratore Patronaggio e dell’aggiunto Salvatore Vella è arrivata dopo un’ispezione effettuata nei giorni scorsi a bordo della Diciotti — con l’audizione del comandante e dei membri dell’equipaggio il magistrato è volato a Roma dove ha sentito due funzionari del Viminale: Gerarda Pantalone e Bruno Corda, rispettivamente capo e vice del dipartimento per le Libertà Civili e l’immigrazione, che ha ricevuto dalla Guardia costiera la richiesta fatta dalla Diciotti di avere indicazioni sul porto da raggiungere.
Sono stati ascoltati anche i funzionari che hanno smistato l’ordine di vietare lo sbarco dopo l’attracco a Catania, personale del ministero dei Trasporti e ufficiali della Guardia costiera.
Tutti hanno detto di essersi attenuti alle indicazioni dei superiori. L’autorizzazione nonostante quattro richieste non è arrivata per 9 giorni. Salvini era fuori Roma, ma avrebbe impartito direttive via social e via telefono.
Sarebbe stato il suo capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, a trovare l’escamotage per tenere sotto sequestro i migranti, secondo l’ipotesi della procura. L’attracco a Catania, autorizzato dal ministro alle Infrastrutture, è stato formalmente inquadrato come «scalo tecnico», che non prevedeva lo sbarco.
Al centro dell’inchiesta il protocollo operativo del 2015 elaborato dal Comando generale delle Capitanerie di porto, in cui viene indicato il ruolo del Viminale nella comunicazione del Place of Safety. Un protocollo che, per l’accusa, sarebbe stato forzato. Il fatto che la normativa internazionale non indichi un termine entro cui comunicare il porto sicuro, ma preveda solo che l’indicazione venga data con rapidità , sarebbe stato sfruttato per consentire la situazione di stallo.
(da agenzie)
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